Il teatro comunica la vita

Un ponte che, come un filo sottile, unisce in un corpo unico le opere Shakespeariane con il lavoro scenico di Abraxa Teatro. La ricerca di aspetti densi di significato, storia, emozioni, spunti di riflessioni sono alla base dell’opera “Il rituale della libertà”. La finalità di questo nuovo progetto scenico è compiere, tramite il teatro, un’operazione artistica e culturale che sappia comunicare sentimenti, valori e senso etico intorno alla libertà in generale e alla parità di genere, temi fondamentali per gli esseri umani di tutti i tempi. Senza dubbio Emiliano Genazzini ci conduce in un territorio di riflessione che attraverso la sua tessitura ricerca l’essenza del senso e significato della vita. L’opera sarà in scena al festival Teatro Marconi e poi in tour sia nel Lazio sia in altre regioni italiane oltre che approdare in Perù per un tour di due settimane dove l’impronta teatrale di Genazzini condurrà seminari di formazione.

Il rituale delle libertà in scena al Festival Teatro Marconi, un’anticipazione per creare curiosità e interesse?

Questo nuovo progetto scenico vede la presenza di sette personaggi di opere differenti di Shakespeare: “Lady Macbeth”, “Bruto”, “Riccardo III”, “Porzia”, “Rosalinda”, “Timone d’Atene”. Personaggi che condotti da Ariel, lo spirito de “La tempesta”, affrontano il tema della libertà, attraverso una composizione drammaturgica originale che inizia con un prologo totalmente inaspettato per condurre gli spettatori, durante tutto lo spettacolo, verso un finale a sorpresa. L’intera opera è un susseguirsi di scene con musiche originali tratte dalle opere di Shakespeare che danno un ritmo e una vivacità di grande impatto portando gli spettatori a seguire tutto. Cosa c’è di particolare in tutto questo?

L’evoluzione drammaturgica di questa di questa opera che va dalla tragedia alla commedia. Ci sono scene che sono comiche e scene che sono drammatiche volte al tema della libertà con un nuovo risvolto.

Oggi il teatro è ancora essenziale?

Sì! Il teatro è ancora oggi essenziale. È l’unica disciplina artistica che mette a confronto in diretta lo spettatore con l’artista. Certo, altrettanto fa la musica, ma il teatro ha la possibilità di riunire insieme differenti linguaggi espressivi artistici, tutti nello stesso contesto scenico mantenendo una sua originalità.

Qual è l’obiettivo di chi fa teatro e di chi va a teatro?

L’obiettivo di chi fa teatro è essenzialmente la comunicazione attraverso una condivisione di di sentimenti, emozioni, sensazioni. L’atto teatrale trasmette non solo creatività ma anche la parte più emotiva e emozionale, oltre che portando il senso e il significato di porsi di fronte all’altro in maniera autentica.

Qual è la finalità di questo nuovo progetto scenico?

È un progetto scenico originale. Il titolo fa comprendere immediatamente qual è la finalità dell’opera. Il titolo “Il rituale delle libertà” vuol dire affrontare e vivere la libertà con una disposizione diversa da quella abituale. A ciò si aggiunge la possibilità di avere una visione diversa del senso e del significato che abitualmente siamo soliti avere del concetto di libertà. La mia finalità nel realizzare questo spettacolo è di portare il pubblico verso questo tema che non è scontato.  Come dice l’epilogo: arrivare a un’alba per una nuova libertà.

Il teatro cosa comunica allo spettatore?

Il teatro comunica agli spettatori la vita. Perché l’arte ricrea la vita con tutte le sue differenti sfaccettature. L’obiettivo è quello di comunicare la vita e avere di fronte una vita, quella dello spettatore, e quindi avere una comunicazione diretta e tra queste vite, vivere.

Quali sono i cardini di questa opera teatrale?

Il tema della libertà. La composizione è originale perché prende questi sette personaggi di Shakespeare e li dispone in un contesto assolutamente inconsueto in relazione alle opere stesse. La costrizione di questi personaggi in una nuova storia offre una possibilità diversa di vedere questi personaggi e i loro con contesti. Diciamo si ricrea una serie di condizioni in cui loro, fuori dalla propria storia naturale, ne trovano un’altra e approfondiscono insieme agli altri personaggi una nuova situazione scenica.

Quanto è importante non nascondersi?

È importantissimo non nascondersi. L’artista non può nascondersi altrimenti non è un artista.

Quanta retorica c’è ancora oggi di fronte a temi importanti?

C’è sicuramente molta retorica nell’affrontare i temi importanti. La parte superficiale non penetra nel significato più profondo.

L’arte può aiutare a fare consapevolezza e trasformare la retorica in qualcosa di nutritivo?

Certamente può aiutare. Il problema è sempre l’enorme differenza d’impatto tra la televisione e il teatro.

E Shakespeare è sempre Shakespeare?

Non vorrei cadere anche io nella retorica ma è vero: Shakespeare è sempre Shakespeare.  È uno scrittore geniale, nasconde un mistero sia in relazione alla sua vita sia in relazione al suo lavoro. Le sette opere relative ai sette personaggi offrono tantissimi spunti.

Quanto significato Shakespeariano c’è nelle nostre vite?

Shakespeare è tra di noi, perché i suoi personaggi sono personaggi umani che affrontano una serie di problematiche sempre attuali. Naturalmente, senza un conflitto drammaturgico non c’è opera teatrale e quindi come noi affronta tutta una serie di piccole o grandi tragedie.

Il rituale della libertà ha un cast nutrito?

Nel cast de “Il rituale delle libertà” si sono sei attori: tre uomini e tre donne, in più c’è una voce fuori campo che testimonia la presenza del settimo personaggio. Questo gruppo di attori è coinvolgente, crea un filo sottile che accompagna a comprendere fino in fondo il messaggio che vogliamo inviare allo spettatore.

Quanto è stato difficile mettere in scena questo lavoro?

Ogni opera ha i suoi variegati lati, ci sono aspetti più semplici altri più difficili. La scelta dei sette personaggi ha senza dubbio creato qualche difficoltà nella scelta e nella messa in scena. La difficoltà è stata nell’armonizzare l’insieme creando un discorso unico che portasse verso l’obbiettivo che volevo raggiungere.

E poi dopo il Marconi ci sarà il tour?

Dopo il Festival Teatro Marconi ci sarà un tour. Lo spettacolo è vincitore della sezione sullo spettacolo dal vivo della Regione Lazio, quindi, avrà una serie di tappe sia Roma sia nel Lazio. Dopodiché andremo in tour con alcune tappe italiane.

Progetti autunnali?

I progetti autunnali sono tanti. Siamo una delle sei compagnie in Italia che ricevono delle sovvenzioni dal Ministero della Cultura come teatro di strada. Questo spettacolo sarà presente al Festival Internazionale del teatro urbano e ad altre manifestazioni. Oltre a questo, ci saranno altri impegni, andremo due settimane in Perù per un evento importante dove porteremo il nostro lavoro scenico, oltre che quello didattico. Sono il direttore dell’Università del teatro urbano, organizziamo oltre che corsi formativi anche opere teatrali importanti.

 

 

 

 

 

 

 

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