Il 19 maggio debutta al Terrerosse Teatro “Livello Successivo”, in due atti unici per la regia di Angela Giassi, con Valeria Natalizia, Beatrice Rincicotti e Gisella Xaxe Secreti.
Angela Giassi non solo è regista ma anche autrice di questa commedia che porterà lo spettatore a riflettere sul senso e significato della vita, dell’incontro, dell’esserci e del poter esserci ancora grazie all’ibernazione. Il tutto si consuma all’interno di un distopico futuro fa da sfondo ai due brevi duetti teatrali. In “Ti sto aspettando” accompagniamo due donne verso una sospensione del tempo, in attesa in una clinica per l’ibernazione. La mezz’ora che precede il loro ingresso nelle celle frigorifero rivela una drammatica percezione del presente, a favore di una, seppur flebile e titubante, speranza in un futuro migliore. “Mi manca l’aria” è ambientato su un’anonima panchina di un parco qualsiasi. Un pusher e una cliente si incontrano per uno scambio davvero insolito. L’inquinamento è diventato insopportabile, si spaccia perciò aria pura in bottiglia. La cliente diventa presto dipendente e nel susseguirsi degli incontri il rapporto si fa sempre più teso, fino al finale, del tutto inaspettato. Non mancano leggerezza e ironia che caratterizzano il gioco teatrale tra le coppie di attrici. Angela Giassi ci sorprende e prende portandoci all’interno di una narrazione teatrale che lascerà una traccia indelebile in chi saprà ascoltare, vedere e sentire oltre all’apparenza.
Siamo al “Livello successivo” quello prima e quello dopo dove sono e cosa sono?
Sono il nostro vissuto, sono il presente e il futuro. Il livello successivo ci avvicina al futuro, portando all’ estremo situazioni già presenti oggi.
“Due atti unici” cosa significa?
Sono due spettacoli distinti, indipendenti, brevi. Tuttavia, comunicano tra loro attraverso una domanda di fondo che li percorre: siamo liberi?
Di cosa parla “Livello successivo”?
Parla delle nostre paure, della nostra tendenza ad aggrapparci a qualunque cosa per nutrire la speranza. I testi sono ambientati entrambi in un ipotetico futuro, non troppo rassicurante. Lo sguardo è sempre ironico, sostenuto dell’interpretazione delle attrici.
Chi sono i suoi compagni di viaggio come regista?
Sono tre attrici meravigliose, Valeria Natalizia interpreta entrambi gli spettacoli, passando da una donna che per amore del figlio sceglie l’ibernazione, alla cliente ingenua di “Mi manca l’aria”. Beatrice Rincicotti è una giovane attrice che interpreta, giocando sapientemente con il corpo, il pusher. Gisella Xaxe Secreti è un’intensa Teresa in “Ti sto aspettando”, rappresentazione di un intreccio di sentimenti e emozioni contrastanti.
Come ha scelto il cast?
Le tre attici fanno parte della compagnia TERREROSSE TEATRO, che dirigo. Ho scelto all’interno del gruppo le interpreti che conoscevo meglio e che più si avvicinavano ai personaggi che ho scritto. Il lavoro di analisi del testo mi ha convinto della bontà del lavoro delle attrici.
Perché: “Ti sto aspettando”?
È una frase ricorrente, soprattutto tra persone che vivono insieme; qui assume un significato esistenziale. L’attesa come spazio-tempo di sospensione, dentro la quale avvengono capriole emotive profonde.
Chi aspettano?
Aspettano le indicazioni di una asettica voce fuori campo, che le accompagna verso il finale, che non svelo. La voce è interpretata da Beatrice Rincicotti.
L’Ibernazione è davvero una possibilità?
Esistono, in Australia, delle cliniche che la praticano. Le persone si ibernano ma non hanno la certezza di risvegliarsi. Nel testo questa certezza è data per acquisita.
Perché si sceglie?
Per come stanno le cose oggi la scelta è sicuramente una scelta disperata dato che non si hanno garanzie sul risveglio. Nel mio testo la scelta è dettata da condizioni esterne ma consapevole. Le motivazioni che spingono i due personaggi sono diverse ma entrambe proiettano nel futuro la risoluzione dei problemi.
Poi è facile dire: “Mi manca l’aria”, perché?
Anche questa è una frase ricorrente. Ci manca l’aria stretti nelle nostre realtà, nei ruoli rigidi in cui ci rinchiudiamo. Si cerca una fuga, un po’ d’ aria pulita. Nel testo l’inquinamento atmosferico è diventato insostenibile.
Dove è ambientato?
Unico elemento scenografico è una panchina, siamo in un vicino futuro, certo un po’ distopico.
Come si legano i due atti unici?
Ciò che li lega è una riflessione sulla libertà. I conflitti del testo hanno a che fare con la possibilità o la non possibilità di scegliere.
Che tema viene trattato nel secondo atto?
Siamo di fronte ad uno scambio illegale. I due personaggi, disegnati quasi fossero due fumetti, si incontrano in un parco, sempre alla stessa panchina.
E poi alla fine che cosa accadrà?
Sparisce la panchina! Non solo, certo. La situazione esterna cambia e cambia l’offerta del pusher, che crea un bisogno, per vendere. Il tema è la dipendenza ma anche il consumismo.
Ci sarà un terzo atto unico?
Il terzo atto unico esiste già, in ordine cronologico è il primo, si chiama “Pinne”, mi piacerebbe rivederlo in scena, anche se è un testo di parecchi anni fa che ha avuto diverse produzioni.
Che cosa vuole comunicare al suo pubblico?
Mi piacerebbe che il pubblico uscisse dalla sala parlando, ponendosi delle domande, discutendo. “Tu lo faresti?”. Vorrei comunicare l’urgenza di prendere una posizione chiara ed etica rispetto al destino del pianeta, di cui noi umani facciamo parte.
Andrete in tour?
Abbiamo altri progetti estivi e riprenderemo lo spettacolo nella prossima stagione, ancora da definire.
Progetti?
La compagnia TERREROSSE TEATRO è impegnata nella produzione di uno spettacolo estivo molto diverso, pensato per un parco o una villa, all’ aperto, per pochi spettatori per volta, con musica dal vivo. Stiamo perfezionando i nostri rapporti con i municipi che ci ospitano e a breve avremo le date.
Vuole aggiungere altro?
Ringrazio l’associazione “Villa Carpegna” che ci ospita e la compagnia tutta che ci sostiene. Invito tutti a teatro, a gettare uno sguardo sul “dopo di noi”.