Martedì 21 marzo torna a Teatrosophia una produzione firmata Teatrosophia dopo il grande successo ottenuto nella scorsa stagione. Si tratta di “Nessuno dopo di te”, scritto e diretto dal direttore artistico Guido Lomoro. Una nuova versione, con un nuovo cast di attori di grande talento, Alessandro Mannini e Tony Scarfì. Uno spettacolo in cui si mescolano la parola, la poesia ed il movimento scenico e coreografico, quest’ultimo curato dalla danzatrice e coreografa Maria Concetta Borgese. Una storia d’amore intensa, inaspettata, tormentata, bramosa, smodata, appassionata, coraggiosa, scandalosa.Una storia d’amore vissuta tra coraggio e paura. Un tumultuoso viaggio interiore. Lo spettacolo narra l’intreccio e l’incontro/scontro tra due anime, l’una bisognosa d’amore, l’altra votata alla rassegnazione, entrambe incomplete e travagliate. Diego, benestante, ha una vita dopotutto risolta ma affaticata da un inguaribile bisogno di amare e di essere amato. Mirko ha fatto una scelta “ai limiti” sfruttando l’unico talento che pensa di avere. Vive a metà. Nell’assoluta certezza di non meritare un’esistenza migliore. S’incrociano a distanza più volte fino a che arriva il momento dell’incontro. Ne nasce una storia, carica di non detto, vissuta in una gabbia: in comune hanno un alibi che consente ad entrambi di proseguire la loro relazione. Diego, sfidando la comune morale, insegue questo amore, combatte anche per dare una seconda possibilità alla vita di Mirko. Ma quest’ultimo è frenato dalla paura e dal profondo senso di rassegnazione. Accade però qualcosa, di indotto o forse casuale che lo costringe ad una scelta. Alessandro Mannini e Tony Scarfì si raccontano e ci raccontano questo loro intenso lavoro che tanto appassiona il pubblico.
“Nessuno dopo te” o nessuno dopo di voi?
Nessuno dopo di te è un po’ una promessa in una relazione. C’è un lungo percorso che ci porta a pronunciare quelle parole. Lo stesso vale tra un regista e i suoi attori. Speriamo di aver fatto nostri i due protagonisti a tal punto da non poter davvero più immaginare nessuno dopo di noi. Questa messinscena ha già subito un cambio cast rispetto alla scorsa edizione; quindi, non sempre è una cosa scontata.
Perché interpretare una storia d’amore intensa, inaspettata, tormentata, bramosa, smodata, appassionata, coraggiosa, scandalosa?
Sicuramente lo spettacolo nasce da un’esigenza dell’autore, Guido Lomoro, che scrive il testo di getto, in una commistione di prosa e poesia, dove “ordinario” ed “extra-ordinario” si incontrano, scontrano e collimano nella performance live del palcoscenico. C’è troppo “non detto” dietro ad ogni frase per limitarsi a cogliere l’essenza della pièce da una semplice lettura. Andava sicuramente interpretata, sviscerata, vissuta.
Tutto questo dove vi ha portato oltre ad avere un grande successo la scorsa stagione?
Come detto, lo spettacolo è venuto fuori dalla penna di Guido Lomoro, durante la claustrofobia del lockdown. Quindi l’anno scorso c’era tanta voglia di tornare sul palcoscenico e di far conoscere questo testo al pubblico. Il successo che ne è conseguito è stato un imput per Lomoro per approfondirlo e scavare all’interno delle anime dei due personaggi attraverso una nuova messinscena e persino un nuovo cast. A dirla tutta, è stato leggermente modificato anche il finale.
Guido Lomoro è esigente?
Guido è esigente come qualsiasi regista con cui ci sia capitato di lavorare. Ovviamente lavora in modo da offrire al suo pubblico un’esperienza unica e significativa, il ché è anche il nostro obiettivo sulla scena. Abbiamo avuto grande libertà di espressione e di confronto per arrivare a cucire questi due personaggi sulla nostra pelle, senza grossi limiti o imposizioni.
Perché una nuova versione? Cosa mancava alla prima messa in scena?
