In un’epoca in cui l’informazione corre veloce e spesso superficiale, emerge una voce che si distingue per profondità, coraggio e sensibilità. Sharon Fanello, giovane giornalista di cronaca nera, si è rapidamente affermata come una delle figure più promettenti e rispettate nel panorama mediatico italiano. Con il suo sguardo penetrante e la sua penna affilata, Sharon si addentra nei meandri più oscuri della società, portando alla luce storie che molti preferirebbero dimenticare. La sua non è semplice cronaca, ma un viaggio nell’animo umano, un’esplorazione delle complessità che si celano dietro ogni crimine. Dopo aver brillato in diversi programmi su Cusano Media Group, Sharon ha trovato la sua vera vocazione nella conduzione di “Fatti di Nera”. Qui, la sua preparazione meticolosa, la sua attenzione ai dettagli e la sua profonda empatia si fondono in un approccio giornalistico unico e coinvolgente. In questa intervista esclusiva, ci addentreremo nel mondo di Sharon Fanello. Scopriremo cosa si cela dietro quello sguardo determinato che scruta le scene del crimine, quali emozioni agitano l’animo di chi si confronta con il lato più oscuro dell’umanità.
Preparatevi a un viaggio intenso e rivelatore nel cuore della cronaca nera, guidati da una delle voci più autentiche e promettenti del giornalismo italiano. Perché Sharon Fanello non si limita a raccontare storie: le vive, le respira e le trasforma in potenti strumenti di riflessione e cambiamento sociale.
Buongiorno Sharon, grazie per essere qui con noi. Iniziamo dal tuo percorso: come sei arrivata a specializzarti in cronaca nera?
Buongiorno e grazie per l’invito. Il mio interesse per il giornalismo è nato presto, ma la passione per la cronaca nera si è sviluppata in questo ultimo periodo. Ho iniziato occupandomi di vari settori dell’informazione, ma mi sono resa conto che la cronaca nera mi permetteva di dare voce a storie importanti, spesso trascurate. Così è’ nata la mia esperienza che nel corso degli ultimi anni si è arricchita e trasformata sì ad approdare a “Fatti di Nera”. È un ambito che richiede grande responsabilità e sensibilità, e questo mi ha sempre affascinato e motivato.
Ora conduci “Fatti di Nera” su Cusano Media Play. Cosa rende unico questo programma?
“Fatti di Nera” si distingue per l’approccio approfondito e rispettoso che adottiamo. Non ci limitiamo a riportare gli eventi, ma cerchiamo di analizzare il contesto sociale e psicologico in cui si verificano i crimini. Diamo spazio alle vittime e alle loro famiglie, mantenendo sempre un equilibrio tra il dovere di informare e il rispetto per il dolore altrui. Inoltre, collaboriamo con esperti per offrire una visione completa dei casi trattati.
Prima di focalizzarti sulla cronaca nera, ti abbiamo vista in altri programmi su Cusano Media Group. Come è stata questa evoluzione professionale?
L’esperienza in altri programmi è stata fondamentale per la mia crescita professionale. Mi ha permesso di sviluppare versatilità e di comprendere diversi aspetti del giornalismo televisivo. Tuttavia, la cronaca nera ha iniziato ad appassionarmi tanto da condurmi dove sono adesso. Quando ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza in questo settore, l’ho colta al volo. Le competenze acquisite negli altri programmi mi sono molto utili ora, soprattutto nella gestione delle interviste e nella costruzione narrativa del programma.
Quali sono le sfide principali che affronti nel tuo lavoro attuale?
Una delle sfide maggiori è mantenere l’equilibrio tra la necessità di informare e il rispetto per la privacy delle persone coinvolte. Inoltre, c’è sempre il rischio di cadere nel sensazionalismo, che cerco assolutamente di evitare. Un’altra sfida è gestire l’impatto emotivo dei casi più difficili. Infine, in un’epoca di informazione rapida, è cruciale verificare accuratamente ogni fonte per garantire la massima affidabilità.
Come ti prepari per affrontare casi particolarmente complessi o delicati?
La preparazione è fondamentale. Studio approfonditamente ogni caso, consultando fonti ufficiali, atti processuali e parlando con esperti del settore. Ho costruito nel tempo una rete di contatti affidabili tra investigatori, psicologi forensi e criminologi. Mi tengo costantemente aggiornata sulle tecniche investigative e sulle nuove tendenze criminali. Inoltre, credo sia importante prepararsi anche emotivamente, per poter affrontare con la giusta sensibilità temi spesso dolorosi.
