“Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà a studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia, e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido (C. Collodi)”. L’amore per la natura, le cose essenziali della vita, il rispetto per tutto l’ambiente sembra rintracciarsi nelle ultime parole di Pinocchio al Grillo Parlante. Che si voglia o no Carlo Collodi con il suo Pinocchio ha segnato un passaggio epocale che si pone indelebilmente nella nostra cultura, storia, appartenenza. Chi, anche solo per qualche minuto, non è stato un po’ Pinocchio? La sua meravigliosa trasgressione lo porta a conoscere, a incontrare persone di ogni genere, a comprendere le oscillazioni della vita con tutte le sue perturbazioni affinché poi tutto questo diventi esperienza di cui fare tesoro per poter decidere il percorso della propria vita. Chi non conosce non può avere la capacità di scegliere. Il viaggio di Pinocchio è sia un viaggio intimo sia un viaggio con l’altro che si apre al mondo con un’attenzione particolare. Daniela Poggi e Marco Belocchi danno vita a uno spettacolo denso di modo e significato, una visione e versione diversa dal consueto ma che conduce lo spettatore a riflettere su tutto quello che sta accadendo nella nostra vita. L’attenzione all’ambiente, ai maltrattamenti, allo sfruttamento e molto altro ancora sono la mission di Bottega Poggi, il cuore e l’anima di un progetto che abbraccia non solo il mondo dell’arte ma anche quello della cultura in generale. Il 28 e il 29 luglio ci sarà il debutto di “C’era una volta un pezzo di legno” in una cornice unica al mondo. I due protagonisti sin sono raccontati e raccontano questo progetto con passione, umiltà e tanta, tanta sensibilità verso il mondo, la vita e i suoi abitanti. “Insegui ciò che ami, o finirai per amare ciò che trovi (C. Collodi)”.
C’era una volta un pezzo di legno, e poi?
(Marco) Le tue domande sono sempre tante, ma intriganti. Cercherò di fare una sintesi. Allora “C’era una volta un pezzo di legno”, perché? Comincia esattamente così Pinocchio, anzi, non esattamente così, inizia con: “C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”. Ciò che ha colpito inizialmente Daniela Poggi, con cui abbiamo realizzato questo progetto, a lei è venuta l’ispirazione, è “C’era una volta un pezzo di legno che subito dopo piange”. Un legno che piange le ha fatto accendere una lampadina su un più ampio concetto, non solo sul pezzettino di legno, ma rispetto a tutta la natura.
(Daniela) È stata un’opportunità per Bottega Poggi. La Fondazione Collodi ha abbracciato la nostra proposta con entusiasmo soprattutto per i temi affrontati che riguardano il qui e ora del nostro ambiente, del nostro pianeta. Bottega Poggi ha lo scopo di aver cura di aspetti importanti della nostra vita non solo la solidarietà, ma anche la cultura, il rispetto, la difesa dei diritti, dell’ambiente, dei poveri, dei bambini, degli animali. E quindi sapendo che c’era la possibilità di proporre questo progetto alla Fondazione Collodi per la ricorrenza dei centoquarant’anni della pubblicazione del libro Pinocchio abbiamo pensato a questo progetto che è stato accolto con molto entusiasmo. A questo si aggiunge il patrocinio della LAV.
Ovvero?
(Marco) La natura oggi piange. Piangono le foreste. Piangono i mari. Piangono gli animali. Un pochino piangiamo anche noi. Da questa riflessione è nato lo spunto per lo spettacolo su Pinocchio.
(Daniela) Così il tronco che piange è stata un’illuminazione, mi si è aperto un mondo.
Perché scrivere ancora un testo teatrale su Pinocchio?
(Marco) Pinocchio ancora ci può raccontare qualcosa attraverso il suo essere nato da un pezzo di legno.
(Daniela) Tra l’altro come scrive Carlo Collodi: “Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze”. È dalla semplicità che si può arrivare a toccare e realizzare qualcosa di unico.
Il lavoro che avete svolto è molto più ampio non si ferma alla favola di Pinocchio?
(Marco) All’idea eccellente di Daniela Poggi si unisce l’intento di lavorare insieme anche sull’autore Carlo Lorenzini, da tutti conosciuto come Carlo Collodi. Così ho iniziato a fare il lavoro che si fa in questi casi. Un lavoro di ricerca, di approfondimento sull’autore, su tutte le sue opere.
