È capitato a tutti: un amore finisce, il sogno che aveva accompagnato quella relazione viene ben riposto tra i ricordi. Il nastro si riavvolge, tutto torna come qualche tempo prima. Stesse cose, un quotidiano intenso, poi, la sera, la casa vuota. Non è semplice uscire dalla fine di una relazione, soprattutto se quel rapporto, aveva un significato e un progetto importante. Eppure accade che una relazione termini, anche se era nata sotto i migliori auspici. Il “per sempre”, si sa, non è realtà certa e sicura.
La fine di una relazione smuove una serie infinita di sensazioni, immagini, ricordi; rimesta un vissuto intenso che si intreccia con la sofferenza del presente. La prima emozione è il senso del rifiuto, di non essere all’altezza, di non andare bene. Lo smarrimento arriva come un fulmine nel cielo estivo e colora di scuro l’anima. Tutto si rabbuia, non ci sono più i profumi intensi dell’amore. Quando una relazione termina si soffre, anche se siamo la parte che promuove la separazione. Eppure “le cose”, ti dici, “da un po’ di tempo, non andavano bene”, poi la conclusione, il vuoto, il frastuono dei ricordi. Dopo un primo tempo, dove il caos delle memorie toglie il respiro, le domande si susseguono al ritmo frenetico dei secondi, le emozioni non trovano pace, l’autostima è completamente annullata e il vittimismo è l’unica forma di comunicazione conosciuta, arriva la quiete, apparentemente calma ma che contiene uno tsunami emotivo, del presente. . Ci si rimbocca le maniche e si continua il cammino nel mondo della vita con in tasca un sacchetto di carta che contiene mille e più ricordi.
Così, dopo qualche mese, la rabbia, il risentimento e la perdita di fiducia lasciano il posto all’accettazione; tutto si colloca nella scatola della memoria, in quella nicchia ben chiusa, dove si trovano i ricordi di eventi passati, di momenti nostalgici, di esperienze da dimenticare. È tutto lì, immobile, congelato, chiuso. Il tempo passa, la vita va nel suo consueto tran-tran.
L’unica sensazione che resta, a volte, è il ricordo nostalgico di quel tempo. Ohi, ohi! La vita si modifica ma la nostalgia lascia una malinconia sottile tra le viscere che mal si riesce a gestire, si presenta puntuale, così ci sentiamo emotivamente legati a qualcosa che però è ormai uscito dalla nostra orbita vitale.
Il cammino della vita procede in avanti, non si può tornare indietro nel tempo, si può avvertire il desiderio, a volte molto forte, di riprovare quelle emozioni che ci hanno dato piacere e gioia.
Il ricordo del passato può essere una risorsa se è ben gestita. Basta solo un frammento di vita, in un momento particolare, che resta inciso per sempre nel ricordo.
Andrea Roncato ben lo sa, tanto che recentemente si è raccontato in una confessione hot, dichiarando di aver avuto una storia con la bella e perturbante Moana Pozzi, “quando ancora non faceva la pornodiva”.
“Non l’ho corteggiata, fu lei a chiedermi come fossi a letto. Ci siamo frequentati per sei mesi. Era una persona speciale, con cui potevi parlare di tutto, dalla letteratura alla politica, oltre ad essere una donna bellissima. Poi ha intrapreso la carriera da pornodiva. Nella vita ognuno fa quello che vuole” racconta in un’intervista, tempo fa, a Radio2.
Se questo ricordo è così vivo è possibile ritenere che per l’attore la storia con Moana Pozzi abbia avuto un significato molto particolare e intenso.
C’è da dire che il ricordo stimola il desiderio, promuove l’azione e ri-sintonizza col presente. Smuove abitudini consolidate per indurci a nuovi stati d’animo e spesso a nuove scoperte. In altre parole, ci suggerisce di continuare il cammino nel mondo alla ricerca di qualcosa che possa farci star bene.
Una vita consapevole è costruita ben sapendo che le cose del passato non tornano, non potranno più essere. Insistere a cercare quello che non è più, può condurre a compromettere la propria psiche creando frustrazione e disillusione, tanto da alimentare un sentimento di rabbia.
Taylor Swift oggi ha ritrovato la sua felicità con Calvin Harris. Tuttavia, quando ricorda la sua storia precedente, dice: “Ho appena passato un terremoto del cuore, come un incidente con fuoco e fiamme. L’unico modo in cui potevo sentirmi meglio con me stessa, uscire da quel tremendo dolore di aver perso qualcuno, era scrivere canzoni su questo tema. Per fare chiarezza”.
