“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Siamo una popolazione vanitosa rafforzata dallo specchio digitale che porta tutti sotto lo sguardo curioso dell’altro, tanto da attivare una serie di risposte emotive che portano a rafforzare l’esibizione di sé.
La nostra società è in un vortice senza fine, dove l’esibizionismo è il fulcro catalizzatore della vita. Dobbiamo ammetterlo, chi più chi meno siamo tutti suoi figli; ci dà la carica per sentirci vivi. Non dimentichiamoci che anche l’eccessiva chiusura in sé e l’introversione potrebbero avere alla base qualche caratteristica esibizionista.
Attualmente questo fenomeno ha peculiarità più intense e forti di anni fa.
I social network, per non parlare dei talkshow o dei reality, hanno amplificato questa ossessione che condiziona la vita degli individui di tutte le età, senza esclusione alcuna.
I sentimenti moderni hanno subito un cambiamento radicale negli ultimi decenni, tanto che esplorarne la natura, porta inevitabilmente a fare i conti con la vanità, emozione, questa, che domina su tutte le altre. La vanità di cui parlo è in stretta relazione con l’esibizionismo, direi sono due facce della stessa medaglia.
In questo palcoscenico mondano il business, che va dalla moda alla cosmetica, dai consulenti d’immagine ai talentuosi photoshoppatori, dalle veline alle modelle, dalle fashion blogger agli opinionisti di ogni genere, ha trovato terreno fertile, condizionando radicalmente i comportamenti non solo dei personaggi pubblici ma anche della gente comune.
Fa milioni di like e commenti il Ministro che twitta postando una sua foto mentre fa colazione con una fetta biscottata e nutella. Esempi di vita vissuta riempiono la rete così che siamo tutti immersi in un esibirsi comune come se si offrisse una nuova via comunicativa.
Scorrendo le pagine dei social è facile osservare come la gran parte si definisce: “personaggio pubblico, influencer ambassador”, poi se vai a vedere la sua pagina ti rendi conto che non è poi così tanto famoso!
Per non parlare di WhatsApp o Messenger, territori digitali dove le vanità quotidiane hanno il loro palcoscenico. Basta pensare semplicemente alle chat della scuola, di cui tanto si parla, dove le mamme si esibiscono in fantastiche performance dal carattere triste e destabilizzante. Eppure questa nuova comunicazione ha come base il bisogno di esserci nel mondo, costi quello che costi.
Se fino a poco tempo fa l’esibizione apparteneva al mondo ovattato della “ville lumière”, della “dolce vita”, degli “artisti, personaggi della Tv, scrittori, alcuni giornalisti” oggi è al primo posto tra le persone comuni.
La vita sociale e pubblica è completamente dipendente dalla presenza esibita di sé, sia in rete, sia nella vita quotidiana.
L’esibizionismo è il virus del XXI secolo, alimentato dai social e dai programmi televisivi. L’idea di essere celebri, anche solo per pochi minuti, crea un vortice di piacere simile a una sostanza generando, poi, dipendenza.
La qualità dell’incontro con l’altro ha lasciato spazio alla banalità. Così troviamo immagini di influencer nude che catturano like e commenti pur di essere viste e ammirate dalla popolazione social.
È una “modernità liquida”, fondata sul precariato dei sentimenti e sulla ferita profonda che crea la solitudine dei rapporti reali.
Un nomadismo esibito che accarezza la vanità creando una voragine che intrappola.
C’è una corsa alla costruzione di network e relazioni attraverso il fascino indiscreto di un’immagine esibita, con in cuore il desiderio di creare occasioni di incontro e di conoscenza con un’apparenza artificiale. Allora viva Photoshop per modificare fotografie e renderle accattivanti e seducenti. Il ritocco stimola una curiosità maggiore e fa apparire desiderabili.
Una logica da palcoscenico imbevuta di esibizionismo e del suo contrario, il voyeurismo. Un prodotto che si coniuga con esistenze annoiate alla ricerca di un brivido per sentirsi vive.
Come è possibile gestire al meglio l’esibizionismo per farlo diventare una risorsa? È possibile senza mettersi in copertina o utilizzare il corpo come catalizzatore di sguardi?
Non neghiamolo, il riconoscimento da parte dell’altro è essenziale per la nostra vita. Sin da piccoli ne abbiamo bisogno per costruirci come persone. Ciò, però, non deve assolutamente sfociare in un atteggiamento bulimico, come quello cui assistiamo nei vari ambiti della nostra società. Oggi c’è una costante ricerca sempre più amplificata di mostrarsi.