Non sappiamo esattamente cosa mancasse. Probabilmente adesso lo spettacolo ha acquisito più sfumature, pur puntando in realtà ad una regia più asciutta e semplice della precedente. Potremmo osare dire che sia più autentico.
Quanto è difficile mescolare parola, poesia e movimento scenico e coreografico?
Entrambi nel nostro passato attoriale ci siamo imbattuti in diversi stili e generi performativi, dal teatro prettamente di prosa a quello più fisico, senza l’ausilio della parola.
Questo tipo di lavoro però richiede ancora più attenzione e precisione scenica perché tutti i livelli convivono e coincidono in armonia tra loro, ed è importante che nessuno di questi prevalga sull’altro.
Di fatto l’opera di cosa tratta?
Tratta di una storia d’amore tra due anime che sembrano indissolubilmente legate e completamente sciolte allo stesso tempo.
Quanta paura e quanto coraggio serve in una storia d’amore?
Oserei dire tutta la paura e tutto il coraggio che abbiamo. Alle volte la paura stessa di donarsi a qualcuno o di perdere una persona nella nostra vita diventa motore dell’azione del coraggio. Trovare il coraggio di Amare, magari esperito anche attraverso la paura, credo doni tutto un altro sapore ad una relazione.
Che cosa narra lo spettacolo?
L’incontro/scontro tra Mirko e Diego. Il loro modo di entrare in relazione con l’altro, sia dal punto di vista fisico che emotivo; le loro resistenze che emergono di continuo; e soprattutto l’impatto che un’altra vita ci lascia quando entra in intimità con noi.
Voi chi interpretate?
Alessandro Mannini interpreta Diego, un ragazzo che apparentemente ha tutto dalla vita ma avverte l’insopportabile mancanza di qualcuno con cui condividerla; Tony Scarfì invece interpreta Mirko, un escort di professione che dopo alcuni momenti difficili nel suo passato, crede di aver finalmente trovato un suo posto nel mondo, fino a ché non incontrerà Diego, pronto a stravolgere la sua vita.
Perché a volte si vive a metà?
Per mancanza di coraggio.
La vita che cos’è?
Potremmo dare un milione di risposte a questa domanda o forse nessuna. La vita è ciò che accade, ciò che decidiamo che accada e alle volte va al di fuori di ogni controllo. A Mirko e Diego capita un po’ questo, perdono il controllo ma forse non riescono ad abbandonarsi davvero alla vita.
L’incontro con l’altro cosa rappresenta?
Una sospensione, un cambio della propria percezione sensoriale e dello spazio tempo. Una continua conoscenza di sé tramite l’altro. Per i nostri personaggi rappresenta soprattutto un motivo per cui lottare.
Quanto è importante stare con l’altro in armonia e condivisione?
È essenziale! Ascoltare i compagni in scena è una delle basi nel mestiere dell’attore ma in questo spettacolo ogni gesto, ogni spostamento, ogni respiro ha un’eco nell’altro che plasma continuamente la scena, la inonda. E se non si viaggia in totale armonia e condivisione si rischia di naufragare.
Chi sono i vostri compagni di viaggio?
Diego è un ragazzo che ha avuto tantissimi no nella vita ma che, nonostante ciò, continua disperatamente a cercare quel si. Mirko crede di aver trovato il suo posto nel mondo ma non ha il coraggio di affrontare il suo passato
Andrete in tour?
Non è prevista alcuna tournée per il momento ma si sta già lavorando in vista della prossima stagione. Vogliamo che lo spettacolo arrivi il più lontano possibile.
Progetti?
Alessandro: Nel prossimo mese sarò al Teatro Elicantropo di Napoli diretto dal maestro Carlo Cerciello con uno spettacolo che si chiama Tender Napalm di Philip Ridley Tony: Nel breve termine tornerò in scena con uno spettacolo che ha debuttato a Roma lo scorso anno e che adesso andrà in una piccola tournée italiana
Volete aggiungere altro?
Beh, venite a Teatrosophia dal 21 al 26 Marzo. Abbiamo detto già tanto a parole ma c’è molto altro da vedere sulla scena.