Siamo memoria

La mia stella sarà per te una fra le migliaia di stelle. Allora ti piacerà guardarle tutte… Quando guarderai il cielo, di notte, rideranno per te tutte le stelle. Perché io vivrò e starò ridendo” (Antoine de Saint-Exupéry). Anche quando le tenebre oscurano il viaggio della vita c’è sempre un momento per ricordare e rendere vivo quell’attimo che si rende eterno. Nel Giorno dei Morti c’è chi piange, chi urla, chi deride e chi ascolta. C’è il mondo della vita in tutta la sua variegata declinazione mondana. Il bagliore dei lumini rischiara il via vai di coloro che vengono a salutare i propri cari in un momento di preghiera, di raccoglimento. C’è anche chi vive il suo lutto nel silenzio della propria esistenza mettendo un confine netto tra quel luogo di morte (il cimitero) e il mondo della vita. In fondo “Ciò che conta è tutto dentro di noi. Da fuori nessuno ci può aiutare. Non essere in guerra con sé stessi, vivere d’amore e d’accordo con sé stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare (H. Hesse)”. Siddhartha Prestinari porta in scena al Teatro Garbatella “Fiori di campo” un lavoro denso di mondo e di vita, di atmosfere ed emozione, di pensiero e parola, di attesa e vitalità. Poiché “tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita (H. Hesse)”. La Prestinari ci racconta e si racconta a cuore aperto portandosi all’interno del suo lavoro teatrale.

  

“Fiori di campo” sarà in scena al Teatro Garbatella 28 e 29 ottobre 2022, di cosa parla?

“Fiori di campo” è una black comedy che parla di sentimenti, relazioni, scelte, rimpianti, confessioni. Potremmo dire in una sola parola che narra la vita, e lo fa in un ambiente deputato alla morte: un cimitero.

Che cosa rappresenta per l’immaginario collettivo il Giorno dei Morti?

Probabilmente il giorno del ricongiungimento. La celebrazione collettiva alla memoria di chi non c’è più.

E il significato dei lumini?

Simbolicamente indicano un bagliore nel mistero.

La luce si contrappone alle tenebre in un gioco continuo dove l’anima umana fa esperienza, cosa accade in “Fiori di Campo”?

In “Fiori di campo”, attraverso storie e racconti al limite del grottesco, l’anima umana si denuda di tutte le sue maschere. L’emozione prende il sopravvento, come una diga che cede sotto la pressione di milioni di metri cubi di acqua, libera la verità, spesso prigioniera della paura.

Quant’è importante la memoria?

Sulla memoria ho scritto un intero spettacolo “60W”. La memoria è ciò che siamo, ciò che resta, ciò che si trasforma. La memoria è ogni forma di vita.

Come si può conservare il ricordo?

Alcuni studi sostengono che tutti i ricordi vengono archiviati a livello celebrale, eppure nel corso della nostra esistenza ci sembra di rimuovere tantissime cose. Poi, basta una canzone, un odore, un colore a riportarci con precisione matematica a rivivere un ricordo. Quando fa capolino ritorna con tutta la forza emotiva che ha avuto in passato, corredato dal fascino della malinconia, non male direi.

Quanto è difficile mettersi a nudo?

Mettersi a nudo comporta un equilibrio con sé stessi davvero difficile da trovare. Direi che chi riesce a farlo ha raggiunto un traguardo davvero importante.

Cosa vuole comunicare al pubblico con la sua esperienza?

Desidero solamente giocare. Mettere sul tavolo alcune domande, molti dubbi e pochissime certezze. Qualcuno si porterà a casa un’emozione, qualcun altro, forse, una riflessione e ci sarà qualcuno che mi donerà una risposta ma insieme avremo condiviso, attraverso l’arte dell’inganno, uno scambio che solo il teatro può donare.

La vita, di fatto, che cos’è?

Un gioco, difficile, pericoloso, incompleto ma pur sempre un bellissimo gioco senza istruzioni.

E la morte?

Spero sia la stessa cosa della vita.

Il rituale della tomba e della visita ai defunti quanto è significativo per chi resta?

Da sempre l’uomo ha edificato un luogo deputato alla memoria del defunto, come per sincerarsi che la morte non può andare oltre, che non può vincere sull’esistenza del ricordo. Ha il suo fascino.

Quanta vita resta fuori dal luogo del riposo?

Tempo fa ho visto un tatuaggio che mi ha molto scossa, recitava: “speriamo che la morte ci trovi vivi”.

C’è chi piange, chi urla, chi deride, e chi ascolta, ognuno ha qualcosa da raccontare?

Tutti hanno qualcosa da raccontare, il problema è spesso che non c’è ascolto, per questo ci sentiamo soli.

Che cosa si aspetta dal pubblico?

Il pubblico che mi segue ha una certa aspettativa ma sa anche che desidero una sua partecipazione attiva, nel senso che, a noi l’onere di raccontare una favola e trovare il modo migliore per farlo, al pubblico il compito di sedersi e godere dello spettacolo ma munito di fantasia, curiosità e, mi ripeto, voglia di giocare.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

In scena Alessandra Berton, Alberto Bognanni, Manfredi Gelmetti, Marco Giandomenico, Carterina Gramaglia, Paolo Perinelli, Giada Prandi.  Dietro le quinte Disegno Luci Tony Di Tore, Foto di Scena Daniele Cama, Backstage Simone Bonacci, Ufficio Stampa Elisa Fantinel.

Andrete in tournée?

A fine ottobre faremo un’anteprima e replicheremo a febbraio alla Cometa Off di Roma ma stiamo già lavorando per un portarlo in giro.

Il suo nome è Siddhartha…anche lei attende sulla riva del fiume?

Magari fossi così saggia! Di quel Siddhartha mi porto la smania di vivere quanto più possibile ma la mia indole anarchica e impaziente mi porta a navigare spesso controcorrente.

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