Anestesia digitale

Il 19 maggio Ma Anand Vayu Meera presenterà il suo libro: “Anestesia digitale: Il mondo tante applicazioni fa” presso Eleven club.

   

Il libro parla della nuova tossicodipendenza digitale. Come possiamo rimanere svegli navigando nella nuova realtà interconnessa senza disconnetterci da noi stessi? Non un libro per proporre una soluzione a tutti i problemi digitali del nostro tempo, ma un volume che si pone l’intento di camminare assieme al lettore sollevando questioni e ponendo domande, allenando la plasticità dei nostri cervelli per poter vedere da tanti possibili punti di vista quello che è diventata la nostra vita sempre più a contatto con le macchine. Cos’è possibile creare di differente in e attraverso questa nuova condizione? Come fare per non cadere in una lobotomizzazione collettiva?

L’autrice, Ma Anand Vayu Meera, è psicologa, psicoterapeuta, filosofa, autrice, giornalista e performer. Insegna canto e scrittura evolutiva, storytelling e coaching artistico presso l’Istituto di alta formazione Roberto Rossellini a Roma, Sirio Academy e Accademia Sepe, di cui è la fondatrice. Esperta in ipnosi ericksoniana, tecniche sistemiche, costellazioni psicoevolutive, tantra e meditazione. Facilitatrice certificata per Access Consciousness. Negli ultimi 15 anni ha lavorato con oltre 150 gruppi nella risoluzione di tematiche personali, professionali ed esistenziali. Ci racconta questo suo ultimo lavoro con passione e sensibilità.

Ma Anand Vayu Meera psicologa, psicoterapeuta, filosofa, autrice, giornalista e performer. Insegna canto e scrittura evolutiva, storytelling e coaching artistico presso l’Istituto di alta formazione Roberto Rossellini a Roma, Sirio Academy e Accademia Sepe, di cui è la fondatrice. Ecco, mi chiedevo: chi è veramente Ma Anand Vayu Meera? 

È una domanda alla quale spero sia sempre difficile rispondere, non mi è possibile identificarmi in qualcosa di preciso. Direi di base di essere un animale curioso della vita, entusiasta e sempre alla ricerca di nuove scoperte

A tutto ciò si aggiunga che è Esperta in ipnosi ericksoniana, tecniche sistemiche, costellazioni psicoevolutive, tantra e meditazione. Facilitatrice certificata per Access Consciousness e poi?

E poi amo suonare male tutti gli strumenti che mi incuriosiscono, arrampicarmi goffamente sui tessiti aerei finché qualche figura non riesce, ballare, creare connessioni con persone che sono di ispirazione per me e dalle quali imparare, perdermi nella natura e nella solitudine, sprofondare nella scrittura, guardare cartoni e mangiare caramelle.

Cinque aggettivi che raccontano di lei? 

creativa – pragmatica – disadattata – divertente – lievemente autistica.

Tra tutte le sue processioni quella in cui si riconosce é?

In tutte per gran parte e in nessuna del tutto.

Il suo nome racconta qualcosa di diverso dalla radice italiana ed Europea, quali sono le sue origini?

È il mio nome sannyasin, datomi in parte dalla mia insegnante di Tantra e in parte arrivatomi direttamente, come un suono, che ho scoperto poi esistere veramente.

Quanto la sua cultura influenza e ha influenzato il suo essere nel mondo?

Dipende cosa si intende per cultura e in ogni caso sempre abbastanza;) la mia cultura è sia la mia nativa Cattolica sia quella “da intellettuale di sinistra” che ho respirato sin da bambina, che quella buddista, o l’approccio filosofico, che ho scelto. Tutto ci influenza e tutto viene influenzato da noi, alla fin fine.

Quanto le costellazioni familiari l’aiutano nella sua vita?

Il pensiero sistemico è un approccio alla vita che mi corrisponde molto, essere consapevoli di non essere isolati ma parte di tante reti invisibili che diventano la struttura delle nostre emozioni, di ciò che vediamo, di ciò che crediamo sia reale.. le costellazioni mi hanno permesso di fare luce su tutto ciò che era impossibile da superare, allora, per me, in quanto non ero in grado di vederlo, da dentro i confini dei miei condizionamenti.

