Il 3 febbraio debutta al Teatro Porta Portese lo spettacolo “Il tempo supplementare” di Roberto Russo. Ideazione scenica, musica e regia di Francesco Maria Cordella. Interpreti dell’opera Irma Ciaramella, Francesco Maria Cordella. Il tutto si snoda e annoda in una trama narrativa che vede uno scrittore di successo e un’attrice. Un uomo e una donna, messi in contatto da una terza persona: il produttore Lupoli. Sandra Tanel, l’attrice, incontra Raul Corduas, lo scrittore inviata da Lupoli, il produttore per richiedergli un testo da utilizzare come materiale drammaturgico per il suo laboratorio teatrale. Intende affidarsi al verbo del suo autore preferito, che dopo averla messa sulla graticola con la sua sprezzante ironia nei confronti del mondo del Teatro, le offre un testo inedito e incompleto. L’incontro evolve in una relazione che solo in apparenza sembrerà scorrere secondo un binario consueto per Corduas, abituato da Lupoli a ricevere sempre la stessa tipologia di donne. Questa volta Sandra sembrerà recitare un copione nuovo, in cui Lupoli, incarnando il ruolo del deus ex machina, offrirà a Corduas una possibilità di salvezza. Potremmo dire riassumendo che “Il tempo supplementare di Roberto Russo racconta dell’eterna contrapposizione tra Bene e Male, raffigurato dall’agone spirituale tra l’Uomo e la Donna. Il simbolo del contendere è rappresentato dalla parola scritta che dal foglio di carta prende vita e si trasforma in materia in movimento, generando azione e relazioni tra gli esseri umani. Il dogma del teatro, dapprima deriso e banalizzato dallo scrittore Corduas, è elevato a Rito Sacro grazie all’integrità dell’attrice capace di credere nella “parola”, facendo fiorire la tensione intellettuale ed emotiva tra i due personaggi fino a generare una fatale attrazione erotica. In questo modo viene svelata la rappresentazione scenica del Doppio, dimensione inconscia proiettata inconsapevolmente nello spazio dallo scrittore Corduas e vissuta dall’attrice in una continua alternanza metaforica tra Verità e Finzione, Morte e Speranza fino alla catarsi finale” dice Francesco Maria Cordella che ne ha curato con maestria l’ideazione scenica, la musica e la regia. Abbiamo intervistato l’autore Roberto Russo.
Eccoci arrivati a “Il tempo supplementare”, ha a che fare con il calcio?
No. È una metafora mutuata dal calcio ma non si riferisce all’ambito calcistico. É un tempo in più. Una possibilità.
Quanti tempi supplementari ci sono?
Nella vita, pochissimi. Quasi nessuno.
La vita ha il suo tempo supplementare? Perché?
Il tempo supplementare è una speranza più che una certezza quindi, a voler essere realisti, la vita difficilmente presenta un tempo supplementare. Tutti siamo dominati da Kronos. Il tempo ci schiaccia e ci deforma. Avere un tempo in più sarebbe un grande dono.
Chi sono i suoi compagni di viaggio?
Ne “Il Tempo Supplementare” sono Irma Ciaramella e Francesco Cordella
Come autore come si racconterebbe?
Un battitore libero sicuramente. Detesto qualsiasi conventicola e/o setta. Subisco il fascino di una pluralità di stimoli: dalla storia, al sociale, alla quotidianità, al grottesco e al surreale. Sono un autore lirico. O almeno mi piace definirmi tale.
Maschile e femminile l’uno di fronte all’altro con un terzo che sembra fungere da collante, perché?
Nel caso del Tempo Supplementare il ruolo del terzo è quello del Male. È Mefistofele. Lupoli, che appare solo in voce, non è il collante, è la Fine della speranza.
Nella vita c’è sempre il terzo?
Il tipo di terzo di cui parlo può esserci. E allora la vita si muta in disperazione assoluta.
Torniamo alla sua opera: di cosa parla?
É l’incontro fra un autore teatrale, antipatico e misogino, ed un’attrice piena di bei sogni. Nel giro di qualche ora daranno vita ad una sarabanda infernale nella quale l’esito potrà’ essere una Rinascita o un Perdersi.
Il teatro è ancora così significativo?
Lo è dal punto di vista ideale, filosofico. È una delle pochissime “cose” umane rimaste.
Che cos’è l’incontro e quanto è significativo l’incontro tra attrice e regista?
Molti incontri nel corso del tempo tra attrici e registi, attrici e produttori sono stati violati, davvero è un tema così denso di eventi?
Tra bene e male che cosa c’è?
C’è l’occasione. Quella che ti trascina da un lato, o dall’altro. È questione di istanti.
La parola scritta è traccia e possibilità, oppure?
È illusione. Nel senso che ognuno spera che quanto lascia di scritto possa essere una propria traccia. Ma dall’altro lato potrebbe esserci soltanto l’oblio. Anche in questo caso, domina il “Caso”.
Cosa vuole comunicare al pubblico con il suo lavoro?
Che laddove si presentasse il dono di un tempo in più, bisognerebbe avere la forza di coglierlo o, al contrario, la fortuna di non riconoscerlo.
Il dogma del teatro che cos’è?
Non esiste un dogma del teatro che di per se è anti dogmatico. Sono esistiti invece vari dogmi, o idee dominanti, su come fare teatro e su cosa dire in teatro. In entrambi i casi parliamo di aberrazioni.
Ma perché il teatro ha un dogma?
L’unico dogma accettabile dovrebbe essere quello della Bellezza
Progetti targati 2023?
Ad aprile al teatro Tor Bella monaca, La Rosa non ci ama con Cloris Brosca e Gianni De Feo. Un testo su Carlo Gesualdo e su Maria D’Avalos e sul pernicioso Sentire Comune che genera sangue.
Vuole aggiungere altro?
Prendiamoci sul serio, ma non troppo.