Il suggestivo Teatro di Documenti diventa scenario il 31 maggio della mise en espace: “Jacques Louis David. Autoritratto di una rivoluzione”, testo teatrale di Camilla Migliori.
La regista Stefania Porrino regala al pubblico la storia di un artista che ha fatto delle sue creazioni messaggio politico: Jacques – Louis David. “Quello che più mi ha attratto in J.L. David è la sua doppiezza d’animo, la sua ambiguità e il suo opportunismo. Dipinge soggetti e scene ispirati ad episodi classici, dove si evidenziano la virtù, l’alta moralità, la lealtà nei confronti della patria, ma poi si schiera dalla parte di Robespierre e sottoscrive la condanna alla ghigliottina di tutti coloro che non aderiscono allo spirito sanguinario del Terrore. Quindi da un lato la virtù e il rigore del senso etico, dall’altro la disumanizzazione di tali principi, fanno di David un artista dalla duplice anima”, ci racconta l’autrice Camilla Migliori.
Il pittore, rappresentante della prima fase del Neoclassicismo, detta prerivoluzionaria, dopo la caduta di Robespierre, è accusato per la sua attività politica, svolta come deputato giacobino. La vicenda è ambientata in una stanza del Palazzo di Luxembourg a Parigi, dove l’artista è rinchiuso insieme ad altri due carcerati. Il periodo turbolento della Rivoluzione francese – i cui eventi hanno portato nel mese di aprile del 1794 alla decapitazione di Danton e a quella di Robespierre nel mese di luglio – sta per volgere alla fine. La Rivoluzione, dopo aver spazzato via l’Ancien Régime, è in crisi. In Francia regna l’instabilità politica. Il pittore vive la reclusione in uno stato perenne di angoscia e i due compagni di cella assurgono al ruolo dei fantasmi di Danton e Robespierre. Dopo una notte piena di incubi, assalito dai sensi di colpa per aver votato a favore di innumerevoli condanne alla ghigliottina, riceve la visita della sua ex moglie. Charlotte tenterà di risvegliare in lui una nuova presa di coscienza politica in nome di un’umanità più giusta e meno violenta. Un’opera di grande pathos capace di raccontare non solo il potere salvifico dell’arte ma la capacità umana di trovare nuova speranza anche nei momenti più bui. Le musiche composte ed eseguite alla chitarra da Lorenzo Sorgi accompagnano il viaggio introspettivo di un uomo che dialoga con le sue paure e che interrogandosi scopre le sue “verità”.
Il cast è composto da: Giulio Farnese (Jacques – Louis David), Nunzia Greco (Madame Pecul), Alessandro Pala Griesche (detenuto che interpreta Robespierre), Giuseppe Pestillo (detenuto nel ruolo di Danton) e Giacomo Segreto (carceriere). Camilla Migliori, regista di prosa, drammaturga, scrittrice, agli inizi della sua attività fonda una sua Compagnia col riconoscimento del Ministero dei Beni Culturali. I suoi testi spaziano dalla commedia al dramma storico affrontando tematiche che trovano riscontro nella nostra società contemporanea e riceve premi, tra cui Premio Spoleto Festival Art, Premio Gerundo, Premio Polifemo, Premio Fersen, Segnalazione Premio Flaiano. Recentemente ha pubblicato tutti i suoi testi teatrali con note case editrici. Camilla Migliori si racconta e ci racconta la sua vita, il suo lavoro e le sue opere.
Grazie Camilla per questa intervista, ci racconta un po’ di lei?
Ho iniziato la mia attività di regista e autrice teatrale negli anni ‘80 fondando e dirigendo una compagnia che per un decennio ha ricevuto il riconoscimento del Ministero del Turismo e Spettacolo. Grazie a questa autonomia organizzativa ho potuto portare avanti una mia ricerca artistica e ho avuto la possibilità di mettere in scena testi miei e di altri autori contemporanei che spaziano dalla commedia al dramma storico affrontando tematiche che trovano riscontro nella nostra società contemporanea. Negli ultimi anni ho anche pubblicato tutti i miei testi teatrali con note case editrici. Per maggiori approfondimenti sulla mia attività rimando al mio sito www.camillamigliori.it.