C’è un caso particolare che ti ha segnato più di altri nella tua carriera?
Ci sono stati molti casi toccanti, ma uno in particolare mi ha profondamente colpita: quello di una giovane vittima di violenza domestica. Lavorare a stretto contatto con la famiglia, vedere la loro sofferenza e la loro lotta per ottenere giustizia, mi ha fatto capire ancora di più l’importanza del mio lavoro. Quel caso mi ha spinto a dedicare più attenzione alla sensibilizzazione su temi come la violenza di genere e la prevenzione.
Come vedi il futuro del giornalismo di cronaca nera nell’era digitale?
Il digitale offre nuove opportunità ma anche nuove sfide. Abbiamo accesso a più fonti e possiamo raggiungere un pubblico più ampio, ma la velocità dell’informazione online può portare a errori e superficialità. Credo che il futuro del giornalismo di cronaca nera passi attraverso un uso etico e consapevole delle nuove tecnologie, mantenendo sempre al centro la qualità dell’informazione e il rispetto per le persone coinvolte. Sarà fondamentale saper utilizzare i nuovi media per approfondire e contestualizzare, non solo per diffondere notizie velocemente.
Quale consiglio daresti a un giovane giornalista che vuole specializzarsi in cronaca nera?
Il mio consiglio principale è di non perdere mai di vista l’aspetto umano delle storie che si raccontano. È importante sviluppare empatia e sensibilità, mantenendo al contempo un approccio professionale e oggettivo. Consiglio di investire nella propria formazione, non solo giornalistica ma anche in ambiti come la psicologia, la criminologia e il diritto. Infine, è fondamentale costruire una rete di contatti affidabili e mantenere sempre alta l’etica professionale.
Grazie Sharon per questa interessante conversazione. C’è un messaggio finale che vorresti lasciare ai nostri lettori?
Grazie a te. Il mio messaggio è questo: la cronaca nera non è solo crimine, ma riguarda vite umane, storie di dolore ma anche di coraggio e resilienza. Come giornalisti, abbiamo la responsabilità di raccontare queste storie con rispetto, accuratezza e profondità. Il nostro lavoro può fare la differenza, contribuendo a una maggiore consapevolezza sociale e, speriamo, a un mondo più giusto e sicuro.
Mentre le luci dello studio si attenuano e Sharon Fanello si congeda con un sorriso che mescola determinazione e compassione, rimaniamo con la sensazione di aver ascoltato non solo una giornalista, ma una vera narratrice dell’animo umano.
In un mondo spesso dominato da notizie fugaci e sensazionalismo, Sharon si erge come un faro di integrità e profondità. La sua dedizione nel portare alla luce le storie più oscure non è solo un atto di giornalismo, ma una missione per dare voce a chi non ne ha più, per illuminare gli angoli bui della nostra società.
Sharon porta una freschezza di prospettiva e un’energia instancabile nel suo lavoro, combinate con una maturità professionale che va ben oltre i suoi anni. La sua capacità di bilanciare il rigore giornalistico con una profonda empatia è un esempio luminoso per le future generazioni di giornalisti. Attraverso “Fatti di Nera” e il suo approccio unico, Sharon non solo informa, ma educa e sensibilizza. Ogni storia che racconta è un tassello di un mosaico più ampio, un ritratto della nostra società che ci spinge a riflettere, a cambiare, a migliorare.
Mentre Sharon continua il suo viaggio nel complesso mondo della cronaca nera, lascia dietro di sé non solo storie ben raccontate, ma semi di speranza e di giustizia. La sua voce, equilibrata e appassionata, promette di continuare a illuminare i casi più oscuri, offrendo non solo informazione, ma anche comprensione e, forse, la possibilità di un futuro migliore.
In Sharon Fanello, il giornalismo trova una degna rappresentante: una professionista che non si limita a riferire i fatti, ma che si impegna a comprendere, spiegare e, dove possibile, a fare la differenza. Il suo lavoro ci ricorda che, anche di fronte alle storie più buie, il potere di una narrazione onesta e compassionevole può gettare luce là dove ce n’è più bisogno, illuminando non solo i casi criminali, ma anche le nostre coscienze.
Mentre l’intervista si conclude, ci rendiamo conto che Sharon Fanello non è solo una cronista di nera, ma una custode di storie umane, una voce per chi non può più parlare, e un faro di speranza in un mare di oscurità. Il suo impegno e la sua passione ci lasciano con la certezza che, finché ci saranno giornalisti come lei, la verità e la giustizia avranno sempre una possibilità di trionfare.