Anne Hathaway, nel ricordare il suo precedente matrimonio con l’imprenditore italiano Raffaello Follieri, afferma: “Ho imparato che una brutta relazione non è una ragione per aver paura di una relazione nuova. Ma bisogna essere onesti con questa persona su come si è stati feriti e di certo riceverete del sostegno. Tutti hanno dovuto affrontare un dolore d’amore nella vita e, alla fine, è quello che ti renderà una persona migliore nel prossimo rapporto”.
Entrambe hanno sofferto, poi è arrivata la luce; resta il ricordo che diventa esperienza vissuta da narrare senza farsi più travolgere dalle emozioni.
Come si fa a gestire il passato? Come è possibile far sì che la nostalgia del tempo che fu non invada il presente impedendo il futuro? Perché quei ricordi sono così insistenti e presenti?
L’aspetto più importante è elaborare il senso di colpa. Non bisogna mai dimenticarsi che ogni relazione è una lezione di vita, comunque vadano le cose, c’è sempre qualcosa da imparare. Ogni individuo arricchisce, sia anche la persona più complicata che potevamo incontrare.
Se vissuta così, ovvero con la consapevolezza che è un’esperienza, usciamo molto più arricchiti da una relazione; ciò che è stato diventa un ricordo significativo ma non ingombrante. Così lo smarrimento iniziale si trasforma in determinazione, in forza e riusciamo a essere consapevoli di ciò che vogliamo cercare nella prossima.
Non c’è mai un epilogo triste, il ricordo non deve essere ingabbiante ma è importante trasformarlo in risorsa costruttiva. Ogni individuo deve partire dal presupposto che è completo anche da solo. Quindi, per poter ben gestire ricordi di relazioni passate è importante partire da sé stessi per poi riaprirsi all’incontro con l’altro. La gratitudine verso di sé è il primo passo per non farsi ingabbiare da ricordi che potrebbero annichilire.
Certo, i primi giorni di dolore sono belli tosti e non è facile guardare il bicchiere mezzo pieno, ma un piccolo sforzo può portare grandi risultati.
Potrebbe essere utile fare una lista delle cose che abbiamo e ci rendono felici. Una lista scritta in un foglio da portarsi sempre dietro, da tirare fuori nel momento in cui il ricordo diventa assorbente.
La cosa più importante è non lasciarsi travolgere dall’andare della vita nella speranza che prima o poi qualcosa cambi. È fondamentale operare! Quindi mettetevi in moto subito per dare alla vostra vita nuovi stimoli, nuove motivazioni che possano nutrire i vostri bisogni.
Questo ce lo sta insegnando Eros Ramazzotti che, nonostante la triste e dolorosa separazione dalla bella Marica, madre di due dei suoi tre figli, si è gettato in una nuova avventura affettiva. Che dire, il ricordo è stato ben archiviato!
Argomentare intorno al peccato è sempre un’impresa ardua, il rischio di cadere nel banale, nel già detto, nello scontato è molto facile poiché siamo imbevuti di stereotipi, di pregiudizi, di credenze e di idee moraliste che avvolgono la nostra esistenza portandoci lontano dal problema (sempre che il peccato sia davvero un problema!).
Vorrei volgere lo sguardo a questo tema guardando oltre senza il rigurgito della cultura cristiana, portavoce e paladina del senso e del significato del peccato.
La trasgressione esiste da sempre. Appartiene all’umana natura. Siamo tutti almeno una volta caduti nella sua rete e, se proprio vogliamo essere sinceri, non è neppure stato tanto male! Anzi, è proprio divertente giocare a infrangere le regole della cultura borghese più radicata.
Da qualche tempo, però, è accaduto qualcosa: “la trasgressione è diventata di moda”, tanto da travolgere non solo le star ma anche le persone comuni. Forse, guardando bene, sono più queste a cercare visibilità, a mostrare la parte più trasgressiva della loro vita.
Se trasgredisco esisto! È la nuova parola d’ordine per poter navigare in questo mondo.
Se Madonna, con i suoi sessant’anni, la sua fama assoluta, ha ancora la necessità di mostrarsi in maniera trasgressiva su Instagram ci sarà un perché. Tutto viaggia velocemente in rete. Lì si gioca la vita, il successo, l’esistenza, la presenza nel mondo.
