Se non appari non esisti: l’apparire è essere

È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni (A Beautiful Mind)”. La ragione logica del grande amore tra Ottavia Fusco Squitieri e Pasquale Squitieri è racchiusa in un’equazione misteriosa che si apre alla storia narrativa nel libro appena uscito che l’attrice piemontese, moglie di Pasquale, ha dedicato alla loro storia d’amore.

Nu piezzo e vita” è un saggio d’amore e passione, di vita e destino, di possibilità e realtà, di oggi e domani che riassume un viatico d’amore ed esistenza unica e assoluta. “Come l’amore cresce dentro di te, così cresce la bellezza. Perché l’amore è la bellezza dell’anima”, scrive Sant’Agostino. Ancor più l’amore e l’empatia sono le due tra le tante atmosfere esistenziali che si sono dipanate in 14 anni di vita insieme. Ottavia ha ben chiaro il tragitto che ha fatto, sa bene l’uomo che ha incontrato, conosce la donna che è, tanto da vivere ancora una vita in compagnia (emozionale) con Pasquale. L’amore tra Ottavia e Pasquale è un amore assoluto. Ottavia ci regala il suo mondo con partecipazione e passione, con forza e saggezza perché nulla si perda bensì si trasformi nelle infinite declinazioni esistenziali di un esserci l’un per l’altro.

Ottavia, chi è, cosa fa, cosa ama?

Se non fosse tanto presuntuoso dirlo, Ottavia è un’artista della sua vita e dei suoi talenti. In dono ho avuto molti talenti, la gratitudine nei confronti della vita è infinita. Cerco di mettere a frutto i talenti che la vita mi ha donato nel miglior modo possibile. Per la cronaca Ottavia è un’attrice, una cantante, lavora tantissimo con la musica. Anzi se mi chiedessero di scegliere tra cantare o recitare, sceglierei di cantare.

Perchè?

Cantare è quello che amo, adoro raccontare in musica il mio essere attrice.

Ma c’è di più?

Ottavia è anche una scrittrice. Da poco è uscito il mio ultimo libro “Nu piezzo e vita”, un lavoro interamente dedicato a mio marito Pasquale Squitieri. Lì è raccolto il mio amore per Pasquale, lettera per lettera.

Sei partita da un concetto importante per stendere questo manoscritto?

Sono partita dal concetto di “Nomen omen”, di antica romana memoria, ovvero nel nostro nome è racchiuso il nostro destino. Almeno così credevano gli antichi romani. Per cui ogni lettera del nome e del cognome di mio marito, Pasquale Squitieri, mi evoca un ricordo che ho riportato all’interno dei capitoli del libro. Un itinerario alfabetico che risuona con la sua presenza nel mondo, la sua traccia indelebile di grande uomo e indimenticabile compagno di vita.

Un libro denso di senso e significato?

Si! Anche se nel libro si ride spesso. Pasquale era un uomo divertente. Questo lavoro è una specie di riassunto evocativo delle mie emozioni. Non è stato facile comunicarlo, ma alla fine la tessitura della narrazione è stata esattamente come l’avevo nella mia mente. Però tornando alla tua domanda iniziale, Ottavia è anche una scultrice.

Quando hai scoperto di avere un talento da scultrice?

Durante il primo lookdown ho scoperto di avere un talento manuale. Un pittore della modellizzazione. Non mi ero mai avvicinata a quest’arte. Ho fatto il liceo scientifico, ho un percorso di studi pragmatico non artistico.

Come è stato scoprire di avere un nuovo talento?

Coinvolgente come se attraverso le mie mani fluissero emozioni che andavano a nutrire il mio bisogno di espressione artistica. È stato molto bello e importante cogliere questo lato di me, tanto che tutt’ora sto continuando a plasmare e creare con le mie mani.

Inoltre?

Ho fatto delle mostre, stanno venendo fuori delle cose molto bene.

Riassumendo Ottavia chi è?

Alla fine, Ottavia è tutto questo, oltre che essere una donna che sta continuando a cercare di essere sé stessa fino in fondo. Fino all’ultimo attimo della mia esistenza continuerò a lottare per esserlo. Non è sempre facile, soprattutto in questo mondo di maschere e mascherati.

Che cos’è davvero difficile?

La cosa più difficile è la lealtà! Oggi è una giornata dove sono particolarmente amareggiata per alcune cose. Mentre ti dico tutto questo mi stanno venendo le lacrime agli occhi perché è un mondo in cui manca il valore della lealtà.

