“Viandante, sono le tue orme. Il cammino e nulla più. Viandante, non esiste sentiero: si fa la strada nell’andare. Nell’andare si segna il sentiero. E, voltando lo sguardo indietro, si scorge il cammino che mai si tornerà a percorrere. Viandante, non esiste sentiero, solo scie nel mare (A. Machado, dalla raccolta Campos de Castilla, Extracto de Proverbios y Cantares, 1912)”. Accade che la persona si trovi in quel particolare spartiacque dove il destino sembra prendere il sopravvento tanto che l’andare della vita acquista la dimensione di un pellegrinaggio verso una meta incerta, insicura, confusa. Eppure, accade anche che, nello spazio ristretto di un viaggio in auto, si compiere quella magia che conduce alla consapevolezza di sé, dell’altro e del mondo. È il viaggio in “Driving” che Alessio Pinto ci narra con la sua prosa intensa e densa di significati. In fondo come il poeta spagnolo ricorda: “(…) sono le tue orme. Il cammino e nulla più (…)”. Nelle orme tracciate lungo il suo percorso Franco, il protagonista di Driving”, riavvolge il nastro della sua vita come se fosse una pellicola dove è racchiuso il suo vissuto, le sue emozioni, il suo animo. Aprirsi la strada, il sentiero che conduce al Sé, sentire la fatica delle emozioni che sono lì a ricordarti ogni accadere della tua vita, ogni delusione, ogni mancanza, toglie il respiro restituendo però la consapevolezza che con il viaggio tutto può accadere. Perché: “voltando lo sguardo indietro, si scorge il cammino che mai si tornerà a percorrere”, un cammino che appartiene all’esperienza vissuta che è traccia e suggerimento per il qui e ora e il domani che ancora non c’è. Il viaggio di Franco è la metafora della vita di ognuno di noi, un viaggio che inevitabilmente si fa in solitario perché nessuno, oltre noi, può accedere alla parte più intima del nostro essere persona. L’opera “Driving”, magistralmente scritta e diretta da Alessio Pinto, interpretata da Fabio Mascaro, è il punto di arrivo e snodo della vita di ogni persona, quel momento in cui si ritessono i fili sdruciti e stramati della propria tela esistenziale affinché il viaggio riprenda con una nuova e robusta tessitura.
Caro Alessio, il 4 luglio al Festival Teatro Marconi ci sarà il debutto di “Driving”, noi siamo curiosi e vogliamo saperne qualcosa. Quanto è difficile scrivere e dirigere un’opera teatrale?
Teatralmente nasco drammaturgo, quindi scrivere un’opera mi è sempre riuscito abbastanza bene. La regia mi ha conquistato con il tempo, dandomi la possibilità di utilizzare strumenti come le luci, gli attori, le scenografie che prima riuscivo solo ad immaginare. Riuscire a riportare nella realtà, sul palcoscenico, una fotografia, un dipinto di quello che si ha nella testa è estremamente suggestivo. Sembra forse più semplice, in realtà scrivere e dirigere opere proprie è più complesso perché un regista è un traduttore che deve essere in grado anche di tradire in parte l’opera scritta e questo è il punto difficile.
Che cosa significa: “essere in grado anche di tradire in parte l’opera scritta”?
Riuscire a tradirsi e, a volte, tagliare parti alle quali si è molto affezionati ma non efficaci per la messa in scena.
Ma un viaggio che cos’è?
Un’opportunità, come ce ne capitano molte nella vita. Un’opportunità che, se la si vuole cogliere, ci aiuta a diventare persone migliori prima di tutto per noi poi per gli altri.
Quanto è importante saper viaggiare per una persona?
Fondamentale, anche solo per conoscere il mondo che ci circonda. Avere la curiosità di scoprire quello che non ci appartiene ma che ci può arricchire.
Perchè la parte migliore del viaggio è il viaggio stesso?
In Driving Franco viaggia con la propria auto da Roma a Milano. Quando si è soli con i propri pensieri, se si è in confidenza sincera con sé stessi, il viaggio è un’occasione per conoscersi ancora meglio e fare un resoconto di quello che è stato e che sarà.
Noi chi siamo?
Alcuni meno di quel che pensano. Altri più di quel che credono.
Dove stiamo andando?
Driving è un viaggio nel quale si va in una semplice direzione: l’amore per sé stessi, l’accettazione di sé e la capacità di imparare a perdonare e ad amare il prossimo per quello che è.
Da dove veniamo?
Da un guazzabuglio incasinato che durante la vita cerchiamo di dissipare.
Quanto è difficile scegliere?
Se si sceglie con il cuore è sempre semplice.
Perché le canzoni ascoltate in auto sono come benzina sulla scintilla del nostro pensiero?
La musica è sempre una complice sublime che ci aiuta a dire cose che con la nostra voce non riusciamo a dire. Le sensazioni e gli stimoli che Franco ha, grazie alle canzoni che ama, lo aiutano a tirare fuori quello che lui dentro ha già e che finalmente, solo in auto, può concedersi di liberare.
Perché Franco è in viaggio?
Per andare a trovare il padre malato a Roma, e liberarsi di un peso che si porta addosso da molti anni.
Un genitore in ospedale, il viaggio per raggiungerlo, l’ansia, e poi?
E poi il futuro che ci attende ed il passato che ci ricorda chi siamo. L’ansia è, nel caso di Franco, legata alla difficoltà di diventare uomo, essere umano, senza riserve e senza ipocrisie.
Quanto è importante ricordare?
Fondamentale per sapere come cambiare rotta e come non ripetere gli errori del passato.
Quanto è difficile, a volte, il rapporto con i genitori?
Difficile solamente se non lo si affronta con onestà intellettuale, saper scindere il ruolo di genitore da quello di persona e di essere umano e, per questo, imperfetto.
Qual è il motore di tutta la narrazione?
La purificazione, l’amore è empatia.
E i sentimenti che cosa sono?
Quello che ci fa più avvicinare al divino, credo.
Avrai pure qualche sassolino nella scarpa?
Molti, ma ogni volta che Driving va in scena qualche sassolino lo tolgo dalla scarpa.
Progetti?
Molti, a volte troppi per una giornata di sole 24 ore, ma fortunatamente la testa viaggia oltre il tempo e lo spazio limitato che abbiamo a disposizione.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Che Driving vi farà bene.