Nella nostra società 2.0 c’è davvero integrazione?

L’integrazione è una inevitabile coordinata della nostra vita. Il punto è capire come, quanto, con chi.

L’integrazione che cos’è?

Direi che l’integrazione è in generale essere consapevoli di essere un sistema complesso. Era tecnologica a parte, da sempre siamo interconnessi con tutti e con tutto. Spesso però non ce ne rendiamo conto e forse è lì che nascono un bel po’ dei nostri problemi.

Perché un libro dal titolo “Anestesia digitale”?

I titoli dei miei libri nascono sempre da una suggestione. Ci sono momenti in cui alcune riflessioni diventano protagoniste dentro di me, si fanno largo tra le altre per farsi vedere e io ho imparato che non sono io che scelgo cosa scrivere ma è ciò che vuole essere scritto che sa come farsi ascoltare.

Qual è il focus del suo lavoro?

Il focus è rimanere svegli: farsi le domande che servono a restare svegli. E riconoscere cosa è vero per me, che potrebbe essere completamente diverso da ciò che è vero per chiunque altro.

La tossicodipendenza digitale come si riconosce?

Quando funzioni più dal digitale che dall’analogico, più dal virtuale che dal contatto e dal sapere che arriva dalle tue percezioni, quando sei più nella mente e negli schermi che nel corpo, quando le serie Netflix si sostituiscono a stare in natura, danzare, fare l’amore, essere presenti nel corpo e al corpo e a te. Quando scappi nel non contatto.

Chi sono i tossicodipendenti digitali?

Siamo o siamo stati o saremo un po’ tutti tossicodipendenti, a vari livelli. Non c’è nulla di male. Riconoscerlo è la cura.

Come possiamo rimanere svegli navigando nella nuova realtà interconnessa senza disconnetterci da noi stessi?

la meditazione è un buono strumento. E le pratiche di consapevolezza che ti permettono di riconoscere che tu sei il router, il proiettore, il Wi-Fi e il programmatore della tua realtà.

A quale tipologia di lettore si rivolge?

a tutti quelli che saranno incuriositi e attratti da questo libro anziché pensare che siano tutte c…ate. E anche a quelli che penseranno che sono tutte c…ate.

Cosa vuole stimolare nel lettore con il suo lavoro?

mettere in discussione ciò che ritengo normale senza essermi mai fatto una domanda.

Cos’è possibile creare di differente per cambiare le abitudini da anoressia digitale?

Credo che iniziare a riconoscere dove sia la mia verità sia il passo più importante. E poi imparare a darle credito, renderla qualcosa di valore, seguirla, anziché seguire quello che fanno tutti e che tutti credono sia vero rendendolo vero anche per me solo perché loro sono tanti e io uno solo. La sindrome più diffusa oggi è quella del “se è vero per tanti allora è vero”. Forse sarebbe un buono spunto per un prossimo libro.

Come fare per non cadere in una lobotomizzazione collettiva?

Ricordarsi che ognuno crea la propria realtà e che forse diventare adulti significa proprio saperlo e prendersi la responsabilità di cosa si crea e di cosa si manda in giro nel mondo a fare massa critica. Siamo responsabili di creare tanti pensieri limitanti che vanno in giro ad infettare i pensieri degli altri;) il lobotomizzato tipo è semplicemente un passivo, o un bambino: invece di creare quello che è vero per me mi adeguo a ciò che mi dicono gli altri che è vero

Che cosa si aspetta dal pubblico?

Qualche risata, qualche riflessione, tanti giudizi e speriamo qualche cambiamento in meglio di qualcuno che potrebbe riconoscere un po’ della propria grandezza qui.

Dove promuoverà il suo lavoro?

Ovunque sarà divertente e ovunque sarà richiesto.

Progetti?

Salvare il mondo. Ahahah! No, aspetta. Creare uno spazio di leggerezza così forte da essere irresistibile. Sentirmi libera di essere me e di portare fuori chi sono, senza dover dimostrare nulla e senza aspettative.

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