Appuntamento a Londra

Debutta mercoledì 30 novembre a Teatrosophia “Appuntamento a Londra” scritto dal Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa. Già questo rende il tutto accattivante e interessante, assolutamente da non perdere. Lo spettacolo è prodotto da “I Vetri Blu” e “Teatrosophia”, vede in scena Enzo Piscopo e Guido Lomoro, con la regia di Ilenia Costanza e le musiche originali di Lorena Vetro. Un cast che senza dubbio regalerà uno spettacolo di grande valore artistico in tutte le sue variegate declinazioni.

Come ci racconta la regista Ilenia Costanza “La pièce, raramente rappresentata in Italia, è la storia dell’incontro, in un noto albergo londinese, tra un ricco uomo d’affari peruviano e una donna, che si presenta come la sorella del suo vecchio amico d’infanzia, sparito in adolescenza per ragioni mai svelate. I due si raccontano, in un susseguirsi di colpi di scena, mentre la vera identità della donna si fa sempre più ambigua, inquietante, forse fantasmatica”.

È senza dubbio qualcosa di nuovo che coinvolgerà lo spettatore all’interno di un thriller sottile, insinuante: un gioco pericoloso che, come uno specchio magico, rivela ai personaggi (e al pubblico!) verità scomode, sepolte nei meandri più reconditi dell’anima, mostrando loro quanto si reciti, come ci si travesta, mentendo ogni giorno, per creare un’altra vita; quell’altra vita che inventiamo, perché non possiamo viverla davvero. Come ben ci dice Ilenia: “Ma la notte viene per i sogni; viene a rompere la schiavitù dell’esistenza quotidiana, per darci asilo nella fantasticheria, verso avventure più stuzzicanti di quelle che la vita reale ci consente”.

Così all’interno di un’atmosfera onirica, a tratti pervasa dai ritmi gioiosi e sensuali del Vals criollo sudamericano, ha luogo un duello tra la finzione e la vita, in cui l’affondo, come piace all’autore, è del tutto paradossale. Ilenia Costanza ci racconta e si racconta in questa sua nuova creatura teatrale che deve assolutamente essere assaporata, vista e coccolata, poiché è un’opera d’arte.

Cara Ilenia, eccoci qui, ancora qualcosa di speciale che debutterà il 30 novembre, ci racconti qualcosa?

Il 30 novembre debutta a Teatrosophia, nel cuore di Roma, “Appuntamento a Londra” di Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010. È una produzione nuova di zecca, che vede insieme Teatrosophia e I Vetri Blu nello sforzo… sforzo perché produrre spettacoli dal vivo oggi è davvero un atto coraggioso, soprattutto quando in scena ci sono artisti bravi sì, ma non famosi, e ahimè il pubblico predilige spettacoli con nomi noti, anche quando questi ultimi non provengono proprio dal teatro. Ma per fortuna (o per impegno), Teatrosophia ha un pubblico attento, che ci segue, che apprezza un cartellone vario e ricco di novità; pubblico che ama la nostra maniera, con annesso aperitivo a fine spettacolo.

Un appuntamento a Londra non si nega a nessuno?

Certo che no! Soprattutto, quando l’appuntamento si rivela un modo per conoscersi meglio, per capirsi e poi assolversi… o condannarsi.

Quanto è difficile tradurre in drammaturgia un’opera così importante scritta dal Premio Nobel per la LetteraturaMario Vargas Llosa?

L’autore, che definisco vulcanico, ha scritto molti romanzi e saggi, ma pochissimo teatro. “Appuntamento a Londra” è una delle sue rare opere teatrali, che peraltro pare abbia avuto un parto assai difficile, se pensiamo che ci sono voluti anni per finirla. L’opera è nata da una storia vera che un amico ha raccontato all’autore; ma Vargas Llosa ha cercato poi, nel trasformarla in una pièce, di “sfruttare l’occasione” per approfondire un argomento che gli sta molto a cuore, ovvero il duello continuo tra finzione e vita che inesorabilmente si conclude col paradosso. Per me più che difficile è stato eccitante, anche perché io sono molto pirandelliana (sono nata e cresciuta nella stessa terra di Luigi Pirandello), e adoro mettermi in gioco tramutando in quadri scenici le debolezze umane, le più intime ipocrisie, quella necessità soffocante di un “abitino decente” da indossare ogni mattina, che calzi a pennello e che nasconda le vere forme del nostro essere… delle nostre “vergognose” verità.

Chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Guido Lomoro ed Enzo Piscopo sono i miei due favolosi protagonisti. Hanno per un momento tremato quando ho proposto loro il testo, spiegando che lo stesso autore chiarisce nella prefazione che l’opera può essere rappresentata da un attore e un’attrice o da due attori. In Italia, dove in rarissime occasioni ha visto le luci della ribalta, siamo ad oggi gli unici ad aver scelto la formula al maschile.  Guido Lomoro, attore attento e di grande sensibilità, è il direttore artistico di Teatrosophia, torna in scena dopo tanto tempo (negli ultimi anni si era dedicato totalmente alla creazione e alla crescita di Teatrosophia) e per la prima volta nel suo teatro. Enzo Piscopo, artista poliedrico e generoso, ha esperienza lunga in teatro, in televisione e per anni è stato tra i protagonisti del Bagaglino di Pingitore. Poi, Lorena Vetro, a commentare i momenti salienti con le sue note musicali e la sua voce, possente e dolce nel contempo, e Gloria Mancuso col suo disegno luci, che non è mai un mero illuminare, ma quasi un dialogo in parallelo.

