Una vita in radio: radio Nostalgia

La vita offre itinerari meravigliosi, spesso la propria strada si inizia a intravedere dai primi momenti nella culla. Andrea Secci è un figlio d’arte, tanto che ha fatto dell’arte dei suoi genitori il suo lavoro, la sua vita. Radio Nostalgia è la sua azienda che condivide con il fratello, un progetto importante cui si agganciano altre attività nel settore dell’intrattenimento. La pandemia è stata una lama tagliente ma Andrea non si è arreso dando vita a nuovi format per tenere compagnia al suo pubblico. L’estate sta arrivando e con essa la voglia di leggerezza dopo tanto dolore, smarrimento e perdita dei rapporti sociali. Quindi, che l’estate abbia inizio, l’importante che sia in compagnia di Radio Nostalgia e di Andrea Secci che renderà, con i suoi spettacoli, un’estate da ricordare.

Ciao Andrea, buon pomeriggio, come stai?

Bene, sono in macchina, sto andando da Nicolò il mio figlio più grande.

Quanti figli hai?

Tre! Nico, dieci anni, Giulio 3 e Leo, 9 mesi.

Il frutto della pandemia oltre che dell’amore?

Eh sì! In realtà no. La pandemia sta nel mezzo tra l’uno e l’altro.

Bene, un buon progetto di vita. Ti va di raccontare ai lettori del blog qualcosa di te, così ti conosciamo meglio.

Come ti ho detto: sono figlio d’arte.

Ma c’è di più?

Sono nato in una famiglia dove entrambi i miei genitori lavoravano in radio. Praticamente sono nato e cresciuto a latte e radio. Pensa: i miei genitori all’epoca avevano sdoganato lo smart working.

Ovvero?

Avevano allestito in casa uno studio per registrare le puntate in radio. All’epoca, loro trasmettevano in una radio che copriva una buona porzione del centro Italia, fino a Roma.

Fanno ancora gli speaker radiofonici?

Il mio babbo ora è un giornalista di Rainews 24. È un volto noto della televisione.

Insomma, biberon e radio la storia della tua vita?

Invece che con le canzoni per bambini ascoltavo i Duran Duran, Claudio Baglioni, Lucio Battisti … era la musica di sottofondo dei miei primi mesi, quindi un’infanzia a tutta musica.

Non hai mai pensato di fare il giornalista?

Ho fatto il giornalista. Sono entrato anche l’ordine dei giornalisti, poi sono diventato amministratore della mia società radiofonica, giusto il tempo di entrare e poi mi hanno fatto uscire.

Perchè?

Non è possibile essere giornalista e amministratore di una società, c’è conflitto di interesse. Pensa che ho studiato tantissimo per sostenere l’esame, una volta raggiunto l’obiettivo, nulla di fatto, ho dovuto rinunciare.

La tua società è la tua radio: Radio Nostalgia?

Sì!

Che musica trasmette?

Principalmente passa musica degli anni ’70 ’80 ‘90. All’interno del palinsesto musicale ci sono vari programmi, tra cui quello che conduco in diretta al mattino alle 7:30 ( e anche e alle 11.30) il treperte.

Perché anche la mattina così presto ?

È il momento in cui tutti salgono in auto per avviarsi al lavoro, per raggiungere l’ufficio, per accompagnare i figli a scuola. Le canzoni sono sempre quelle che accompagnano la filosofia della radio ma la diretta crea più condivisione e intimità.

E poi?

Come ti dicevo sono due al giorno gli appuntamenti in diretta da me condotti. Dove coinvolgiamo anche l’ascoltatore, che può richiedere e annunciare 3 canzoni. Oltre a questo c’è ancora un programma sempre in diretta, questa volta la domenica sera: L’Italian style, in diretta dal Bon Prò di Marina di Carrara.

Interessante, cosa fate?

Coinvolgiamo il pubblico. C’è bisogno di leggerezza. Inoltre, creiamo personaggi prendendoli dai locali. È molto coinvolgente, le persone sono affascinate da questo. Si sentono protagonisti.

A volte, insieme a Nicola Giannotti (la mia spalla e il mio autore) scriviamo delle parti specifiche per loro, li facciamo diventare attori. Il tutto nel pieno rispetto dell’individuo.

Radio Nostalgia propone solo musica anni ’70 ’80 ’90? Perché?

Fondamentalmente perché io sono tra i “nuovi vecchi”.

Che vuoi dire?

Il nome della radio lo comunica: Nostalgia. Pensa alla nostalgia … dieci anni fa in radio passavi canzoni anche degli anni ‘60, perché le persone di settant’anni ascoltano la radio, adesso piano piano, la stanno abbandonando quindi ecco perché “nuovi vecchi”. I “nuovi vecchi” siamo noi, quelli della mia generazione. Non è tanto l’età piuttosto lo stato d’animo che vuole essere accarezzato dalla musica, si vuole rilassare, sognare.

La musica quanto è cambiata?

Completamente stravolta, le persone, i nuovi cantanti, gruppi, escono dai talent. Durano, come si dice qui da me, come un gatto sull’Aurelia.

A Roma si direbbe “quanto un gatto in tangenziale”?

Esatto!

Però parliamo della musica, ci puoi fare degli esempi?

Ho visto nascere Francesco Gabbani, è un amico, ci conosciamo da quando eravamo piccoli. Lui è diventato un big solo da grande, perché è approdato nel mondo della musica che conta, da pochi anni, però l’ho seguito da quando era giovane. Posso dirti che Francesco è uno dei pochi, secondo me, che fra vent’anni ci sarà ancora, ha la sua collocazione come genere musicale. Lo stesso vale per un Marco Mengoni, ma non sono in tanti, molti spariranno velocemente così come sono arrivati.

C’è stato l’Eurovision, che ne pensi?

A livello di produzione: bellissimo. A livello musicale che dire: lì tutti preparano il compitino.

E l’Italia?

Avrebbe potuto fare molto di più! Ti ricordi quanto i Maneskin, l’anno scorso, hanno creato una scenografia da brivido? Quest’anno nella nostra esibizione la scenografia non era di scena erano solo i due cantanti, punto.

Condividi chi ha vinto l’Eurovision?

No comment.

Capisco. Qual’è la canzone che più ti è piaciuta?

La cantante armena per me è stata la migliore. Voce e canzone davvero bella e interessante.

Abbiamo parlato dei Maneskin, cosa ne pensi?

È senza dubbio un ottimo prodotto commerciale, che rispecchia il momento che stiamo vivendo. Loro hanno un’immagine pazzesca.

Tu hai qualche sassolino nella scarpa?

Devo dire la verità lungo il percorso della mia vita me li sono praticamente tolti tutti. È il mio stile: ogni volta che ne ho uno non lo tengo lo levo subito. Sono felice, sereno, ho finalmente trovato una donna che mi supporta e sopporta (Alyssa) la mia famiglia, la mia azienda, i miei figli, gli amici cosa dovrei desiderare ancora?

I tuoi bimbi stanno seguendo le tue orme come hai fatto tu con i tuoi genitori?

Non ancora. Il primo vuole fare il calciatore, gli altri due sono piccoli. Come genitore li lascio liberi di seguire la loro strada, di credere nei propri sogni.

Un’ultima curiosità: da grande cosa farai?

Morirò lavorando, mi sembra la cosa migliore. Non credo che andrò mai in pensione. Farò la radio: la cosa che più amo fare.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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