La menopausa viene spesso descritta con un linguaggio dolce e rassicurante: “una nuova fase della vita”, “il risveglio della femminilità consapevole”, “un tempo per ritrovare sé stesse”. Io la descriverei con parole diverse: “apocalisse ormonale”, “caldo tropicale in pieno inverno” e “perché sto piangendo davanti a una pubblicità di pannolini?”.
Sì, amici miei, la menopausa è arrivata anche per me. Non che fosse una sorpresa. I segnali c’erano tutti: insonnia, sbalzi d’umore, attacchi di calore improvvisi e quella sensazione costante di voler mordere qualcuno. Rachel dice che sono diventata un mix tra una divinità greca e un forno a legna. Gavin, più poeticamente, sostiene che “il mio corpo emana vibrazioni incandescenti e vagamente pericolose”. Tradotto: sudo come un termosifone impazzito.
I famosi “colpi di calore” sono il mio momento preferito. Arrivano senza preavviso, come ospiti molesti. Una mattina sei seduta tranquilla con la tua tisana alla salvia (che dicono aiuti, ma io sospetto sia solo una leggenda urbana), e il minuto dopo sembri uscita da una sauna finlandese. E non è solo sudore: è un’esplosione interiore, una vampata di fuoco che parte dal cuore e finisce nel reggiseno.
Il bello è che nessuno ti capisce davvero. Le pubblicità mostrano donne serene che sorridono mentre fanno yoga sulla spiaggia al tramonto. Io, invece, ho fatto yoga con la fronte gocciolante, la maglietta appiccicata alla schiena e l’insegnante che mi guardava come se fossi posseduta da un demone tropicale.
E vogliamo parlare degli sbalzi d’umore? Un giorno sei felice come una Bridget Jones al primo appuntamento, il giorno dopo piangi perché il tuo cetriolo si è afflosciato nel gin tonic. Ho passato un intero pomeriggio a rileggere vecchie lettere d’amore (che sembravano scritte da uno con problemi ortografici, ma vabbè) mentre ascoltavo canzoni strappacuore anni ‘80. Kate ha detto: “Pippa, stai facendo una retrospettiva sentimentale o una seduta spiritica?”. Forse entrambe.
E poi c’è il sonno… o meglio, l’assenza di esso. La notte mi rigiro nel letto come una sardina ansiosa. Un occhio aperto, l’altro in bilico, pensieri che vanno da “forse dovrei iniziare a dipingere” a “che fine ha fatto il calzino con le renne?”. Il mio orologio biologico è impazzito, e il mio cuscino ormai ha le mie impronte come un reperto archeologico.
Ma in tutto questo caos ormonale c’è anche un lato meraviglioso, seppur nascosto tra i sudori e le lamentele: la libertà. La libertà di fregarsene, finalmente, delle aspettative. La libertà di dire no, di dire sì, di dire “chi se ne importa, mi metto il pigiama alle 19:30 e nessuno mi giudicherà”. La libertà di essere finalmente, gloriosamente se stesse.
La menopausa non è solo una tragedia greca con inserti termici. È anche il momento in cui impari a guardarti allo specchio e dire: “Sì, magari ho il termostato rotto, ma sono ancora splendida, ironica e con un gin tonic in mano. E questa, cari miei, è pura potenza”.