Tu, come regista, come sei: esigente, collaborativa, determinata, creativa, ecc, ecc?

Non saprei… bisognerebbe chiedere agli attori. Io non mi risparmio però; e pretendo che gli altri facciano lo stesso. Dal tavolino al debutto, io non riesco a distinguere le persone: vedo il quadro, i colori, i pennelli, l’essenza di trementina… sento i suoni e le emozioni, guardo gli occhi. Come si fa quando ci si innamora, mi sveglio pensando ai personaggi (che ormai hanno un corpo, una voce, gesti, sensazioni…) e mi addormento pensando a loro e nel contempo i miei attori diventano i miei figli, e voglio che stiano bene, perché se no mi prende l’angoscia.

Poi, pochi giorni prima del debutto, mi viene una sorta di rigetto, ed ogni cosa mi sembra brutta, inutile, sbagliata. Ecco, non so come sono come regista, ma di certo ci vuole fegato a stare con me!

Con te una compagna di viaggio ormai collaudata: Lorena Vetro?

Lorena è la mia compagna di viaggio, la mia socia, la mia artista preferita… il mio angelo e il mio diavoletto insieme: certi giorni l’uno, certi giorni l’altro. Lorena Vetro è una professionista seria, precisa e perfezionista, sia nell’aspetto artistico, sia in quello organizzativo-produttivo e promozionale. Se ho lei sul palco o lei in regia, io mi sento al sicuro. In questo spettacolo lei si è occupata delle musiche, molte delle quali sono originali e in un brano mi presta proprio la sua meravigliosa voce (e la sua esecuzione musicale).

Perché la pièce è raramente rappresentata in Italia?

Credo per la sottile difficoltà dei personaggi; complessi, onirici, a tratti deliranti, in una parvenza di assoluta normalità. O forse perché oggi si preferisce mettere in scena storie sconvolgenti, in cui non importa quanto il pubblico si riconosca, importa quanto il pubblico si sbalordisca. E infine i titoli blindati: i produttori non rischiano, quindi prediligono titoli molto noti come molto noti saranno i nomi degli interpreti, così da esser certi di riempire i teatri, anche a discapito talvolta della qualità.

Quanto è difficile portare un thriller in teatro?

Questo è un thriller emotivo, fatto di cambiamenti repentini, colpi di scena, situazioni immaginarie e immaginate, in quella parvenza di assoluta normalità cui accennavo prima. Entrarci dentro non è stato semplice, però è stato stuzzicante, perfino eccitante, e questo ha reso il lavoro divertente; anche perché non dimentichiamo mai che il teatro è un gioco, forse il più bel gioco della vita: il gioco dello specchio magico!

Nella vita di ogni persona quante verità scomode, sepolte nei meandri più reconditi dell’anima, ci sono?

Io credo infinite. Dalle più piccole alle più pericolose. Perfino certe emozioni spesso diventano verità scomode, che a furia di nasconderle si trasformano ora in brutture ora in fobie, ora in angosce ora in eccessi.

È possibile gestirle, elaborarle?

Chi può dirlo? Dall’aumento costante e smisurato della richiesta di psicologi e psicoterapeuti, direi di sì. Ma evidentemente non da soli.

Perché, a volte, costruiamo una vita diversa da quella che viviamo?

Immagino per insoddisfazione e per codardia. C’è secondo me nella vita di ciascuno un momento rischiosissimo, tra la giovinezza e l’età adulta, in cui si comincia a capire di non essere esattamente dove si pensava di arrivare e ci si confonde, nel tentativo di capire se assestarsi nella situazione di ripiego o tornare indietro per entrare in quella porta che per una svista abbiamo superato. A quel punto, il coraggio farà la differenza. L’essere umano vive cercando di essere felice, anche a costo di esserlo in un mondo fittizio.

Perchè la notte viene per i sogni?

Perché il buio della notte illumina le verità che di giorno nascondiamo sotto abiti scuri; e nei sogni poi le viviamo.

Oltre ai sogni nella notte cosa c’è?

Dipende. La tenerezza o la solitudine, la disperazione o la serenità, il pianto o la creazione. E quindi ancora verità.

Tu di notte sogni?

Sogno molto spesso e a volte il sogno mi ossessiona al punto che se qualcosa mi sveglia, mi riaddormento e (succede poche volte ahimè) lo riprendo.

Qual è il senso e il significato del duello nella pièce?

Quello che con parole diverse abbiamo detto finora: vita vera, malgrado fallimenti o delusioni causate o vita finta, ma perbene e perfetta? E quando, dopo aver scelto quella finta, prigionieri di una perfezione logorante, desideriamo fuggire in quella vera? Che si fa? Come si fa? E se ormai è tardi? Ci si costruisce una vita vera, finta. “Arzigogolato, ma interessante” dirà uno dei personaggi.

 E poi, dopo Londra, dove andrai?

Dopo Londra arriva Natale… lo spettacolo più bello del mondo. Volerò dalla mia nipotina in Sicilia e poi tornerò tra le grinfie di Alda D’Eusanio per la ripresa del nostro “E’ nata una zucca”.

Progetti?

Sto scrivendo un copione, una storia d’amore semplice, luminosa e finanche divertente. Ma non te la racconto, così mi intervisterai di nuovo!

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