Maria Erica Pacileo: Un viaggio nella mente di Mario Tobino

Maria Erica Pacileo, regista di talento e sensibilità, ci accoglie nel suo studio per parlare del suo ultimo lavoro, un docufilm dedicato alla figura di Mario Tobino, psichiatra e scrittore italiano del XX secolo. Il suo sguardo è luminoso mentre inizia a raccontare il percorso che l’ha portata a realizzare quest’opera.

Maria Erica, cosa l’ha spinta a realizzare un docufilm su Mario Tobino?

Mario Tobino è una figura affascinante e complessa, un uomo che ha dedicato la sua vita alla cura dei malati mentali e alla scrittura. Ho sempre ammirato la sua capacità di coniugare l’aspetto medico con quello umano e letterario. Il mio obiettivo era quello di portare alla luce non solo il suo lavoro come psichiatra, ma anche la sua profonda umanità e il suo impegno nel dare voce a chi spesso non ne aveva.

Come ha strutturato il docufilm?

Ho voluto creare un mosaico di voci e testimonianze. Il film alterna momenti di suggestioni (ricostruzione) storica a interviste con persone che hanno conosciuto o incontrato Tobino  anche indirettamente attraverso i suoi scritti. Ci sono anche letture di brani dai suoi libri e immagini d’archivio. L’idea era di offrire uno sguardo sulla sua vita e sul contesto in cui ha operato lo psichiatra.

Quali sono state le sfide maggiori nella realizzazione di questo progetto?

La sfida più grande è stata quella di affrontare un tema così delicato come la malattia mentale senza cadere in stereotipi o sensazionalismi. Volevo mostrare la realtà dei manicomi dell’epoca, ma al tempo stesso evidenziare l’approccio umano e innovativo di Tobino. Inoltre, raccogliere le testimonianze è stato un processo lungo e a volte emotivamente intenso.

Ci sono state delle scoperte inaspettate durante le riprese?

Soprattutto con l’intervista di Isabella Tobino, nipote di Mario Tobino e attuale Presidente della Fondazione Mario Tobino, che ha condiviso aneddoti e ricordi che non erano mai stati raccontati prima. Questi momenti hanno aggiunto una dimensione umana e intima al docufilm che non avevo previsto inizialmente.

Come ha affrontato il tema del dolore e della sofferenza legati alla malattia mentale?

Con grande rispetto e delicatezza. Ho cercato di mostrare la realtà dei manicomi senza filtri, ma anche di evidenziare i momenti di speranza e di umanità. Il lavoro di Tobino è stato fondamentale in questo senso: lui vedeva i suoi pazienti come persone, non come casi clinici. Ho voluto trasmettere questa sua visione attraverso il docufilm.

Qual è il messaggio principale che spera di trasmettere con quest’opera?

Vorrei che gli spettatori riflettessero sull’importanza di vedere oltre l’etichetta di “malato mentale”. Tobino ci ha insegnato che dietro ogni diagnosi c’è una persona con una storia, dei sentimenti, delle speranze. Spero che il docufilm possa contribuire a ridurre lo stigma che ancora oggi circonda la malattia mentale.

Ci sono stati momenti particolarmente emozionanti durante la produzione?

Molti. Ricordo in particolare un’intervista di un altro nipote Michele Zappella psichiatra infantile che ha condiviso con noi l’approccio umano del dottore Tobino in relazione alle sue pazienti. C’era una tale gratitudine nei suoi occhi… È stato un momento che mi ha profondamente toccata e che credo catturi l’essenza di ciò che Tobino rappresentava.

Come pensa che il pubblico reagirà a questo docufilm?

Spero che il pubblico si lasci coinvolgere emotivamente dalla storia di Tobino e delle persone che ha incontrato nel suo percorso. Mi auguro che il docufilm possa stimolare una riflessione sulla malattia mentale e su come la società la affronta. Sarebbe bello se, dopo aver visto il docufilm, le persone sentissero il desiderio di approfondire l’opera di Tobino o di informarsi di più su questi temi.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Al momento sto valutando diverse idee, ma sicuramente continuerò a esplorare temi sociali e umani attraverso il cinema documentario. Credo che ci siano ancora molte storie importanti da raccontare, voci che meritano di essere ascoltate.

Concludiamo l’intervista con la sensazione di aver fatto un viaggio intenso e illuminante nel mondo di Mario Tobino, grazie allo sguardo sensibile e attento di Maria Erica Pacileo. Il suo docufilm si preannuncia come un’opera capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano, invitandoci a riflettere su temi universali come la sofferenza, la compassione e la dignità umana.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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