Rossella Angiolini: un grande avvocato

Che vuol dire «grande avvocato»? Vuol dire avvocato utile ai giudici per aiutarli a decidere secondo giustizia, utile al cliente per aiutarlo a far valere le proprie ragioni (Piero Calamandrei)”. Credo si racchiuda in questa frase di Piero Calamandrei l’animo nobile e sempre vicino a chi ha bisogno di Rossella Angiolini. Una donna che ha fatto della sua professione un itinerario lungo tutta la sua vita portandola ad attraversare infiniti lidi, guardando il mondo e le situazioni umane da diverse angolazioni. Ha accolto e accoglie racconti intrisi di dolore e sofferenza e lei, con la sua capacità di accogliere e trasformare, cerca una via affinché il viaggio verso la meta sia possibile seppur con qualche dolore. Chi la conosce sa bene che da lei è possibile avere una mano tesa che infonde fiducia e speranza. Si è raccontata con il cuore solo come poche donne sanno fare portandoci all’interno del suo mondo, della sua intimità lavorativa.

Grazie Rossella per questa intervista, come stai?

Sono al lavoro. È un periodo intenso. Con la pandemia tantissime coppie o conviventi, con o senza figli, sono entrati in crisi, tanto che arrivano al mio studio con una rabbia profonda, non si sopportano più e la separazione sembra l’unica via di uscita.

Una situazione molto complicata, la pandemia pare non abbia insegnato nulla?

Infatti. Sono sicuramente situazioni che con la pandemia sono esplose. Hanno dovuto trascorrere molto tempo insieme, e quando un rapporto è liso e consumato si fa difficoltà a vivere la quotidianità che in una situazione normale viene gestita in maniera indipendente e il tempo da passare insieme è limitato. Così queste tensioni si sono acuite. A tutto questo si sono aggiunti anche i problemi economici, che hanno ampliato la litigiosità, una miscela pronta a scoppiare. È stato come sparare al poligono dove il bersaglio è evidente sotto gli occhi di entrambi.

Potremmo dire che si è smarrito il buon senso di vivere in coppia e proteggere la famiglia?

Hai detto bene! Manca il buon senso. poi sai cosa accade: arrivano al mio studio che sono così litigiosi e si odiano a tal punto che mi chiedo: “Come hanno fatto a vivere insieme, a fare dei figlio?”.

Si dimenticano anche che sono genitori?

Esatto! Si dimenticano anche di essere genitori e quello che rappresenta il bene per i propri figli. La rabbia che c’è tra di loro li conduce a dimenticare tutto quello che hanno costruito fino a quel momento.

Come si fa e cosa serve per mantenere un buon rapporto tra ex?

Serve molta intelligenza da entrambe le parti.

Come si salvano i figli?

È molto difficile. Pensa solo alle conseguenze che questi figli devono attraversare e vivere. Il minimo che possono subire è la confusione e lo smarrimento, seppur s’incide profondamente all’interno di loro creando, spesso, delle anse di dolore profonde. Gli adolescenti sono sicuramente la fascia più colpita, quella che vive più intensamente lo smarrimento e la dolorosità della separazione. Sono dei profondi disagi a livello psicologico.

Come ti proteggi da tutte queste situazioni che smuovono molte emozioni seppur un professionista cerca di proteggersi?

Sono 38 anni che assisto, come avvocato matrimonialista, le persone sia nella separazione sia nel divorzio, posso dirti che non ci si abitua.

Ovvero?

Tenti di distaccarti, ma è difficile, queste situazioni inevitabilmente si assorbono, soprattutto quando ci sono i minori. Inoltre, nel corso degli ultimi 10 anni le conflittualità nelle coppie che conducono poi alla separazione si sono aggravate sempre di più.

Perché?

I conflitti sono molto più violenti. C’è tantissima rabbia, un odio viscerale, litigi sempre più cruenti e quindi si fa davvero fatica ad abituarsi.

Dopo tanti anni di esperienza dovresti avere i tuoi meccanismi di difesa difronte a queste situazioni?

