Bernardo Tirabosco e’ un giovane talentuoso, un artista a tutto tondo, un cantastorie di emozioni e passioni che narrano l’essenza dell’esistenza e dell’esserci attraverso il potente mezzo dell’arte. Riuscire a definire la sua arte e’ impossibile poiché nel suo mondo artistico Tirabosco raccoglie, coglie e traduce nuove forme e possibilità di linguaggi espressivi. Per lui la materia non è considerata solo come mezzo espressivo, ma diviene contemporaneamente origine e obiettivo del suo processo creativo. Attraverso la sperimentazione di tecniche pittoriche e scultoree, la manipolazione di materiali grezzi e il richiamo ad un lessico storico, Tirabosco dà vita ad installazioni, dove risulta fondamentale il dialogo tra il lavoro e lo spazio per il quale è stato ideato. Dopo il conseguimento del diploma magistrale in arti visive (pittura) presso l’Accademia di Belle Arti P. Vannucci di Perugia, fonda nel 2019 Sottofondostudio: laboratorio personale che si è parallelamente evoluto ed ampliato come realtà espositiva indipendente nel centro di Arezzo, dove attualmente vive. Dal 2021al 2023 è assistente di studio dell’artista Giulia Cenci. In questa intervista ci conduce all’interno del suo mondo artistico con delicatezza e forza, armonia e creatività, emozione e passione.
Caro Bernardo, eccoci qui, prima cosa grazie per questa intervista! E poi ci racconti di te: chi sei, che cosa fai, come lo fai?
Mi chiamo Bernardo Tirabosco, ho 32 anni, vivo e lavoro ad Arezzo. Nel 2019, finito il percorso di studi all’Accademia di Belle Arti ho deciso di aprire il mio studio in centro città. In laboratorio porto avanti la mia pratica artistica che si concentra principalmente nella pittura, scultura e installazioni. In passato ho collaborato e sono stato assistente dell’artista Cortonese Giulia Cenci per alcuni progetti e mostre di rilievo internazionale come la Biennale di Venezia.
Perché hai deciso di intraprendere il difficile percorso di artista?
Non c’è una motivazione razionale, credo che la decisione nasca principalmente dall’esigenza di approfondire e portare avanti la propria ricerca artistica, attraverso la sperimentazione di materiali e nuove forme di linguaggio. In altre parole: passione.
Che cosa ti ha spinto verso l’arte?
Fin da piccolo l’arte mi ha sempre affascinato, passavo ore sopra i fogli a disegnare, ero incuriosito e attratto da tutte le forme pittoriche e scultoree. Questa passione ha influito molto sulle mi scelte formative, così ho deciso di frequentare il Liceo Artistico e successivamente di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti dove ho affinato ancora di più le mie conoscenze e imparato che un buon lavoro ha bisogno dell’impulso di un pensiero forte. Queste esperienze sono state fondamentali per decidere di fare della mia passione la mia professione.
Ci racconti un aneddoto della tua infanzia?
Ricordo quella volta che i miei genitori mi portarono al Parco di Collodi, un grande spazio all’aperto a tema con i personaggi della fiaba di Pinocchio, avevo circa tre anni.
Ho ancora bene impresse le sculture dei vari personaggi che spuntavano quasi per caso dal bosco e io ne ero affascinato perché riconoscevo tutti i personaggi già visti nelle immagini del mio libro di Pinocchio.
La più spaventoso di tutti fu la Balena, gigantesca e con la bocca spalancata dove le persone potevano entrare dentro e mettersi in posa per scattare qualche fotografia. La mia mamma ci entrò e io mi misi a piangere dalla paura che la Balena se la mangiasse.
Oppure quando al Louvre, ero sempre molto piccolo, costrinsi i miei genitori a passare ore intere nella sezione dell’Arte Egizia affascinato dalle mummie, soprattutto quelle degli animali come gli uccellini; andavo da una teca all’altra stupito e incredibilmente attratto, non riuscivano a portarmi via. Tornato a casa, pensai bene di fasciare tutti gli animali che avevo come giochi.
La tua prima opera come è nata e quando è stata realizzata?
Non ricordo quale è stata la prima, o meglio, non saprei identificare un “primo lavoro” assoluto come se fosse una sorta di punto 0 o di inizio.
Direi che una prima svolta possa essere ricondotta ad alcune idee che sperimentai al primo anno di Accademia, nel corso di pittura.
Era una serie dei piccoli quadri dipinti a olio, nella tela erano raffigurati una sorta di paesaggi differenti tra loro per colore e intensità di profondità. Interpreto questa serie di lavori come il primo passo verso un momentaneo abbandono della figura in favore di un pensiero che va oltre a ciò che si vede.
Che cosa vuoi trasmettere al tuo pubblico con la tua arte?
Più che cercare di trasmettere qualcosa vorrei far entrare il visitatore nel mio mondo. Specialmente se in mostra presento le installazioni, lavori solitamente più intimi e complessi, difficili da interpretare nell’immediato.
All’interno del mio lavoro creo una narrazione che possa coinvolgere lo spettatore: la storia di come è nata l’idea e dei suoi sviluppi, i dettagli di come ho utilizzato i materiali che espongo e perché il lavoro viene inserito nello spazio espositivo in un determinato modo.
Veniamo alla tua ultima mostra: a che cosa ti sei ispirato?
Sono stato ispirato prima di tutto dalla particolarità della sala espositiva. Non mi era mai capitato di installare un mio lavoro all’interno di uno spazio con pavimento, pareti e soffitto completamente nere, una sorta di White Cube al contrario.
All’inizio ero incerto su come poter intervenire nella sala, mi domandavo su quali lavori concentrarmi per presentare al meglio la mia idea.
Volevo creare un connubio tra pittura e scultura, due pratiche artistiche che ho sempre portato avanti in parallelo ma che non avevo mai esposto insieme. La mostra alla Galleria Comunale è stata l’occasione per presentarle insieme in un unico progetto.
Con quale tecnica sono state realizzate le tue opere?
Il dipinto posto di fronte all’ingresso in sala è realizzato con colori a olio su tela, mentre tutte le sculture presenti sono fatte di sapone e cera con qualche velatura di pigmento naturale.
Progetti, desideri, sogni, emozioni?
In questo momento sto per cominciare una residenza artistica alla fondazione “Il Bisonte” a Firenze.
Il progetto prevede la realizzazione di un mio lavoro negli spazi della Fondazione con successiva mostra nella loro galleria in autunno. Ci sono anche dei progetti importanti per il prossimo anno con gallerie e spazi espositivi che al momento sono in fase di definizione e che spero si possano concretizzare al più presto.