Sagace è la descrizione di Belén fatta da Selvaggia Lucarelli. La divina Rodríguez è generosa nel regalare ai giornalisti spunti per poter parlare di lei, a differenza di altri personaggi che non mostrano la loro vita. Monica Bellucci, ad esempio, è sempre molto sobria e schiva nel mostrarsi.
Belén non ha timori nel mostrarsi a trecentosessanta gradi, tra uno spacco che si apre vertiginosamente, nascosto da un finto candore con cui si sorprende se la fotografano nuda su un’isola mentre fa kamasutra col fidanzato. Il corpo di Belén sembra solo il mezzo per mantenersi quella fetta importante di celebrità, il resto, beh, sembra molto superficiale. La soubrette non ha ancora mostrato la parte di sé che può far pensare a una sottile intelligenza, tutto ruota intorno alla sua bellezza. La quale può nutrire in un primo momento, se ben esibita, ma poi cosa resta della relazione con l’altro?
Per alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e non solo la bellezza è senza dubbio parte fondamentale del comportamento esibizionista che si tinge di caratteristiche al limite della patologia, dove il corpo esibito è miele che attira.
Una come Belén perché deve ricorrere a mezzucci per accaparrarsi il pubblico?
Adesso c’è pure il toto De Martino e la loro love story che sembra essere sbocciata a nuova vita. Esibire l’amore o vivere l’amore? Una rivisitazione del “to be or not to be”. Vedremo!
Per non parlare dell’avvenente Francesca Cipriani che si è presentata seminuda in una trasmissione televisiva, tanto che la security non voleva farla entrare. La sua provocazione non ha confini!
La Ferragni dove la mettiamo? Lei non perde occasione per presentarsi ai suoi seguaci in pose osé senza temere il giudizio del marito che non evita di postarla nuda sui social.
L’altro esibizionista per eccellenza, Gianluca Vacchi, ci ha da sempre regalato un corpo scolpito, qualche chiappa al vento con il mitico costumino bianco che cinge il gioiello, giovanissime fidanzate e una vita a cinque stelle superior.
L’esibizionismo è davvero attraente? Oppure semplicemente è la nuova deriva che come uno tsunami travolge tutto e tutti?
Senza dubbio crea un immaginario che stimola il desiderio e attiva una sorta di eccitazione. Pensiamo al video diventato virale di due che amoreggiano ad alta quota.
Ubriachi prima di salire sul volo, si sono conosciuti in coda per il check in e hanno decisamente esagerato mettendosi ad amoreggiare davanti a tutti i passeggeri a bordo dell’aereo Ryanair che li stava portando da Manchester a Ibiza.
Così, in men che non si dica, le loro vite sono diventate pubbliche. Ora tutti sanno che lui è Shaun Edmondson, ha trentuno anni e aspetta un bambino dalla sua fidanzata. Lei, Tracey Bolton, ha trentanove anni, tre figli. Che dire… l’imprevisto di un bicchiere di troppo?
È diventata una moda fare effusioni ad alta quota!
Vuoi vedere che adesso creeranno delle zone comfort per chi vuole provare l’ebrezza dell’amore in volo?
Scherzi a parte, cerchiamo di comprendere se è possibile imparare a gestire l’esibizionismo al fine di farlo diventare una risorsa.
È molto difficile, poiché lo sfoggio non va confuso con la capacità di sedurre, sono due modalità l’una all’opposto dell’altra. Tant’è che la seduzione è un gioco tra due persone che stuzzicano fantasie e l’una crea un’attrattiva erotica nell’altro.
L’esibizionismo è per sua natura la carezza incisiva della vanità, giocata in stretta relazione con il proprio sé che ha bisogno di mettersi in luce. È portavoce di un bisogno profondo che spesso nasce dall’insicurezza o da una personalità spiccatamente narcisista.
“Voglio essere visto a tutti i costi! Utilizzerò ogni mezzo purché l’altro mi veda!” è lo stimolo che mette in moto la spinta a mostrarsi, tanto che è difficile individuare un comportamento che permetta di attenuare questo fenomeno tanto da trasformarlo in qualcosa di positivo.
Per cui, cari amici che amate esibire il vostro esserci al mondo intero, ricordate che la vera via per esserci e non essere dimenticato è vivere nell’autenticità di sé, sapendo ben gestire i propri limiti e proteggendo le proprie virtù. Ognuno di noi è perfetto grazie alle proprie imperfezioni.