(Daniela) La vita, le opere, il lavoro di Carlo Lorenzini, è secondo me, la chiave di lettura per poter rileggere oggi Pinocchio, che è quello che Marco io abbiamo fatto. La stessa Fondazione Collodi era interessata ad approfondire un po’ l’autore di Pinocchio: Carlo Lorenzini, di cui nessuno più o meno sa nulla, a meno che una persona non sia curiosa di andare a leggere ciò che ha fatto e scritto prima.
Cosa avete scoperto?
(Marco) Carlo Lorenzini lo conosciamo solo nella veste di Carlo Collodi l’autore di Pinocchio, invece ha dietro una sua vita, un suo mondo, un essere scrittore non solo di narrativa ma anche di teatro. Era un appassionato di musica, recensore, critico d’arte e musicale. Studiando la sua vita, il suo lavoro mi si è aperto un mondo.
(Daniela) Carlo Lorenzini è senza dubbio un autore, uno scrittore, un uomo unico che ci ha lasciato una grande eredità.
Così?
(Marco) Bisognava decidere come affrontare il testo, perché dovevamo scrivere un testo, allora è venuta l’idea di mettere in scena solo due personaggi principali: Collodi e una giornalista a contorno di altri.
(Daniela) A contorno ci sono poi altri soggetti che entrano in scena attraverso i video.
Come si dipana lo spettacolo?
(Marco) È una lunga intervista, l’abbiamo chiamata “stravagante”. Collodi risponde alle domande di una giornalista.
(Daniela) Attraverso la nostra intervista “stravagante”, ci siamo inventati questi due ruoli, perché non sapevamo come affrontare la storia di Pinocchio. Abbiamo portato la storia di Carlo Lorenzini unita agli animali.
Che tipo di domande fate a Carlo Collodi?
(Marco) Collodi risponde parlando della sua vita e di come è nato Pinocchio. Lui ha scritto Pinocchio quando aveva cinquant’anni, aveva già un suo passato di scrittore importante. Così attraverso la ricostruzione dei suoi testi, delle sue interviste, dei suoi articoli, tra l’altro scoprendo che era un uomo molto spiritoso, un umorista raffinato con la sagacia e le battute pungenti dei fiorentini.
In scena siete solo voi due?
(Marco) Io e Daniela siamo gli unici due attori, interpretiamo io Collodi e lei la giornalista, viceversa ci alterniamo nell’interpretare Pinocchio nei vari incontri con gli animali, è molto divertente.
Cambiano i ruoli ma non i contenuti?
(Marco) È uno scambio di punti di vista con una serie di personaggi che non vanno in ordine cronologico ma a seconda di come si svolge l’intervista percorrendo varie tematiche, soprattutto quelle ambientali.
Un po’ complicato?
(Marco) È stato complicato e difficile ma penso che siamo riusciti a fare un buon lavoro. Siamo riusciti a coniugare sia il punto di vista di Collodi sia della giornalista.
Una curiosità: ma Collodi che sensibilità ha in sé sul tema ecologico?
(Marco) Collodi è nato in un periodo in cui non c’era nessuna sensibilizzazione al tema ecologico, questi problemi all’epoca non c’erano. Viceversa, noi viviamo questo aspetto con una certa drammaticità. Non è stato semplice coniugare questi due mondi ma il risultato sembra riuscito, anche attraverso i personaggi di Pinocchio, soprattutto gli animali.
(Daniela) Per noi l’aspetto ecologico è importante e su questa opera di Collodi ne abbiamo ritrovato tracce indelebili.
Ovvero?
(Marco) Nello spettacolo c’è la marmottina, il tonno e il Grillo parlante, il gatto e la volpe, mangiafuoco. Lo spettacolo, per certi tratti, è anche leggero nel senso alto del termine, sebbene impegnato rispetto a delle tematiche che tra l’altro sono affrontate attraverso dei video, in cui si vede come il pianeta è stato ridotto.
Qual è il messaggio di Collodi?
(Daniela) Ritengo che Pinocchio sia un po’ in tutti noi. Siamo tutti un po’ Pinocchio. È importante porre attenzione anche sul mondo che ruota intorno a un bambino. La matrice di un bambino è sempre positiva e poi è tutto il contesto umano che distrugge il suo cammino. È un aspetto che noi abbiamo voluto sottolineare attraverso i personaggi. Lorenzini ha proprio sottolineato quanto l’essere umano può essere positivo o negativo, e quanto un bambino è spugna che assorbe tutto quello che ha intorno sia esso positivo o negativo.