Non è così, credimi, faccio davvero fatica ad adeguarmi. Ciò che fa più male e ti porta a interrogarti è la perdita totale della consapevolezza rispetto alla coscienza di quello che sta succedendo. Tutto questo non emerge solo nelle coppie che giungono al mio studio, ci sono tante relazioni, tante coppie, che apparentemente sembrano unite ma in realtà hanno un sottobosco di litigi e conflitti disarmante, tanto che se arrivano poi a separarsi tutto questo emerge. La separazione porta alla luce quello che per anni se non per decenni è stato taciuto e nascosto.

Secondo te perché, non potrebbero continuare a recitare il copione della famiglia felice che si separa in accordo?

Ti trovi davanti a un giudice e le problematiche iniziano a venir fuori come se fosse il magma di un vulcano in eruzione. Poi, ci sono anche situazioni in cui per comodo o per necessità non giungi alla separazione ma certamente è una vita difficile e estremamente conflittuale. Anche qui chi ne paga le conseguenze più alte sono i figli che assistono a un vero e proprio conflitto.

Meglio una buona separazione che una finta unione?

Esatto! Una buona separazione aiuta a ricreare equilibri andati persi e i figli crescono in armonia per quanto possibile.

Spesso ci sono madri che demoliscono la figura paterna o viceversa, di certo non è producente per la crescita relazionale e affettiva dei figli?

Nella mia esperienza professionale ho osservato che quando una madre cerca di demolire il padre sotto gli occhi dei figli, poi questi figli una volta che sono cresciuti tendono a ribellarsi e chiudere il rapporto con la madre, la allontanano dalla loro vita. Soprattutto se sono maschi, arrivati al momento in cui possono richiederlo al giudice, vanno a vivere dal padre. Hanno questa reazione, fortunatamente non tutti i casi sono così.

Di fronte a questo cosa consigli?

Di mantenere la calma, di dare tempo al tempo, di permettere alla separazione di fare il suo corso attraverso l’elaborazione del distacco, cercando di accogliere la nuova situazione come punto di svolta e non come naufragio. Perché il rischio che poi, se continuano a svalutare la figura del padre o viceversa, i figli si rivoltano contro. L’errore ancora più grave quando il padre con il figlio maschio denigra la madre, ci sono figli che raggiunta la maggiore età hanno completamente chiuso i rapporti con il padre. Sono relazioni che poi non si recuperano.

Riescono ad ascoltare i tuoi consigli?

È difficile. Infatti, ci sono molti adolescenti in crisi, si sentono smarriti, non sanno più dov’è la loro appartenenza, il loro porto sicuro.

Quanto le persone hanno bisogno di essere ascoltate?

Tantissimo. Gran parte del mio lavoro, soprattutto all’inizio, è dedicato all’ascolto, poi chiaramente l’aspetto giuridico entra a pieno titolo quando dobbiamo trovare un accordo di separazione o affrontare una giudiziale.  L’avvocato matrimonialista deve avere molta pazienza, molta comprensione e molto umanità, altrimenti meglio occuparsi di tutt’altre cose. Sai cosa dico sempre: “l’avvocato matrimonialista è come il pediatra”.

Cosa significa?

Il pediatra spesso ha bisogno di accogliere e ascoltare con pazienza e partecipazione le ansie della madre, dei genitori, noi avvocati matrimonialisti dobbiamo ascoltare i bisogni dei nostri clienti, essere una sorta di guida, far intravedere il cammino più sano da compiere insieme. L’avvocato matrimonialista è un ramo molto particolare del diritto dove c’è il coinvolgimento di affetti, di vissuti, di emozioni, dove un matrimonio o una convivenza che finisce è vissuta come un fallimento di vita. Per questo l’avvocato matrimonialista deve avere molta pazienza, molta comprensione e molta umanità.

Nella tua lunga carriera c’è stata anche la politica?

Decisi di occuparmi di politica poiché aveva attinenza, perlomeno per quello che volevo fare io, con la mia attività professionale.

Spiegaci meglio?

Occupandomi di diritto di famiglia e di relazioni familiari, quando mi sono candidata alla mia prima esperienza in Consiglio Comunale e poi sono diventata Assessore, volutamente decisi la delega della scuola e del sociale.

Perché?

Mi offriva la possibilità di occuparmi, di famiglie, di bambini, di anziani, in una parola sola potevo occuparmi della famiglia, riuscendo a dare come istituzione pubblica delle risposte, sul piano sociale e scolastico, che potessero permettere alle madri sole, separate o ai padri soli di poter avere delle risposte per continuare ad avere buoni rapporti con i figli.

