Autunno e cambiamento: come gestire la paura del nuovo

L’autunno non arriva mai in punta di piedi: lo riconosci subito nell’aria che si fa più fresca, nei colori che virano verso l’oro e il rosso, nel rumore secco delle foglie sotto le scarpe. È una stagione di passaggio, forse la più simbolica tra tutte, perché ci costringe a guardare in faccia l’idea stessa del cambiamento. La natura rallenta, le giornate si accorciano, la luce muta, e insieme a questi segni esterni spesso nasce in noi una sensazione di trasformazione interiore.

Per alcuni l’autunno è poesia pura: i tramonti caldi, l’odore della pioggia, il piacere di tornare in casa con una coperta sulle gambe. Per altri, invece, diventa un promemoria costante che nulla resta fermo, che ogni cosa evolve, e questo può generare inquietudine. Ma perché abbiamo tanta paura del nuovo?

La mente e la stabilità

La nostra mente è programmata per amare la prevedibilità. Le routine ci rassicurano, gli schemi conosciuti ci fanno sentire protetti. L’imprevisto, invece, viene percepito come un rischio: se non so cosa accadrà, non so come difendermi. Per questo il cambiamento, anche quando porta opportunità, ci appare spesso come una minaccia. Non è pigrizia, non è debolezza: è biologia, è istinto di sopravvivenza.

La paura, dunque, non è un nemico da eliminare. È un meccanismo di protezione che ci mette in allerta. Il problema nasce quando le diamo troppo potere: se lasciamo che prenda il comando, rischiamo di rinchiuderci in una gabbia di abitudini, dove nulla cambia ma nulla cresce.

Resistere o accogliere

Due sono gli errori più comuni davanti a una trasformazione: resistere con tutte le forze o cercare di controllare ogni minimo dettaglio. In entrambi i casi si finisce per sprecare energie preziose. Il cambiamento, infatti, non si lascia governare del tutto: accade, scorre, ci investe. Possiamo solo decidere come attraversarlo.

L’atteggiamento più utile è quello di chi procede passo dopo passo. Non serve rivoluzionare tutto in un giorno: basta iniziare da piccoli gesti quotidiani che diventano ancore di stabilità. Un caffè al mattino sempre nello stesso posto, una passeggiata alla stessa ora, una telefonata settimanale a una persona cara. Questi rituali sono punti fermi che ci aiutano a non perdere l’equilibrio mentre intorno a noi tutto cambia.

Dare un nome alle emozioni

Un altro strumento fondamentale è imparare a dare un nome a ciò che proviamo. Quando non riconosciamo le emozioni, queste ci travolgono. Quando invece le identifichiamo – “sto provando ansia”, “mi sento spaventato”, “sono incerto” – iniziamo a prenderne le misure. Scrivere un diario, parlare con qualcuno di fidato o semplicemente prendersi un momento di riflessione diventa un modo per trasformare la paura in consapevolezza.

Il cambiamento fa meno paura quando smette di essere un nemico invisibile e diventa una realtà che sappiamo osservare e descrivere.

Un passaggio, non un ostacolo

Molti vivono il cambiamento come una barriera da abbattere: “Devo superare questa difficoltà, devo vincere questa sfida”. Ma forse la chiave sta nel cambiare prospettiva: il nuovo non è un muro, ma un ponte. Non va sfondato, va attraversato.

Ogni trasformazione porta con sé un insegnamento, anche se all’inizio non riusciamo a vederlo. L’autunno ce lo ricorda con semplicità: le foglie cadono, ma solo così la pianta potrà rigenerarsi in primavera. La natura non ha paura di lasciar andare, e forse dovremmo imparare lo stesso.

Un invito a rallentare

Accogliere il cambiamento significa anche concedersi il tempo di viverlo. Non è necessario avere subito tutte le risposte. Non serve pianificare ogni cosa. A volte è più utile rallentare, respirare, osservare. In un mondo che ci spinge sempre a correre, l’autunno ci invita al contrario: a fermarci, a ritrovare il ritmo interiore, a prepararci con calma al nuovo che verrà.

Il cambiamento non è una minaccia, è la trama stessa della vita. Possiamo temerlo, possiamo cercare di evitarlo, ma prima o poi ci raggiunge. Accoglierlo non significa rinunciare alla sicurezza: significa costruire nuove sicurezze lungo il cammino.

E allora, in questa stagione che profuma di transizione, possiamo imparare a guardare il nuovo non come un nemico, ma come un compagno di viaggio. La paura resterà, ma potrà trasformarsi in un campanello che ci ricorda di prestare attenzione, non in una catena che ci immobilizza.

Il cambiamento non è un ostacolo da abbattere, ma un passaggio da attraversare.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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