Istinto sano

Il 28 gennaio si inaugura la mostra d’arte contemporanea mostra arte contemporanea “Istinto sano” dell’artista Sahar Khalafi a cura di Federica Fabrizi. La mostra resterà alla galleria Art Gap sino al 17 febbraio 2023. Sahar Khalafi è nata a Teheran, in Iran nel 1997, ha iniziato nel 2015 gli studi in matematica ma nello stesso momento si appassiona al teatro. In seguito, decide di cambiare rotta per seguire la sua passione, il teatro, intraprendendo gli studi in recitazione teatrale e cinematografica che termina nel 2019. A 19 anni scopre, quasi per caso, guidata dal pennello, il suo talento nella pittura. Inizia a collaborare con diverse gallerie nella sua città natale e questo la porta a confrontarsi con diverse personalità del settore che incoraggiano Sahar a proseguire il percorso intrapreso. Oggi vive e lavora a Firenze.

   

Paolo Martellotti, architetto e museografo, scrive di lei: “La tecnica che l’artista utilizza è quella del segno piatto e rapido della grafica, come se la velocità fosse l’unica chiave adatta a fissare i dettagli dei sogni che si manifestano nel breve spazio di tempo che intercorre fra il sogno e la memoria cosciente. Ma poi le stesure di colore a campiture piatte, il complesso decoro, ottenuto dall’impazzito moltiplicarsi di dettagli spesso raccapriccianti, sembrano voler recuperare un poco della lentezza del disegno di un tappeto e segnare il tempo necessario al passaggio fra l’inconscio e la coscienza della superficie sotto la propria mano […]La grammatica è secca e senza segreti e le parole senza ombra e senza chiaroscuro diventano figure, personaggi ricorrenti che appaiono e scompaiono disegno dopo disegno, come altrettante maschere scese dal carro di Tespi a interpretare ruoli diversi. Maschere a cui Sahar, mentre toglie il velo davanti ai propri occhi, tenta di strappare contemporaneamente il sipario che nasconde le ambiguità e le miserie. Sahar ha intrapreso un viaggio dall’Iran all’Italia ed ha incontrato lo spirito del Surrealismo che percorre la cultura europea da Bosch a Dalì, ma la sua chiave per una totale libertà di racconto, non è solo la scrittura automatica, è piuttosto la convinzione di poter uscire dalla propria pelle per potersi guardare dall’esterno. Negli interstizi tra l’essere e l’apparire che gli assomiglia come l’immagine riflessa assomiglia alla cosa, Sahar tratteggia le sue protagoniste che ostentano maternità desiderate o subite, femminilità aggressive o umiliate, sessualità sfrontate o represse. E fra tutte queste maschere, indossa e toglie le proprie”. La mostra curata da Federica Fabrizzi è un viatico virtuoso di emozioni e sensazioni. Federica ci racconta questa sua creatura pennellando di nuova luce l’arte contemporanea che permette di cogliere l’essenza che proviene anche da artisti di altri territori. Una mostra tutta da vivere in uno spazio espositivo che permette di contattare la parte più profonda dell’essere nel mondo attraverso i colori, le sfumature, i chiaroscuri di Sahar Khalafi.

Sabato 28 gennaio ci sarà l’inaugurazione della mostra dedicata a Sahar Khalafi, è un’artista nata a Teheran, che cosa la rende unica e intensa?

La prima volta che ho visto le opere di Sahar Khalafi ne sono rimasta rapita e sedotta perché riesce a rappresentare con un linguaggio del tutto personale e originale la sua esistenza nella profondità dello spirito umano di forze potenti, estranee al controllo dei sensi, della volontà e della ragione. Nelle sue opere le potenze dell’inconscio si redimono, si frantumano le catene della razionalità e vengono in superficie. Quando l’artista racconta si vede che ogni singola parola trova la sua rappresentazione in quel mondo che sembrava enigmatico e indecifrabile a un primo sguardo, dove Sahar unisce figure e forme impossibili a cose o persone comuni, spesso sotto alcuni aspetti non sembrano correlate, in sorprendenti giustapposizioni. Ogni opera sembra una visione e suggestione che l’osservatore deve completare con la propria sensibilità.

Una mostra d’arte a cosa si ispira quando viene organizzata?