Attraverso che cosa?

Mettendo a disposizione i servizi alle donne, alle madri o ai padri soli, oppure a persone che avevano situazioni di difficoltà. Quando sono diventata Consigliere Regionale ho continuato a occuparmi del sociale.

Che cosa hai fatto?

Il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Toscana che è stato istituito con una legge che ho fortemente voluto, sono stata la prima firmataria, perché la Regione Toscana non lo aveva. Così insieme a un gruppo nutrito di altri membri abbiamo presentato la proposta tanto che poi è diventata legge, così è stato istituito il garante per l’infanzia e l’adolescenza. Ecco come ho utilizzato la politica, creando situazioni e proponendo progetti a favore del sociale, delle famiglie, dei minori.

Perché hai lasciato la politica?

Nel momento in cui è diventata qualcosa di diverso ho preferito tornare a dedicarmi totalmente al mio lavoro, non faceva più per me.

Altrimenti non saresti quella che sei.

La politica è servizio, se la fai deve essere solo così, devi seguire degli obiettivi che non devono essere i tuoi ma delle persone che ti hanno votato e continuano a farlo.

Siamo in un momento di grande cambiamento anche rispetto all’identità di genere, qual è il tuo pensiero in merito?

Viviamo in un paese libero e democratico, la nostra costituzione dice che ogni persona ha diritto di esprimere la propria sessualità ecc. ecc. Però tutto deve essere fatto e manifestato secondo un criterio di consenso. Quindi, è essenziale rispettare i diritti di tutti, però ci sono anche dei punti fermi. Dal mio punto di vista un minore che ancora non ha ben delineata la sua sessualità, deve essere messo in condizioni di decidere lui che cosa si sente, nessuno può farlo al suo posto. Se su questo aspetto mi trovi aperta e condivido la scelta della persona, ho un punto di vista diverso per quanto riguarda l’adozione di un figlio in famiglie omosessuali. Ritengo che un bambino o una bambina, per crescere, abbia bisogno di entrambe le figure genitoriali, un padre e una madre, sono altresì convinta che sia fondamentale per il buon sviluppo psicologico e per una crescita equilibrata. Siamo sicuri che i figli cresciuti in una famiglia di omosessuali poi non sviluppino, in età adulta, una qualche mancanza, un qualche bisogno? Ecco questa è la domanda che mi faccio cui ancora non sono riuscita a rispondere? Prima di aprirmi a questo, ho bisogno di chiarire bene questo punto, cosa che ancora, nonostante tutti i miei studi, non ha una risposta che mi soddisfa.

Hai una bellissima figlia magistrato, speravi diventasse avvocato?

Mia figlia è diventata avvocato. Poi, una volta che ha acquisito il titolo mi ha detto: “senti mamma, sono diventata avvocato per farti contenta, ma l’avvocato non lo voglio fare, vorrei provare il concorso da magistrato”. Così è stato, lei è una grande studiosa ed è riuscita a raggiungere la meta che si era prefissata con sacrificio ma anche con grande successo.

Mentre tuo figlio?

Lui si occupa dell’azienda di famiglia con suo padre. Sin da bambino amava andare in azienda tanto che ogni volta che veniva promosso come regalo chiedeva di lavorare tre mesi in fabbrica. È molto bravo, conduce seppur è molto giovane una vita di grande sacrificio.

E poi arriva Backy?

La nostra bellissima cagnolina. Siamo tutti follemente innamorati di lei. Anche mio marito Marco, che ama i suoi pastori tedeschi, è innamorato perso. È la principessa di casa.

Hai qualche sassolino nelle scarpe?

Vorrei … potrebbe sembrare un discorso retorico ma non lo è. Vorrei ci fosse più consapevolezza da parte sia delle istituzioni sia dei miei colleghi. Bisognerebbe che chi amministra le funzioni pubbliche e chi fa il mio lavoro mettesse un po’ più di professionalità. Fare un po’ meno i propri interessi a favore di chi ha veramente bisogno.

Da grande cosa farai?

Continuerò a fare il mio lavoro finché potrò, è parte integrante della mia vita.

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