“Storia di un’improbabile corruzione” di Francesco Leonardo Marchionne, per la regia di Prisca Lazzarini, con Laura Alferi, Luca Lo Destro, Francesco Leonardo Marchionne, sarà in scena al Teatro Trastevere a febbraio.
Tre attori si riscaldano prima di entrare in scena, tutto ciò che sanno è che devono portare a termine una riscrittura dell’Ispettore Generale di Gogol’. Corruzione e Paura, protagoniste indiscusse della commedia di Gogol’ condizioneranno gli attori costantemente messi in discussione da degli ordini proiettati su uno schermo, che è la produzione.
Lo spettacolo si dipana all’interno di una “Storia di un’improbabile corruzione” dove non ci sono vie di fuga, tutto si basa sulla costruzione istantanea della scena mediante comandi dettati da un sistema produttivo. Un sistema che segue logiche quantitative a discapito delle qualitative. Un meccanismo che inevitabilmente corrompe gli attori, riducendoli a semplici esecutori di un testo. Si parte con il riscaldamento, viene introdotto poi l’unico elemento scenografico: una quinta a vista. I costumi sono scarni e ogni personaggio è definito da un solo accessorio. La resa dell’Ispettore generale di Gogol’ viene ripetutamente interrotta da cambi di direzione proiettati a mo’ di comandi su uno schermo. Tutte queste sono scelte funzionali a porre in luce quanto un attore debba essere pronto ad accogliere le più disparate richieste, utilizzando il suo unico strumento a disposizione: il proprio corpo. La coralità che contraddistingue l’opera di Gogol’ fatta di circa una ventina di personaggi, è qui riproposta con dodici personaggi lasciati all’interpretazione di solo tre attori, che sono i veri e propri protagonisti di questa drammaturgia. Abbiamo intervistato la regista Prisca Lazzarini.
Siamo arrivati a:”Storia di un’improbabile corruzione”, ci può raccontare perché?
Partendo dalla farsa di Gogol ci siamo interrogati sui temi centrali dell’opera cercando di trovare un punto di contatto con essi. La corruzione ci ha mossi verso un’analisi della nostra condizione di teatranti. Una delle questioni sulle quali abbiamo più dibattuto è stata:
” Il mondo dell’arte, pur essendo l’arte stessa espressione estetica dell’interioritá e dell’animo umano, dunque una forma che esula da qualsiasi schema razionale, può essere corrotto? “
Da qui il il titolo storia di un’improbabile corruzione.
Tre attori e poi?
Una quinta a vista.
Chi è l’ispettore Generale di Gogol?
L ‘ispettore è colui che sa cogliere le opportunità. È l’uomo che si realizza a discapito degli altri, sfruttando ogni occasione che gli si presenta.
Oggi quanta corruzione c’è nella nostra società?
Non volendo essere qualunquista mi astengo dal dare una risposta soggettiva. Aggiungo però una citazione che condivido molto “Il potere corrompe. La mancanza di potere ancora di più.”
E la paura?
La paura è un’emozione primaria e dunque inevitabile.
Come di declinano corruzione e paura?
Corruzione e paura vanno di pari passo con declinazioni diverse a seconda della morale dell’individuo. Ad esempio c’è colui che ha paura di essere scoperto, colui che ha paura di compromettersi e colui che invece ha paura di non riuscire a corrompere.
Corruzione e Paura perché sono protagoniste indiscusse della commedia di Gogol?
La farsa di Gogol si basa su un equivoco. Alla base di questo equivoco c’è la paura dei protagonisti di essere portati in galera e la corruzione è la soluzione primaria che entrambi trovano affinché questo non avvenga.
Ci sarà una possibile fuga?
Per il finto ispettore sicuramente. Quando si è furbi difficilmente ci si perde.
Verso dove?
Sicuramente verso una condizione economica più agiata.
Con chi?
Più che con chi direi con cosa: un bel bottino.
Qual è il messaggio che vuole dare al pubblico?
L’idea è quella di fare capire come a volte i sistemi di produzione, puntando più sulla quantità che sulla qualità, vanno a corrompere attori e opera con l’obiettivo di creare uno spettacolo che non ha nulla se non una sorta di compiutezza no sense.
Chi sono i suoi compagni di viaggio?
I miei compagni di viaggio sono degli artisti incredibili con molta arte, passione e maestria.
Che cosa si aspetta dal pubblico?
Mi aspetto che si diverta e che comprenda come a volte scendere a compromessi non sia la soluzione più giusta.
Andrete in tour?
Speriamo. Per ora nulla di certo.
Progetti?
Molti.
Sassolini nella scarpa li abbiamo?
Sempre, non si può mai camminare tranquilli sennò si perde il conto dei passi che si fanno.
C’è qualcosa che vorrebbe buttare giù dalla torre?
Sicuramente me stessa, se per torre intendiamo la filosofica “Torre d’avorio”.