Un testo impegnativo quello di: “Jacques Louis David. Autoritratto di una rivoluzione”, perché un artista così significativo e complesso?
Nei miei testi teatrali ho sempre cercato di evidenziare il conflitto, può essere un conflitto di idee o confronto tra personaggi, per arrivare alla conoscenza della verità. In questo mio testo sul pittore David il conflitto avviene all’interno del Personaggio stesso in cui si contrappongono l’ideale etico e la sua strumentalizzazione a fini opportunistici e politici.
Che cosa della vita sia artistica sia intima di Jacques Louis David la colpisce? E perché?
Quello che più mi ha attratto e interessato in J. L. David è la sua doppiezza d’animo, la sua ambiguità e il suo opportunismo: dipinge soggetti e scene ispirati ad episodi classici, dove si evidenziano la virtù, l’alta moralità, la lealtà nei confronti della patria, ma poi si schiera dalla parte di Robespierre e sottoscrive la condanna alla ghigliottina di tutti coloro che non aderiscono allo spirito sanguinario del Terrore. Quindi da un lato la virtù e il rigore del senso etico, dall’altro la disumanizzazione di tali principi.
In che modo Jacques Louis David ha fatto delle sue creazioni messaggio politico?
Il grande David conosceva la potenza persuasiva delle immagini e sapeva come influenzare la massa con la sua pittura verso un determinato indirizzo politico.
Il 1700 era un periodo senza dubbio tormentato, un po’ come quello che stiamo vivendo?
Oggi viviamo problematiche e tormenti diversi, non più quelli dovuti alla Rivoluzione nell’89, ma che derivano dall’applicazione di quei diritti che proprio dalla Rivoluzione Francese dovevano trasformare una società ingiusta ad una giusta.
C’è un’assonanza di situazioni tra l’epoca di questo artista e la nostra?
La nostra società è molto più complessa di quella vissuta nel periodo della Rivoluzione Francese, i temi che ci affliggono oggi non si configurano più entro lo schema stato-cittadino, basti pensare a quanto ci sia da impegnarsi ancora per rendere sempre vivi e attuali proprio quei principi fondamentali che sono Libertà Uguaglianza Fratellanza.
Che cosa il pubblico raccoglie da questo lavoro teatrale poderoso?
Poderoso forse è un po’ troppo, ma quello che spero è che il pubblico tra il serio e il faceto, si appassioni a questo periodo storico, ai suoi protagonisti che ci offrono, come David, il chiaro e lo scuro dell’agire umano con i suoi slanci e le sue ambiguità.
Ogni rivoluzione ha in sé una rinascita: in quest’opera dove si concentra il nodo cruciale della trasformazione?
Nel mio testo, la rinascita, dopo il periodo del Terrore, viene invocata dalla moglie del pittore che opererà in favore della pace e della tolleranza per una società più umana e più giusta e che ispirerà a David il capolavoro Le Sabine.
“Le Sabine” sono ancora oggi un messaggio significativo?
Il quadro mostra una donna che separa le due fazioni in lotta tra loro, auspicando la pace. Un messaggio validissimo anche oggi per le donne e per gli uomini. La donna può essere posta a ruolo decisionale nelle vicende umane e politiche della nostra società.
A chi è affidata la regia e perché?
La regia è affidata a Stefania Porrino, con la quale ho già condiviso in passato diverse stimolanti esperienze teatrali e che, come me, è particolarmente attratta dal periodo storico che va dalla Rivoluzione a Napoleone.
Da chi è composto il cast?
Giulio Farnese (nel ruolo di J. L. David), Nunzia Greco (nel ruolo della moglie Charlotte), Alessandro Pala Griesche (nel ruolo di Robespierre), Giuseppe Pestillo (nel ruolo di Danton), Giacomo Segreto (nel ruolo del Carceriere).
Dove debutterete?
Al Teatro Di Documenti a Roma il 31 maggio alle ore 20,45.
Andrete in tour?
Ce lo auguriamo, la compagnia è pronta.
Progetti?
Insieme alla regista stiamo progettando un nuovo spettacolo incentrato sullo scrittore Hermann Hesse.
Vuole aggiungere altro?
Ringrazio per l’interessante intervista e spero di vedervi a teatro.