Che cos’è per te la lealtà?

Per me sta al primo posto, prima dell’amore prima dell’amicizia. Senza lealtà non c’è vita vera. Dobbiamo aprirci alla lealtà con fiducia se vogliamo vivere una vita autentica. In fondo: “per gli altri l’altro siamo noi”.

L’Io-Tu di buberiana memoria?

Come il concetto di Vinicius de Moraes: “La vita è l’arte dell’incontro, sebbene ci siano tante divergenze lungo la vita”. Affermava il poeta brasiliano che la vita è arte dell’incontro, è empatia, è rapportarsi l’un l’altro nella propria dimensione essenziale della presenza e dell’assenza.

Oggi è davvero così nelle relazioni?

Oggi c’è mancanza di questo, speravo che in questi anni drammatici, segnati dalla pandemia, le cose cambiassero ma tutto quello che sta accadendo sottolinea altro. Mi auguravo ci fosse una nuova consapevolezza. Forse, come diceva Einstein – stiamo riempiendo l’intervista di citazioni – “nel terzo millennio ci sarebbe stata l’evoluzione spirituale dell’uomo”. Di certo noi non la vedremo, ma questo Medioevo dell’anima che stiamo vivendo è precursore di un vero, nuovo Rinascimento. Adesso siamo nel mezzo di un mondo oscurato, impaurito, chiuso, è una cosa che dà una grande tristezza, grande angoscia, ci sono dei momenti difficili.

Cosa ne è di Murphy?

Murphy pronunciò la storica frase che lo rese celebre: «Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo», a questo dovremmo aggiungere la legge gravitazionale, non è possibile che tutto vada storto, ci vorrebbe un po’ di tregua.

Ci sarà?

Temo che questa oscurità sarà lunga.

Cosa possiamo fare?

Tenere duro.

Quanto è difficile raccontare un grande amore?

È stato difficile. Quando la casa editrice a gennaio 2021, mi chiese questo libro – ero reduce da un libro intervista su Nino Benvenuti – d’istinto dissi di sì. Lo avevo in mente da po’, credevo fosse solo una questione di tempo.

Invece?

Ho firmato il contratto a gennaio 2021 e sono entrata in una crisi nera. Barbara, per più di un mese non sono riuscita a scrivere un rigo, non avevo lo stimolo ad avvicinarmi al computer fintantoché non successe una cosa.

Ce la puoi raccontare?

È stata una situazione un po’ mistica, ci credo a queste cose, come se ci fosse un’energia che a un certo punto ti conduce a fare consapevolezza e sbloccare delle ingessature emotive. Era il 18 di Febbraio, giorno dell’anniversario della morte di mio marito, ero già a letto, in quel momento mi venne in mente l’inizio del libro. Non avevo voglia di andare nello studio, aprire il computer così presi dei fogli e iniziai a scrivere. La mattina dopo ho continuato così che in breve tempo il libro era pronto. La cosa che avvertii come se questo libro l’avessimo scritto a quattro mani: Ottavia e Pasquale, noi due insieme ancora una volta, per sempre.

Ci sono state difficoltà nella stesura?

No! Tutto è avvenuto in maniera fluida. Solo nella correzione bozze – come spesso accade – ci sono un po’ di difficoltà. Capita che il correttore delle bozze non comprenda il senso, allora devi nuovamente rimetterci le mani. Quindi, per tornare alla domanda: quanto è difficile raccontare un grande amore, direi più che raccontare un grande amore è raccontare il grande amore! Dopo Squitieri solo un extra terrestre potrebbe cogliere la mia attenzione.

Perché?

Con Pasquale ho sperimentato la completezza dell’amore, di un rapporto, di essere l’un per l’altra, di viversi in un corpo unico seppur rispettando le proprie individualità e caratteristiche. Era il mio assoluto. La completezza che il rapporto con Pasquale mi ha dato a livello esistenziale, sentimentale, erotico, sessuale, creativo, personale è talmente completa che, davvero Barbara, è difficile pensare a una sostituzione. Non c’è sostituzione, è impossibile.

Non hai nessun desiderio riguardo all’amore?

Essendo innamorata dell’amore, in questo momento mi dispiace non sentire più le farfalle nello stomaco, vorrei prima che arrivasse la casa di riposo tornare a rivivere quel sentire così emozionante.

Si possono sentire in tanti modi le farfalle nello stomaco?

