Irene Antonucci nasce in Puglia. È una donna mediterranea che racchiude in sé l’atmosfera emozionante di una terra unica. I suoi occhi verdi raccontano delicate declinazioni che riportano a narrazioni intense. Una laurea in filosofia, un master in marketing e comunicazione moda e spettacolo, studia doppiaggio e drammaturgia comica. Non si ferma qui perché oltre a essere una bravissima attrice è anche regista, influencer, imprenditrice con la passione del social. Sin dai suoi primi esordi si rivela un’artista a tutto tondo. La curiosità è sua compagna di viaggio, tant’è che la conduce a esplorare il mondo dell’arte in tutte le sue variegate sfaccettature. Dalla Puglia approda nei primi palcoscenici con il canto, con la moda, fino a quando diventare conduttrice di numerosi show live e musical. Il teatro, il cinema sono le sue passioni più grandi, dopo tanto lavoro i suoi sogni si stanno piano piano avverando uno dopo l’altro. È protagonista di un cortometraggio: “Riflesso del Alma”. L’abbiamo incontrata e lei ci racconta la sua storia di vita intensa e avvincente.
Cara Irene, raccontaci di te?
Sempre difficile per me raccontarmi, come in un tema aperto che mi riporta ai tempi delle medie, sebbene credo che Irene si possa riassumere in una donna ambiziosa, tenace, sognatrice con i piedi per terra, concreta, che guarda sempre alla soluzione e non al problema. Irene è capace di superare ogni ostacolo con il sorriso, con la forza di una fenice, curiosa di scoprire e, a volte, un po’ socratica dove non si ha mai nessuna assoluta certezza, ma solo infinite possibilità da trasformare in opportunità.
Dove ti sei formata?
La mia formazione è perenne. Ho studiato al CTA di Milano e poi ho continuato a seguire corsi e masterclass, sebbene la migliore formazione è arrivata sul campo e non cessa mai di insegnarmi qualcosa di nuovo. Amo conoscere ogni reparto del flusso produttivo dell’industria cinematografica.
Come ha preso avvio la tua carriera?
Il fuoco dell’arte ce l’ho da sempre. Per me si traduce in una missione: comunicare attraverso la madre delle arti, nonché l’audiovisivo. Sguardi, immagini, suoni, il non detto e dialoghi capaci di arrivare al corpo sottile delle persone per generare la catarsi, lo ritengo un modo sublime per connettersi all’eterno. Ho iniziato però, relativamente “tardi” a “praticare” la professione, che prima osservavo come un discepolo attento, sebbene per fare l’attore non c’è un età, o un tempo preciso.
Dal cinema alla televisione, che cosa ti stimola di più?
Decisamente il cinema, senza ombra di dubbio. Sarà per la sua magia, per la sua storia e per la modalità del racconto,credo non abbia eguali. Il mio modo di intendere, oggi, la televisione è quello delle piattaforme. Mi piacerebbe prender parte a serie fruibili su piattaforme come Neflix, possibilmente di respiro internazionale.
Come vivi e cosa pensi dei Social?
Vivo con il vento in poppa, con energia, passione e smodata intensità. I social mi divertono molto, perché amo scrivere e raccontare storie. Quale miglior modo se non raccontare il proprio sè con uno storytelling quotidiano? D’altronde mi piace poter divulgare il backstage del mio lavoro, piccoli trucchi del mestiere e far arrivare alle nuove generazioni concetti come quello che il cinema non è fatto solo di attori e registi o che uscire da un’accademia non vuol dire approdare da subito nel mondo del lavoro. Insomma, ne faccio un uso piuttosto costante, ma responsabile; mi considero social addicted, utilissimo per l’autopromozione, ma oltre a questo se si può usarlo in maniera sostenibile direi che è una responsabilità di ognuno di noi farlo.
In questa società così sotto l’occhio attento dell’altro come si fa ad avere veramente successo?