La regina del pop posta uno scatto con addosso solo un cappello e una collanina. Un selfie provocatorio che ovviamente centra l’obbiettivo, i like arrivano a migliaia in poche ore, l’immagine in poche manciate di minuti si diffonde.
Con i like virali allo scatto di Madonna, arrivano pure i selfie delle persone comuni che imitano la sua modalità di proporsi al grande pubblico della rete. Tuttavia, lei ha iniziato la sua carriera sapendo gestire con genialità la sua immagine, molto prima che i social diventassero protagonisti assoluti delle esistenze.
Una regina della trasgressione light, capace però di scatenare tempeste mediatiche per il suo gusto di giocare con i tabù, a cominciare dal sesso, (lei da sempre paladina degli omosessuali) e la religione.
Nonostante la sua voracità mediatica osé, la sua vita privata si colora anche di aspetti completamente differenti. Madre attenta, capace di accogliere e dar famiglia ai suoi bimbi adottati, gestisce pubblico e privato con grande maestria. La sua immagine non certo ha inquinato il suo essere madre, moglie, compagna.
Oggi che la tecnologia permette qualsiasi esperienza tutto è più facile. La persona può mostrarsi allo sguardo dell’altro intrecciando la sua vita in esperienze estreme (sessuali, sportive, situazionali, telefoniche, visive, sensoriali, turistiche).
Il mondo è alla portata di un click. Siamo dappertutto, si può sentire chiunque ovunque sia.
Siamo davanti a una nuova realtà: la trasgressione pensata, studiata, organizzata che si propone allo sguardo dell’altro, creando curiosità, interesse, imitazione.
La Kardashian family ci insegna. Kortney, Kim, Khloé e le sorellastre Kendall e Kelye Jenner sono l’esempio americano di quanto più trasgressivo possa esserci. Loro hanno fatto della vita privata una serie Tv, incentrata sulla vita della manager Kris e delle sue figlie. A dare un’impennata al successo della famiglia fu il video sexy girato Kim mentre faceva sesso con il fidanzato dell’epoca Ray J. Il sex-tape rese la curvy famosissima, trasformandola in un’icona trash. Da quel momento è diventata una star dei social e non solo.
Oggi Kim è certamente la sorella più famosa, in grado di coniugare perfettamente vita privata, figli, marito con la sua presenza social.
Justine Mattera è un altro esempio, con le sue immagini hot postate su Instagram. Il suo profilo regala una carrellata erotica di scatti che seducono e catturano l’immaginario delle sue migliaia di follower. Lei, che propone un’immagine di sé accattivante e trasgressiva, nella vita privata mostra un lato completamente diverso. Donna capace di emozionarsi e vivere empaticamente esperienze profonde; madre presente e accogliente capace di gestire la sua vita privala lontano dai riflettori regalando ai suoi figli il senso e il significato della famiglia.
Come spiegare tutto questo? Come è possibile coniugare questa ambivalenza senza eccedere e perdere totalmente le coordinate dell’equilibrio?
Come si fa a infrangere una regola e, quindi, a trasgredire se tutto e il contrario di tutto oggi è ammesso?
L’impossibile sparisce, e con lui quell’adrenalina tanto ricercata crea un brivido vitale. Nell’individuo del nostro secolo c’è il bisogno assoluto di esistere nonostante tutto, così da scegliere qualsiasi strada pur di porsi sotto lo sguardo interessato dell’altro. Oggi sono i like a dare soddisfazione al proprio bisogno esistenziale e per averli siamo disposti a tutto pur di catturare l’interesse.
La nuova regola è diventata: “vivere senza confini”. Non ci sono più barriere che separano il bianco dal nero, il buono dal cattivo. Tutto è omogeneizzato, creando un territorio simile alle sabbie mobili. Questa è l’epoca 2.0, un grande palcoscenico mediatico dove si esiste solo mostrandosi oltre gli schemi. Una società assetata di visibilità dove l’occhio del Grande Fratello non appare solo nella casa. Il privato, l’intimità, la propria vita sono diventati un’esperienza da condividere.
Concludendo: il peccato è solo una credenza che vive dentro alle culture, una parola inserita nel vocabolario che non fa più da spartiacque tra il buono e il cattivo. Tutto esiste solo se incuriosisce e cattura l’interesse dello spettatore virtuale, per farlo tutto è lecito.