Eh, sì; ma sentire le farfalle nello stomaco quando aspetti con trepidazione che giunga l’ora dell’appuntamento, è qualcosa di unico, guardi l’orologio, manca mezz’ora, allora sei lì che fremi. Ecco, mi piacerebbe riprovare questa emozione, le altre le ho continuamente. Però quelle dell’attesa del corteggiamento, dell’innamoramento è una cosa diversa, intensa, unica. Sono 5 anni che non le avverto più, seppur non ho alcuna voglia di convivenza.

Non ti sposeresti di nuovo?

Sono stata sposata una volta nella vita con mio marito. Tengo tanto al suo cognome. Le nostre fedi sono al mio dito, tutte e due, insieme al nostro anello di fidanzamento e resteranno nel mio dito fino a quando non ci sarò più. Lui non era ricco. Pasquale, in un’intervista, disse: “l’unica cosa che io posso lasciare un Ottavia è il mio cognome”. Voglio portare il suo cognome, ne vado fiera. Sia con il libro sia con il premio Squitieri, che stiamo organizzando, cerco di mantenere vivo il suo ricordo, è tutto quello che posso fare. Per essere ancora la sua compagna di vita.

Quello che stai facendo è molto bello!

Ne sono assolutamente convinta.

Una curiosità, la “P” nel libro, è provocazioni perchè non passione?

Nel nome Pasquale Squitieri c’è una sola P. Tra passioni e provocazioni, sicuramente lo rappresenta di più provocazioni. Subito dopo ho messo “A come Amori”, lui aveva la straordinaria capacità di vivere l’attimo, il presente, il qui ed ora. Quindi, questa è passione per la vita, gli amori, l’amore.

Pasquale cosa diceva riguardo agli amori?

Diceva sempre che le donne più importanti della vita di un uomo solo due: la prima e l’ultima. Io sicuramente sono stata l’ultima.

Tu e lui due affinità elettive. Leggendo il tuo libro ho costruito una frase che dal mio punto di vista racchiude l’essenza del tuo lavoro e del tuo amore con Pasquale. Te la leggo.

Certo.

La solitudine accarezza l’immaginazione portando tenerezza mascherata da un’ira intensa perché l’essere si può solo rappresentare in un infinito che cozza con il qui e ora dell’assenza? È questo un po’ l’itinerario del libro?

Si! Un’unica correzione, anziché che cozza, io direi abbraccia. Ecco così: “La solitudine accarezza l’immaginazione portando tenerezza mascherata da un’ira intensa perché l’essere si può solo rappresentare in un infinito che abbraccia con il qui e ora dell’assenza”. Se metti abbraccia, è vero, c’è l’essenza del nostro incontro. Siamo stati insieme 14 anni dal 2003, ci siamo sposati nel 2013, lui è mancato nel 2017. Il nostro incontro è stato basato costantemente sul qui ed ora. Sul non sprecare nulla, nessun attimo della nostra vita. Ogni istante che abbiamo vissuto insieme, belli o dolorosi, abbiamo vissuto tutto con intensità abbracciandoci sempre l’un l’altro. Tra noi c’è sempre stata una grande passione unita a una forte empatia, un eros intenso che passava dal corpo e dalla mente, tornava al corpo, a volte condito con un po’ di gelosia ma sempre assoluto. Come le nostre litigate che poi si trasformavano in ironia e pacificazione. Tutto era abbracciare il qui ed ora. Bellissimo il tuo concetto.

Torniamo alle cose più terrene, il libro dove sarà presentato?

Il libro ha già avuto dei passaggi televisivi all’interno dei salotti di Pino Strabioli e Bortone, sto aspettando di registrare con Costanzo. Poi, c’è un tour on the road dove raggiungeremo alcune città italiane, soffermandoci poi a Roma, dove organizzeremo un evento più istituzionale.

L’ultima cosa che hai fatto in teatro?

“La strana coppia” con Claudia Cardinale, con cui ho vinto anche il premio Flaiano. È stata una meravigliosa soddisfazione professionale. È arrivata la pandemia, tutto si è fermato. Adesso si vive una sorta di morte artistica. Se non si appare non esistiamo.

Tu sei un’artista più di cinema o di teatro?

Come diceva Pasquale, il cinema è il luogo del regista, il teatro è il luogo dell’attore. Io ci sguazzo in teatro. È il mio mondo.  Amo il rapporto con il pubblico. In scena potrei fare qualunque cosa. Nella vita magari ci penso un po’ ma in teatro, tutto può accadere. Però prima di tornare a fare teatro sono impegnata in altre cose, come promuovere il libro.

 

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