I personaggi che avete scelto cosa rappresentano?
(Marco) Rappresentano le varie tipologie umane. Noi abbiamo affrontato il tutto rispetto al loro essere animali e quindi come diciamo a un certo punto con una battuta: Collodi sembra aver dato quasi un’anima senziente a questi animali indirizzando in qualche modo Pinocchio nella sua follia anarchia e nella sua ribellione. È un Pinocchio che alla fine, proprio perché nasce da un pezzo di legno prende coscienza, di questo suo essere di legno diventando in qualche modo ambasciatore, promotore della natura. Lui stesso è parte della natura poiché nato da un pezzo di legno.
(Daniela) Da una parte approfondire il personaggio dell’autore Carlo Lorenzini, andando a scandagliare un po’ attraverso tutti i libri che hanno scritto su di lui, dall’altra mette in scena determinati animali come il Grillo, il gatto, la volpe, la marmottina, mangia fuoco, il tonno. Questi personaggi sono stati inseriti attraverso dei video.
Un legno che piange?
(Marco) Inizia la sua vita con un pianto ma poi ci sono spunti di riflessione importantissimi.
(Daniela) Lo spettacolo si conclude con la nomina di Pinocchio ambasciatore in difesa della natura e abbiamo inserito la canzone di Cristicchi: “Lo chiederemo agli altri”, credo sia importante.
Il cast comprende anche dei musicisti?
(Marco) Abbiamo dei partner musicali. C’è un trio musicale composto da Lisetta Luchini, una nota cantante folk Toscana, ha una lunga esperienza alle spalle con i suoi collaboratori. Marta Marini al Mandolino, Alessandro Moretti alla fisarmonica che ci accompagnano con dei brani folkloristici toscani alcuni anche noti, per dare un sapore un po’ ottocentesco a questo racconto.
Un omaggio alla terra di Collodi?
(Marco) Collodi è un fiorentino doc.
(Daniela) E non solo anche all’ambiente dove Collodi ha vissuto. L’autore Lorenzini ha dato a questi animali una dignità, un’anima di essere esseri senzienti. Quindi ha riconosciuto in loro la sofferenza, il disappunto, il dolore dell’abbandono e dello sfruttamento. Questo per me è molto importante. I bambini che leggono Pinocchio possono così avere una visione diversa.
Mentre i video?
(Marco) I video, viceversa, hanno un contenuto musicale contemporaneo. Questi video Collodi in qualche modo li commenta dicendo: non credevo che l’umanità arrivasse a questo punto.
(Daniela) Abbiamo inserito i video che sono una denuncia. Attraverso questi video sentiamo il lamento degli alberi. Lo spettacolo si apre come a dire, “c’era un pezzo di legno, questo pezzo di legno che piange non mi piace tanto ed è lì”. Oltre a questo video all’interno dello spettacolo ce ne sono altri che trattano vari temi come: l’inquinamento dei mari, la plastica, le balene spiaggiate, la mattanza dei delfini, eccetera. E poi c’è un video denuncia sullo sfruttamento dei cani, la situazione dei canili, i combattimenti clandestini, l’abbandono e la liberazione dei Beagle. Questi, per me, sono aspetti molto importanti. Un ultimo video denuncia gli illeciti dei circhi con gli animali.
Quando debutterete?
(Marco) Il debutto sarà il 28-29 luglio al parco Collodi, nello storico Giardino Garzoni, dove Collodi passò gran parte della sua infanzia. In questo splendido giardino c’è una cornice molto ampia e quindi la musica dal vivo sicuramente riempirà l’atmosfera in cui ci troviamo.
In Pinocchio c’è anche una parte alchemica-esoterica?
(Marco) Per quello che riguarda l’aspetto alchemico-esoterico pur conoscendolo abbiamo preferito volgere lo sguardo altrove. Perché ci sono delle diverse chiavi di lettura. Non siamo voluti entrare in questa diatriba, anche perché poi le tematiche ci portavano da altre parti e quindi l’abbiamo tenuto un po’ molto in disparte.
Andrete in tour?
(Daniela) Ci piacerebbe portare lo spettacolo nelle scuole, quindi di poterlo utilizzare come mezzo di comunicazione. Attraverso la favola di Pinocchio, trasmettere una concezione nuova, un pensiero rinnovato, una nuova consapevolezza. Questa è anche la mission di Bottega Poggi portare in giro aspetti del nostro ambiente, del nostro mondo, di tutto quello che ci circonda e su cui dobbiamo fare consapevolezza.