In una società del consumismo, dell’usa e getta, delle relazioni part-time e del disimpegno, restare sul mercato non è affatto semplice diceva Bauman. Ad oggi sappiamo che l’industria del cinema subisce il fascino del “commercialmente vendibile” e il più delle volte attori, registi e sceneggiatori devono fare i conti con la frustrazione del sentirsi numeri tra tanti, per restare a galla ci si ritrova a dover cedere ai compromessi del mercato. Il segreto è l’essere attenti, sul pezzo, su ciò che accade nel mercato, ma guardare anche oltre l’orizzonte per mantenere la propria autenticità e soprattutto mantenere alto il proprio tono vibrazionale, poiché quando ti riconosci come persona, anima e professionista, i risultati non tarderanno ad arrivare, così come i riconoscimenti dall’esterno.
Hai più ricci o capricci?
Ma che domanda, ovvio più capricci ahhahhah. Ormai i ricci sono un ricordo estivo occasionale, considerando che porto il capello quasi sempre liscio, però i miei ricci mi ricordano Irene genuina, pugliese, ribelle, briosa, sempre con una grande autoironia.
Quanta energia serve per sentirsi bene?
Demaciado! Vuoi pensare in grande? E allora schermati, preparati all’abbondanza. I miei alleati sono la musica (con frequenze hz a seconda dello stato emozionale che si vuole raggiungere), la meditazione, la connessione con la natura quando non lavoro, la scrittura e la danza che ha un effetto liberatorio. Bisogna lavorarci con l’energia, allenare il pensiero per attrarre la serenità necessaria a compensare i momenti di stress…
Cosa hai fatto questa estate?
A proposito di riconnessione con natura, mare e origini, sono stata nella mia terra, in Puglia dalla mia famiglia. E poi nel frattempo ho girato due spot e un film dal titolo “Rumore” per la regia di Nicola Telesca, distribuito da Rai Cinema, prossimamente nelle sale e di seguito visibile sul piccolo schermo. Il mio ruolo è quello di Natalya, braccio destro del Direttore, austera e professionale … ma non vi dico altro, presto ne sentirete parlare.
È in uscita un tuo lavoro in una co-produzione Italia-Colombia, ci racconti qualcosa?
Si, esatto. Si tratta di un percorso incredibile, che risale allo scorso anno, dopo essere stata scelta come antagonista di un film Colombiano, di lì a 15 giorni ricevo un premio al Digital Media Fest di Roma, per una serie web da me scritta e diretta, dandomi diritto di accedere come finalista al Bogotà Web Fest. Dopodichè ho capito che forse avrei dovuto scoprire perché la Colombia mi stesse inviando tutti questi segnali. Così ho preso un volo, di lì a poco, manager in Sud America, ho girato un Film horror “Shit happens” per la regia di Mancel Martinez, e poi è arrivata l’idea di “Riflesso del Alma”.
Ti è mai capitato di vedere qualcuno per la prima volta e sentire di conoscerlo già o addirittura di sentire un legame molto speciale con quel qualcuno nonostante sia un apparente “estraneo”?
Si, quella sensazione che molti di noi hanno avuto il privilegio di sperimentare è l’origine del cortometraggio “Riflesso del Alma”, una produzione colombo-italiana scritta da due donne che hanno scoperto, attraverso una forte connessione, di essere state sorelle in un’altra vita. Io l’ho provata con Juliana Cortés, nonché attrice e co-autrice del corto “Riflesso del Alma”, conosciuta grazie all’attore colombiano Andrés Sandoval, protagonista della serie Neflix: “La Reina del Flow”. Ci siamo incontrate a Medellin, in Colombia, mentre partecipavamo ad un seminario come relatrici per giovani aspiranti attori della Comuna 13. Un evento di beneficenza in cui ho sentito una forte energia e connessione che partiva da dentro, difficile da spiegare a parole. Dopo quella potente connessione, entrambe abbiamo scoperto che provenivamo forse da vite passate, ed è così che insieme ci siamo sedute a sognare, ridere e piangere per poter poi scrivere “Riflesso del Alma”.
