I miei giorni migliori

“I miei giorni miglior” è un atto unico di Giancarlo Moretti con Giovanna Cappuccio e Ornella Lorenzini, la regia è affidata a Giancarlo Moretti.

La pièce racconta l’incontro tra due sorelle, Paola e Daniela, prima della improvvisa partenza di quest’ultima. La notizia è un fulmine a ciel sereno per Paola che scopre di non conoscere la reale condizione di vita della sorella in quanto troppo presa dalle proprie incombenze familiari e lavorative; una condizione di solitudine e prostrazione che ha condotto Daniela, dal carattere introverso e malinconico, ad una totale mancanza di fiducia nelle persone e nella vita. Tra le due sorelle s’intreccia così un tessuto di emozioni e scontri fatto di ricordi e di possibili futuri, debolezze e sogni, che le riavvicina e che mette a confronto due modi opposti di affrontare la vita.

   

“I miei giorni migliori”, prosegue il lavoro di indagine di Moretti nelle dinamiche del cuore e dell’animo, tra realtà individuale e dimensione sociale, ispirandosi alla realtà quotidiana, come il fenomeno della “sparizione” volontaria di migliaia di persone che abbandonano famiglia e lavoro per annullare la propria identità a causa di eventi scioccanti o depressione ormai inguaribile.

“I miei giorni migliori” segue altri lavori dell’autore sempre incentrati sulle tematiche dell’individuo e della società: Dove sei (2011), Un giorno qualsiasi (2012), Lola D. (2013), Rose di Maggio (2013), La caccia (2014), Con tutto il mio amore (2015), venerdì si gioca (2015), Il figlio cambiato (2017), Stanza a tre (2018), e si inserisce in un’idea catartica di “teatro delle emozioni” per un’esperienza di coinvolgimento profonda dello spettatore nel vissuto dei personaggi. Intervista al regista Giancarlo Moretti.

Una curiosità: quali sono i giorni migliori?

I giorni migliori sono quelli che segnano la nostra vita: l’apice di un percorso, per chi è in cammino, un momento di tregua per chi è chiuso nei suoi muri.

Perché un atto unico?

La durata dello spettacolo è di un’ora e venti minuti ed è esattamente l’arco temporale in cui si svolge la storia rappresentata. L’atto unico dà la possibilità allo spettatore di una visione “immersiva”.

Forse sono pochi i giorni migliori?

Necessariamente sono pochi, ma possono essere decisivi per dei cambiamenti che poi avranno lunghe ricadute.

Che cosa fa un giorno migliore?

Ti lascia qualcosa dentro, qualcosa di buono. Io penso che ognuno ne abbia diritto, ma spesso ci si arriva attraverso momenti difficili. È una conquista, un premio. I giorni migliori non ti sono dovuti.

Di cosa parla la drammaturgia?

È la storia di un distacco fisico, ma al contempo emblematico di un allontanamento morale, interiore. È tanto la storia di una sconfitta quanto quello di una rinascita. Poi questo sarà il punto di vista dello spettatore a decidere quale dei due.

Chi sono Paola e Daniela?

Sono due sorelle, Paola la più grande e Daniela la minore. Un rapporto complesso credo quanto quello che esiste tra tutti i fratelli o le sorelle. Qualcosa di speciale ma che corre sempre sul filo del rasoio. L’intensità ne è la cifra fondamentale. Nel bene e nel male.

Perché Daniela parte?

Parte, va via. Esce fisicamente ed esistenzialmente dalla sua vita.

Perché?

Perché il suo luogo ormai è altrove.

Una partenza improvvisa, cosa nasconde?

In realtà la sua partenza non nasconde ma svela. Svela il suo futuro.

Due sorelle possono anche essere delle estranee?

Estranee mai, lontane sì. Non si può essere estranei in famiglia ma si può essere distanti, indifferenti. È il terreno delle incomprensioni e dei dolori profondi di cui, forse, non si è responsabili ma conniventi sì.

Qual è il carattere di Daniela?

Daniela è una donna molto sensibile, esposta alla vita. Ha slanci e paure. Ha le sue debolezze e i suoi sogni come tutti. Sicuramente è in cerca di un suo equilibrio.

