Il caso è chiuso, ma la verità dov’è?

Casi risolti sulla carta, ma ancora pieni di ombre.

Sentenze definitive, dubbi eterni.

Ci sono processi che si concludono con una condanna. Altri con un’assoluzione. La giustizia, a un certo punto, mette un punto. Ma per chi osserva, per chi indaga, per chi sente che qualcosa non torna, quella verità resta incompiuta.È il paradosso del “caso chiuso”: il fascicolo si archivia, ma le domande restano vive.

Garlasco: la verità a metà.

Chi ha ucciso Chiara Poggi? Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva dopo anni di ribaltamenti, assoluzioni e nuove prove. Ma c’è chi grida ancora all’errore giudiziario. I dubbi sul DNA, sulle impronte, sul movente. Il comportamento freddo. Ma anche l’assenza di prove schiaccianti. Il caso è stato riaperto, per molti, non è risolto.

Meredith Kercher: colpe, assoluzioni, confusione.

Omicidio di Perugia, 2007. La studentessa inglese Meredith viene trovata sgozzata nella casa che divide con Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Condanne. Assoluzioni. Riappelli. Una giostra giudiziaria durata anni. Alla fine, l’unico condannato è Rudy Guede, giudicato colpevole di omicidio in concorso. Ma con chi? La corte dice: “Ha agito con altri.” Eppure gli altri non ci sono più. Assolti. E Meredith, forse, non ha mai avuto giustizia piena.

Marta Russo: il delitto all’università.

Roma, La Sapienza, 1997. Una studentessa viene colpita da un proiettile in testa mentre cammina nel campus. Un omicidio inspiegabile, improvviso, quasi assurdo. Le indagini portano a due assistenti universitari, Scattone e Ferraro. Condannati. Ma con nessun movente chiaro. Nessuna arma trovata. Nessun testimone diretto. Un processo costruito sul vuoto. Eppure, andato a sentenza. Molti, ancora oggi, si chiedono: è andata davvero così?

Il bisogno di chiudere.

Spesso, la giustizia ha bisogno di una conclusione. Per la stampa. Per le famiglie. Per l’opinione pubblica. Ma la fretta di chiudere può sacrificare la verità. A volte si condanna per placare il clamore. Altre si assolve per mancanza di prove, anche se il sospetto resta incollato. La verità giudiziaria è una cosa. La verità storica, un’altra. E spesso, non coincidono.

Giustizia o archiviazione del mistero?

“Caso chiuso” non dovrebbe mai significare “non fate più domande.” Perché ci sono sentenze che lasciano ferite. E vittime che, anche nella morte, continuano a chiedere: “Chi mi ha tolto la voce?”

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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