“La Cena di Vermeer” di Maria Letizia Compatangelo debutterà giovedì 4 maggio al Teatro Nino Manfredi di Ostia per la regia di Felice della Corte. Nel cast troviamo lo stesso Felice della Corte, Mario Scaletta, Tiziana Sensi, Caterina Gramaglia e Paolo Gasparini.
“La Cena di Vermeer” è la storia di Han van Meegeren, l’uomo che nel 1945, da infame accusato di collaborazionismo, si ritrovò all’improvviso trasformato in eroe nazionale. Obbligato a diventare falsario per sopravvivere, Han sceglie il noto artista Vermeer. Ma va oltre e non riesce più a fermarsi. Lui non “falsifica” Vermeer, lui diventa Vermeer.
Verità e apparenza. Identità e verità dell’artista. Come in un borgesiano gioco di specchi, ne “La Cena di Vermeer” si confrontano e si contaminano apparenti verità e vere apparenze, in una sorta di giallo in cui di continuo i ruoli del detective e dell’assassino si invertono, ma alla fine è legittimo sospettare che siano entrambi una sola entità: la vita.
“Il lavoro sulla regia è diretto sul mettere l’accento sulla relatività delle cose insito alla vita, che è il file rouge di questa storia. Il racconto di un uomo che non riesce a realizzarsi come pittore ma diventa un perfetto imitatore dello stile del celebre pittore olandese Vermeer ed infine deve dimostrare davanti ad un tribunale di essere un falsario, fa riflettere lo spettatore sul dualismo di ciò che è e di quello che appare”, racconta il regista. Abbiamo intervistato Mario Scaletta che con delicata conoscenza, infinito mistero e tanta grazia ci ha condotto all’interno di questo lavoro così avvincente e denso di significati significanti.
Chi è Mario Scaletta?
Penso si essere innanzitutto un uomo che cerca di essere sempre molto onesto con sé stesso e con gli altri. Quando torno a casa mi guardo allo specchio e mi dico: ho dato tutto me stesso? Spesso mi rispondo di sì e in quel momento mi sento apposto. Per un attore è assolutamente indispensabile sapere che sopra un palco si stati onesti fino in fondo con sé stessi e con pubblico. Chi viene a teatro fa un atto d’amore e sul palco è necessario ricambiare con la stessa moneta.
Perché ha scelto il mondo dell’arte nella sua vita?
Da ragazzo facevo l’istituto d’arte, volevo fare il pittore e nella prima parte della mia vita ho fatto questo mestiere facendo mostre in tutta Italia. Un giorno un mio caro amico regista stava allestendo “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller mi chiamò per disegnare il fondale, dovevo ricreare il ponte di Brooklyn. Mentre ero in teatro che svolgevo questo lavoro è venuto a mancare uno degli attori che ricopriva il ruolo del sergente che svolgeva una perquisizione nella famiglia del protagonista e il mio amico mi ha chiesto di prendere il posto di questo attore. Con molte riserve ho accettato ma quando sono stato sopra il palco mi è piaciuto molto, così ho provato ad entrare all’Accademia D’Arte Drammatica. C’erano 680 candidati e ne avrebbero scelti 15. Alla fine tra questi 15 c’ero anche io, e da lì ho cominciato. Alla vita non mi importa molto di te, fa come pare a lei, va per conto suo e ti accompagna dove vuole lei: in quel momento mi ha espressamente comunicato che dovevo cambiare vita, dovevo mollare la pittura per dedicarmi al teatro.
Cosa rappresenta il teatro per Mario Scaletta?
Rappresenta una fetta importante della mia vita e del mio cuore. Dal 1981 scrivo per il teatro: ho scritto per Enrico Brignano, Gianfranco D’Angelo, Marisa Laurito, Salvatore Marino, Milena Vukotic e tanti altri. Amo sia scrivere per il teatro che fare l’attore perché sono due cose assolutamente assimilabili.
Di che cosa parla La Cena Di Vermeer?
Racconta la storia di uno dei più grandi falsari del XX secolo, Han Van Meegeren, condannato per alto tradimento in Olanda per collaborazionismo con i tedeschi. Si pensava avesse venduto ai nazisti un celebre quadro di uno dei più importanti pittori olandesi del ‘600, Vermeer. Durante la storia si scopre che non è andata proprio così, ma per scoprire come va a finire dovete venire al Teatro Nino Manfredi dal 4 al 14 maggio. La cosa interessante è che tutt’oggi non si è sicuri al 100% della paternità di tutti i quadri di Vermeer: alcuni potrebbero essere stati realizzati proprio da Van Meegeren, abilissimo a confondersi con il suo stile.
In questo spettacolo il tuo ruolo è proprio quello di Han Van Meegeren, il protagonista…
Si mi diverto molto, è un personaggio dalle mille sfaccettature, molteplici stati d’animo. È un uomo vecchio ma che spesso è bambino, è rigido ma sa godersi la vita, è completamente consapevole delle sue abilità, affonda spesso nei vizi: gli piacciono le donne, l’alcool, il fumo, qualche droga. È un uomo fascinoso e furbo che ha preso in giro i più grandi esperti d’arte.
Perché Van Meegeren ha scelto proprio Vermeer?
Per Van Meegeren scegliere Vermeer è stata una scelta d’amore, si è innamorato dei suoi quadri e del suo stile. Perché ogni artista ho il suo Virgilio, si dice nel testo scritto benissimo da Maria Letizia Compatangelo. Con gli altri era solo una prova tecnica del copiare, con Vermeer era vero amore. Nel testo Van Meegeren dice: Io non sono un copista, io creo nuovi Vermeer.
Verità e apparenza, due facce della stessa medaglia quindi…
Come si fa a dire dov’è la verità e dove l’apparenza…Qui ci rivedo molto Pirandello: alla fine di una sua incredibile pièce teatrale Pirandello fa dire alla protagonista Io sono colei che mi si crede. La verità si fonde in maniera totale con l’apparenza.
Qual è la vera identità di Van Meegeren?
È stato una persona estremamente astuta: ha saputo gestire i suoi desideri in modo tale che la sua passione per la pittura venisse soddisfatta infilandosi in un cappotto che non era suo e facendo una vita molto agiata, fondamentalmente era un miliardario.
Chi sono i suoi compagni di viaggio?
Sono straordinari, si è creata una bellissima sintonia e complicità. Tiziana Sensi, Caterina Gramaglia, Felice Della Corte che cura anche la regia, Paolo Gasparini. Un ringraziamento particolare all’aiuto regia Prisca D’Andrea che mi è stata di supporto.
Ci sono progetti per il 2023?
Ci sono molti progetti di scrittura, tra cui un adattamento di Lady Killers.