E Paola invece?

Al contrario di Daniela è una donna solida, pragmatica, equilibrata. Ma …quanta fatica per essere così. E talvolta Paola avrebbe voglia di togliersi quest’abito che le hanno cucito addosso.

Così tanta solitudine, perché?

È la distrazione che ci fa essere soli, forse. Ci domandiamo quanto sappiamo degli altri? Servirebbe essere più attenti per essere meno soli e magari, più felici.

Da dove nasce la totale mancanza di fiducia nelle persone e nella vita di Daniela?

Daniela ha un carattere malinconico fatto di sogni forse anche infantili, e la vita le ha riservato delle prove che sono state troppo difficili per lei. Daniela non è speciale, ma è lei, ed in questo rivendica la sua unicità.

Cosa emerge dopo la notizia della partenza?

Le rivelazioni destabilizzano, nel bene e nel male. Possono condurre, però, ad una comprensione migliore di noi stessi e degli altri. È un momento importante per Daniela e Paola, ineludibile per il loro essere “sorelle”.

È una partenza che anticipa un ritorno, oppure?

Questo sarà nelle mani dello spettatore. Sarà lui a deciderlo in base a come vivrà lo spettacolo.

È possibile riavvicinare i mondi di Paola e Daniela?

Certamente, questo è lo spirito della storia. Ma poi dipende cosa ne nasce da un “riavvicinamento”, non è detto che sia sempre una guarigione. Può anche essere solo una presa di coscienza.

Perché c’è bisogno di fare scacco alla vita per cambiare le coordinate emotive e relazionali?

Le crisi sono dolorose ma anche occasioni di cambiamento. Ecco, questa è una storia di occasioni e rinascite. È un dramma, sì, ma non è una storia triste.

Le dinamiche del cuore e dell’animo, tra realtà individuale e dimensione sociale, a cosa si ispirano?

Beh, l’ispirazione viene dalla quotidianità, dal vissuto. Da quello che si vive nella propria condizione individuale e da quello che si percepisce intorno. Un autore è un’antenna che recepisce, una spugna che assorbe. Poi, certamente, ognuno ha la sua sensibilità e sceglie cosa raccontare e come. Ognuno con i propri strumenti e con il proprio punto di vista.

Quante dinamiche accadono nel percorso dell’esistere?

Infinite, mi verrebbe da dire, ma anche, in fondo, sempre le stesse. Infinità varietà nel riproporre schemi fondamentali. Unicità ed universalità, in questo magari consiste l’esistenza?

Chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando?

L’incoscienza di chi scrive è di pensare di avere qualcosa da dire a riguardo. Ma in realtà sono cose troppo grandi per chiunque! Ciò non toglie che andare a teatro, vedere le vite degli altri in scena, ci aiuta a capire chi siamo.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

“I miei giorni migliori” è affidato a due bravissime attrici, Giovanna Cappuccio ed Ornella Lorenzano con le quali ho già lavorato in spettacoli molto complessi, testi di grande difficoltà interpretativa che loro hanno saputo mettere in scena con forza e naturalezza. In realtà è per loro che ho scritto questo spettacolo, perché le volevo in scena insieme come protagoniste assolute. È un piacere affidare i propri lavori alle persone giuste.

Andrete in tour?

Per adesso non c’è ancora nulla, ma lo spero, perché io credo molto in questo spettacolo. Oggigiorno fare un bello spettacolo, però, non è sufficiente affinché possa girare ed essere visto, ci sono tante logiche a monte, ma chi fa teatro in fondo in fondo ci crede sempre!

Progetti?

Tanti! Mi sto muovendo per cercare di concretizzarli. Spero di ritrovarci a breve a fare due chiacchiere e dare delle buone notizie, perché le idee ci sono.

Vuole aggiungere altro?

Sì, ringraziare per questa bella occasione di parlare del mio spettacolo, e ringraziare il Teatro Trastevere per l’attenzione che dà alle mie proposte teatrali, perché, se anche l’arte è girovaga, ci vuole sempre una casa dove tornare.

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