Come si vive in Colombia?
Nonostante difficoltà di base per la differente cultura, e la mancanza della cucina italiana, direi che energeticamente c’è un qualcosa che mi connette così tanto, da sentirla come casa.
Quali sono i temi affrontatati nel cortometraggio “Riflesso del Alma”?
Questo cortometraggio italo-colombiano mostra due donne che si trovano all’appuntamento più importante della loro vita e scoprono di avere la stessa anima in un’incarnazione diversa. Entrambe riflettono sulla sfida che significa per loro essere artisti, anche in tempi diversi. Il corto, prodotto in Colombia, è ambientato negli anni Venti in Italia e oggi in Colombia, attraverso una conversazione tra due scrittrici che riescono a trascendere le barriere del tempo e dello spazio per connettersi con loro stesse.
Che cos’è il “Riflesso del Alma”?
Non è altro che il riflesso dell’anima, che può riflettere su se stessa grazie a simbologie che si riscontrano nella vita terrena e che portano a fare ammenda su se stessi, o può avvenire in connessione con un’anima simile capace di risvegliare la nostra a volte sopita dalla sterile quotidianità.
Chi sono i tuoi compagni di viaggio in questo lavoro?
Decisamente la mia “Hermana del alma”, nonché Juliana Cortés, una sorella colombiana acquisita, e poi il regista Arturo Martinez, e tutta l’equipe di Republica Audiovisual.
Qual è l’appuntamento più importante nella vita di una donna?
Quando una donna si riconosce nel suo valore e accetta pro e contro della sua essenza, della sua forza nelle fragilità e la capacità di rialzarsi nonostante tutto, nella complessità delle sue scelte.
Che cos’è per te la sfida?
Un ostacolo che potrebbe impedire la realizzazione di un bisogno, trasformato in desiderio che si brama raggiungere. Non c’è raggiungimento senza sfida, così come non c’è la valorizzazione del bisogno stesso senza tale sfida.
Ti piacciono le sfide?
Le sfide mi aiutano a superare me stessa, ad andare oltre il sistema di credenza imparito in fase di crescita, mi permettono di superare le zone di confort che annichiliscono e atrofizzano la capacitò di agire. Perciò si, la mia vita si riassume in piccole e grandi sfide, che ho sempre accolto come gradi opportunità per crescere e arricchirmi.
Il cortometraggio sarà presente a qualche festival?
Il corto che è stato girato nell’aprile 2022 ed è attualmente nominato al Festival Smart Films in Colombia e all’Aprilia Film Festival in Italia. Entrambe saremo presenti ai rispettivi Galà dal 6 all’11 del prossimo Settembre 2022.
Progetti?
Come accennavo in precedenza, ho appena terminato in Puglia le riprese del Film “Rumore” ed ora sono impegnata sul set del mediometraggio “Senza Nulla Volere” per la regia di Federico Menichelli. Interpreto il ruolo di Giulia, il teaser è realizzato in Umbria (a Monte Castello di Vibio, Perugia e Assisi), in collaborazione con l’Ass. Mestieri del Cinema Umbri, attiva nell’ambito dell’Umbria Film Commission, co-prodotto da Studio Lumière (Matilde Pennacchi) e Mediterranea Productions (di cui ne sarà anche distribuzione). Il progetto avrà come riferimento storico il 1860, data che segna la nascita reale del Teatro di Monte Castello di Vibio. Il teaser sarà presentato alla prossima 79^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Vuoi aggiungere altro?
Per i prossimi progetti toccherà attendere, poiché sono un pizzico scaramantica e preferisco non dir nulla … ma di certo posso dirvi di non smettere di sognare in grande e di supportare ogni sogno con l’azione e il poter del pensiero. Se avete piacere a seguirmi potete farlo sui miei canali social di seguito:
Official Web Site: www.ireneantonucci.com
FB: www.facebook.com/ireneantonucciofficial