Ogni passo sulle scale, è un battito di vita in meno per me

Dal 23 al 26 novembre 2023 andrà in scena al Teatro Trastevere: “Le mille e non una notte di più. Un grido per le donne dalla Persia all’Iran” con Maria Sofia Palmieri, Michael Dodi, Fabrizia Sorrentino. La regia è affidata a Maria Sofia Palmieri. Il testo di Silvia Bordi si dipana e prende spunto dalla classica storia delle “Mille e una notte”: la battaglia per la vita di Shahrazad che ogni sera racconta favole meravigliose al suo sultano per non essere decapitata, al dramma dell’Iran di oggi, dove un regime sanguinario tortura e uccide donne, uomini e ragazzi: è il tema di “Le Mille e non una notte di più– Un grido per le donne dalla Persia all’Iran”.

La vicenda della leggendaria protagonista delle “Mille e una notte” viene esplorata, fra musiche, canti e danze orientali,da una nuova prospettiva in uno storytelling a due voci. Vediamo Sharazad nelle sue camere in attesa del suo sposo e futuro assassino: “Mi guardo allo specchio, non per sapere se sono sufficientemente bella, ma perché potrebbe essere l’ultima volta. Ogni passo sulle scale, è un battito di vita in meno per me”. Sharazad è un’eroina, se vivrà lo farà anche per le donne che vengono uccise ogni giorno per mano di uomini carnefici. Ma è anche la figura del Sultano acquisire un nuovo spessore: il temibile assassino delle sue spose viene visto nella sua vulnerabilità e nel suo tormento interiore. E forse, per la prima volta, possiamo vedere due prospettive, due umanità diverse, il maschile e il femminile, la vittima e ilcarnefice, e ritrovare forse qualcosa di noi stessi. Maria Sofia Palmieri ci porta con grazia e mistero all’interno di questa avvincente drammaturgia.

Come si coniuga la classica storia delle Mille e una notte al dramma dell’Iran di oggi?

Prima di tutto si colloca in Persia che è l’attuale Iran, e purtroppo la condizione della donna non è cambiata. Anzi forse è addirittura peggiorata.

Perché portare in scena una rappresentazione così densa di significati significanti?

Perché ci sono molti più livelli di lettura in questo testo. Non c’è solo la storia che va in scena, ma lo studio emotivo dei personaggi e di cosa li muova a compiere le loro azioni.

Come si spiega questo regime sanguinario?

Credo probabilmente che diano meno valore alla vita di quello che diamo noi occidentali. E che abbiano già un’ereditarietà genetica che si tramandano di generazione in generazione.

Regista e interprete di questa opera teatrale, quanto è stato impegnativo?

Moltissimo. Onestamente. Io sono un’attrice e questa è la prima regia teatrale vera e propria. Ma allo stesso tempo mi sta dando delle soddisfazioni incredibili, ho dato e sto dando spazio alla mia creatività. Ho già diretto delle Performances in passato, e ho fatto per vario tempo l’Artistic Director di eventi di moda in passato, e ho sempre dato sfogo alla mia creatività.

Cosa dovremmo apprendere dal difficile mondo iraniano?

Che siano molto fortunati a vivere in un Paese dove siamo liberi. E di non dare nulla per scontato.

Questa opera teatrale quale messaggio vuole inviare?

Che anche l’essere umano più spregevole del mondo è sempre un essere umano e può redimersi in qualsiasi momento. E gli esseri umani nello loro molteplici diversità e unicità sono uguali.

È possibile dar vita a una sensibilizzazione?

Onestamente la vedo molto difficile, ma confido nel fatto che tutto è sempre in evoluzione.

Il grido per le donne dalla Persia all’Iran è forse un grido silenzioso?

No. È un grido lacerante invece. Ci sono donne e uomini che saranno morendo tutti i giorni e che protestano nelle piazze e si ribellano per i loro diritti.

Che cosa racconta la drammaturgia messa in scena?

Prende solo ispirazione da La Mille e una notte e dal personaggio di Sharazad, ma c’è un enorme studio sul personaggio e anche sulle tradizioni del mondo persiano.

Che cosa rappresenta oggi Sharazad?

Una eroina coraggiosa. Come tutti gli eroi sente la paura ed in molti casi il terrore, ma è in grado di sublimare con il suo coraggio perché è mossa dal potente senso di Giustizia.

Quante volte anche noi ci guardiamo allo specchio non per sapere se siamo sufficientemente belle ma perché potrebbe essere l’ultima volta? Sopratutto se siamo legate a un filo sottile in una relazione tossica?

Lei non si guarda per vedere se è bella, ma perché è un ultimo contatto con sé stessa e con la sua immagine perché sa che potrebbe morire in qualsiasi momento. Perché sono i passi familiari del sultano che si avvicina come ogni sera e le incutono terrore.

Il Sultano chi rappresenta e che cosa vuole significare?

È l’uomo misogino che odia le donne e le uccide per riaffermare ogni volta il suo potere. Ma in fondo al cuore ha una vulnerabilità esasperata per via di una ferita che porta dentro.

È possibile rintracciare aspetti anche nostri sulla violenza sulle donne?

Sí certo. Molte donne vittime di una relazione abusiva che vivono nel terrore ogni giorno.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

La mia amica Silvia Bordi, nonché autrice del testo, e con la quale ho messo su anche la nostra Casa di Produzione di spettacoli. Michael Dodi, il mio partner che interpreta Shariyar che è un attore straordinario, e tutti gli altri artisti presenti nel Cast. Fra cui anche la cantante FreakyBea che anche lei è una vera paladina della giustizia e si batte contro la violenza sulle donne. Si esibirà nel nostro spettacolo il 24 e il 25 novembre.

Progetti?

Dopo questo spettacolo sarò ingaggiata per esibirmi in una manifestazione molto importante come Danzatrice e attrice. Andrò in scena anche con uno spettacolo tratto dal primo libro che ho scritto, un racconto per bambini e anche qui curerò la regia. Inoltre, mi sto espandendo con la nostra casa di produzione spettacoli.

Vuole aggiungere altro?

Valorizziamo il teatro e diamo sempre più difinirà artistica agli artisti. Grazie.

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