Assassino organizzato e disorganizzato: due volti della mente criminale

Dietro ogni delitto c’è una scena. Una stanza, una strada, un frammento di vita interrotto. Ma oltre agli indizi materiali, la scena del crimine rivela qualcosa di più profondo: la mente dell’assassino. Gli investigatori sanno che non esistono soltanto tracce fisiche, ma veri e propri modelli comportamentali che parlano del colpevole ancor prima che venga identificato. Tra questi modelli, due categorie emergono con forza: l’assassino organizzato e l’assassino disorganizzato.

L’assassino organizzato

L’organizzato è il calcolatore. Pianifica, prevede, controlla. Non agisce d’impulso: sceglie la vittima, seleziona il luogo, prepara la scena. Spesso porta con sé gli strumenti necessari al delitto e, terminato l’atto, si preoccupa di ripulire o occultare. È un criminale che vuole mantenere il potere anche dopo la morte della vittima, cancellando le prove e ingannando gli inquirenti.

Il suo comportamento denota intelligenza, autocontrollo e sangue freddo. Molti serial killer rientrano in questa tipologia: capaci di condurre una vita apparentemente normale, di mimetizzarsi nella società, di costruire una doppia identità. L’organizzato è un predatore: osserva, studia, colpisce. La scena del crimine che lascia dietro di sé è ordinata, coerente, quasi chirurgica.

L’assassino disorganizzato

Il disorganizzato, al contrario, è l’improvvisatore. Agisce per impulso, spesso travolto dalla rabbia, dal desiderio o dalla frustrazione. Non pianifica, non controlla, non prevede. L’attacco è improvviso, caotico, e la scena del crimine porta i segni di questa confusione: oggetti sparsi, colpi multipli, prove abbandonate.

Il disorganizzato raramente porta con sé un’arma: utilizza ciò che trova sul posto. Non pensa a coprire le tracce e spesso lascia dietro di sé impronte, DNA, testimoni. È più vulnerabile, più facilmente identificabile, perché la sua azione è specchio della sua fragilità psicologica. Non c’è freddezza calcolata: c’è tempesta emotiva.

Due archetipi, una sola verità

Nella realtà, però, i confini non sono mai assoluti. Molti assassini mostrano tratti di entrambe le categorie: un piano iniziale che degenera nel caos, un impulso improvviso che si trasforma in rituale. La mente criminale è fluida, sfuggente, e gli archetipi dell’organizzato e del disorganizzato servono più come bussola che come mappa definitiva.

La distinzione resta però fondamentale per il profiling investigativo. Capire se un delitto porta la firma di un organizzato o di un disorganizzato significa intuire la personalità dell’autore, il suo grado di autocontrollo, il suo livello intellettivo, il suo modo di rapportarsi alle vittime.

L’organizzato ci parla di un predatore che vuole esercitare dominio e controllo. Il disorganizzato ci rivela una mente tormentata, incapace di gestire la propria rabbia o frustrazione. Entrambi, però, mostrano il lato oscuro dell’essere umano: il bisogno di esprimere violenza, di trasformare l’altro in oggetto di potere o sfogo.

Lo specchio della psiche

Osservare una scena del crimine è come osservare un ritratto. L’assassino organizzato ci restituisce l’immagine di un cacciatore freddo, lucido, metodico. Il disorganizzato ci mostra la brutalità incontrollata, la furia cieca, la fragilità che esplode in violenza. Due volti diversi, ma entrambi figli della stessa oscurità.

Eppure, ciò che inquieta davvero è che dietro questi archetipi non ci sono mostri alieni, ma esseri umani. Persone che, in modi diversi, hanno lasciato cadere ogni freno, trasformando la mente in un’arma. La loro logica può sembrare incomprensibile, eppure è leggibile: basta osservare il luogo del crimine, ascoltare il linguaggio delle tracce.

La scena del crimine non mente mai. È lì che l’organizzato e il disorganizzato lasciano la propria firma. Ed è lì che investigatori e criminologi trovano le chiavi per entrare nei corridoi più bui della psiche umana.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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