Una mostra d’arte può essere paragonata a un racconto che ha l’obiettivo principale di valorizzare l’artista e le sue opere. Tale racconto viene divulgato soprattutto mediante il progetto allestitivo perché è il mezzo con cui il curatore comunica il messaggio ma esso non deve mai prevalere sulle opere che sono fondamentali ai fini del messaggio stesso. In linea generale ogni evento è una presentazione in cui c’è un far vedere e un veder fare: presentare, rappresentare, mostrare e raccontare. Ogni mostra è come una composizione drammaturgica perché il curatore quando scrive un progetto, elabora una composizione di azioni e situazioni, quindi, è una vera e propria sceneggiatura che ordina azioni e situazioni in cui si esprimono codici plurimi.

Cosa cerca l’organizzatrice quando seleziona gli artisti?

Emozione, talento e originalità: tre ingredienti fondamentali per un’artista che vuole trovare il suo posto nel mondo dell’arte ed essere riconosciuto come tale.

L’artista che esporrà le sue opere è una creativa che spazia in più arti qual è il suo punto di forza?

Il punto forza di Sahar Khalafi sta nella potenza dell’inconscio a cui attinge costantemente durante il processo creativo perché è proprio in questa dimensione che riesce a soddisfare pienamente tutto ciò che accade. Si tratta della costruzione di una realtà assoluta e libera. Di fatto Breton affermò “Puro automatismo psichico attraverso cui si intende esprimere verbalmente, con la scrittura o qualsiasi altro metodo, il vero funzionamento della mente. È il dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica e morale”.

A 19 anni scopre, l’artista scopre quasi per caso, il suo talento nella pittura, come si forma?

Subito dopo aver scoperto il suo talento, inizia a produrre instancabilmente le sue opere ed ebbe subito un grande successo presso molte gallerie del suo paese d’origine con cui iniziò una florida collaborazione. Tutto questo ha portato Sahar a confrontarsi con diverse personalità del settore che la incoraggiarono a proseguire il suo percorso d’artista.

Quanto della sua cultura si ritrova nelle sue opere?

Nelle opere di Sahar Khalafi si vedono chiaramente molte influenze della cultura persiana, in particolar modo la miniatura che l’artista riesce a rinnovare con il suo stile personale e riconoscibile, riuscendo a combinare il concetto tradizionale di decorazione con un gusto speciale per il pittorico. Le sue composizioni rivelano un coraggioso talento espressivo, specie nell’armonia dei colori: scene composte da una moltitudine di figure coprono pagine senza quasi lasciare vuoti, le distanze sono espresse dalla sovrapposizione degli oggetti, tutti illuminati allo stesso modo, con un risultato di splendida policromia.

L’occidente come accoglie artisti provenienti da paesi medio orientali?

Ormai è abbastanza noto che moltissimi artisti occidentali si sono ispirati al mondo orientale e medio orientale, fino ad ottenere una vera e propria interazione artistica continua che connette le varie culture. Il Medio Oriente, purtroppo, è una terra di aspri conflitti con una situazione socio-politica delicata, molto discutibile e complessa, in cui vivono molti artisti che vogliono farsi ascoltare da tutto il mondo. I mezzi e le voci che questi artisti hanno sono completamente diversi ma è proprio questa diversità che li rende ancora più interessanti nel panorama artistico internazionale.

La Toscana, Firenze, quanto influenza l’artista?

In queste opere l’artista chiaramente non è stata influenzata dall’arte fiorentina anche perchè sono opere prodotte nel 2019 quindi antecedenti al suo trasferimento a Firenze ma chissà un domani non è detto che Sahar non rimanga affascinata e sedotta dall’arte dei grandi maestri rinascimentali ma sarà molto difficile che includa nella sua arte dei riferimenti a un’arte così distante dalla sua concezione anche di realismo, spazialità e volumetria, completamente assenti nelle sue opere.

Che tipologia di tecnica utilizza?

Sahar realizza le sue opere con pennarello su carta, guidata da un libero fluire del pensiero e delle immagini che si legano tra loro in modo apparentemente incongruente, se osservate con la razionalità cosciente, ma secondo logiche che appartengono esclusivamente alle forze profonde dello spirito.

Cosa si aspetta dal pubblico?

Questa è una domanda che ho posto anche io all’artista e la sua risposta è stata: “vorrei vedere le loro reazioni di fronte alle mie opere ma io non ho nessuna aspettativa e non mi aspetto nulla”.

È stato difficile far vita al catalogo che narra di questa artista?

Assolutamente no, anzi è stato molto divertente e stimolante.

Progetti futuri?

Lo scopo di ogni artista è trovare il suo posto nel mondo dell’arte, quindi, sicuramente continuerà a raccontare le sue storie toccando gli animi dell’osservatore.

Vuole aggiungere qualcosa?

Vi ringrazio per l’attenzione dimostratemi.

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