“Quando giri per la città. È difficile incontrarla. Ma non perdi di vista mai. Gli occhi nudi sul volto. Dai silenzi vicine voci umbratili. Sono scritte sui muri. Dei cortili nelle notti coloniali (…) Sopra i campi di grano. Le sottane in su. Fanno odore di mare. Nelle navi degli inverni da passare. Donne in amore (Gianna Nannini)”. Le donne in amore sono quel battito d’ali che conducono dentro a una storia, a un vissuto, a un respiro aprendo un orizzonte dove la vita dipana la sua appartenenza nell’andare oscillante del qui e ora, abbracciato al là e allora, affinché ci sia un domani. Non è mai semplice cogliere l’attimo che rapisce uno sguardo, un’esistenza, un possibile tramato nelle anse nascoste dell’essere perché l’amore, si sa, in tutte le sue variegate alchimie è sempre qualcosa di unico e assoluto. L’amore si insinua negli anfratti più nascosti dell’essere e per questo l’esserci-con acquista quella declinazione narrativa che si fa storia e vissuto. Marco Belocchi racchiude, nel suo lavoro teatrale, tre monologhi dal sapore del possibile nell’impossibile atmosfera delle domande intime e raffinate con sé stesse, in un dialogo che diventa il logos della propria vita ognuna con la sua dimensione. Come ogni artista sa: “è soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni (A Beautiful Mind). Tutto questo Marco Belocchi ben lo conosce e lo regala al suo pubblico con “Donne in amore” in scena il 10 luglio al Festival Teatro Marconi.
Caro Marco, il 10 luglio al Festival Teatro Marconi ci sarà il debutto di “Donne in amore”, noi siamo curiosi e vogliamo sapere qualcosa?
Ciao Barbara, ciao a tutti! Parliamo dello spettacolo “Donne in amore”. Debutterà al Teatro Marconi il 10 luglio. Non è un debutto assoluto, lo spettacolo è stato presentato in anteprima a marzo al Teatro Ecuba. È un piccolo teatro di 50 posti. Adesso, per qualche giorno, lo mettiamo in scena al Festival Teatro Marconi. Sicuramente lo riproporremmo anche il prossimo inverno in un tour per poi approdare al Teatro Tordinona.
“Donne in amore” com’è strutturato?
Sono tre monologhi. Li ho scritti in tempi diversi, poi li ho uniti insieme come se fossero un discorso unico.
Quando è nato questo progetto teatrale?
In pieno lockdown, nel 2021. Eravamo tutti chiusi, così ho pensato di unire questi tre monologhi dallo stile e dal carattere diverso; tuttavia, l’uno collegato all’altro da un significato ulteriore che li unisce come in un perfetto fil rouge. Sono tre momenti raggruppati all’interno del titolo che ho voluto dare: “Donne in amore”.
Perché “Donne in amore”?
C’è anche una poesia che ho scritto ispirandomi a questo lavoro che si incolla bene nello spettacolo. Sono tre donne che hanno una loro personale visione dell’amore. Non è l’amore tra un uomo e una donna, è l’amore per qualcosa.
Quindi?
La prima l’attrice ha un profondo amore per l’arte, per il teatro che diventa il suo punto di orientamento. La seconda interprete è una suora. Il suo è un amore mistico, l’amore per Dio, con cui alla fine, durante il suo monologo avrà per così dire un tentativo di rapporto. Il terzo monologo è l’amore carnale. Il sottotitolo: puttana, rende bene la tipologia di questo amore. Una puttana che parla e un po’ ci insegna come ci si comporta per avere le migliori prestazioni in campo sessuale.
Da chi sono interpretati?
Inizio dall’ultimo monologo interpretato da Tania Lettieri. È una rivisitazione di alcune opere di Aretino, il linguaggio è tipico del 500, ovviamente un po’ adattato ai nostri tempi. È divertente, leggero. Il secondo monologo è interpretato da Valentina Maselli, questo è originale.
Ovvero?
L’ho scritto alcuni anni fa, ha avuto solo una versione in una mise en espace.
Di cosa parla?
È una lettura vagamente fantascientifica, quasi profetica. Una donna, suora, si ritrova in una sorta di day after. Era scoppiata una guerra mondiale nucleare, il mondo era stato distrutto e lei si era ritrovata sola; quindi, dialoga con il suo Dio cristiano cercando di ricostruire l’umanità.
E adesso veniamo al primo?
Il primo s’intitola: l’attrice. È la sintesi di un monologo un po’ più lungo, andato in scena anni fa in un’edizione unica, interpretato da Maria Teresa Pintus. Qui è stato adattato all’insieme. È l’epistolario di Eleonora Duse, viene riconosciuta come la più grande attrice italiana. Il monologo è una riflessione sull’arte, sul teatro, sul che cosa ancora non è cambiato da cento anni a questa parte.
Cosa emerge?
I problemi sono sempre gli stessi. Spesso Maria Teresa, durante le prove mi dice: queste sono le domande che mi faccio anch’io tutti i giorni, sono le stesse che si faceva Eleonora Duse!
Perché accade questo?
Chi fa teatro queste domande è inevitabile che se le ponga. Nel monologo che ho scritto credo di aver dato una possibile risposta a questi quesiti che ancora abitano l’anima dell’attore e dell’attrice.
Ogni monologo ha il suo messaggio?
Ognuno ha il suo sapore. Nel primo troviamo Maria Teresa Pintus che canta, balla, fa veramente l’attrice. Il secondo, al contrario, è estremamente drammatico, si parla di una guerra nucleare. Pensa che quando l’abbiamo portato in scena a marzo, era da poco scoppiata la guerra in Ucraina, gli animi erano fortemente tesi e provati. Sembrava l’avessi scritto un giorno prima, invece è un lavoro di qualche anno fa. Il terzo, che è quello basato sull’opera dell’Aretino, è estremamente giocoso, non si parla di amore platonico ma carnale.
Progetti?
Con la mia compagnia di cui fanno parte due delle tre attrici faremo una novità al Teatro Marconi, nel mese di novembre. Riprendiamo un testo elisabettiano, molto impegnativo, non è uno Shakespeare, è un pezzo scritto nel 1623, realizzato in Italia una sola volta negli anni ‘60. Un testo complesso, difficile, con tanti attori. È una sfida che volevo affrontare già da qualche anno, quest’anno mi sono deciso. Tra gennaio-marzo riprenderò una commedia che ha debuttato al Teatro Marconi nel gennaio 2019 dal titolo: “Cocktail per tre”. Una commedia spagnola divertente che ha fatto molta tournée, quest’anno verrà ripresa a Roma al Teatro Golden, poi di nuovo in tournée. A febbraio riprenderemo “Donne in amore” al Teatro Tordinona. Sempre al Teatro Tordinona faremo delle serate su una cosa particolare: “Orlando in Blues”, una rivisitazione dell’Orlando furioso. Un recital concerto con musica dal vivo e interpretato da me e Maria Teresa Pintus. Le musiche dal vivo sono state scritte da Fabio Bianchini che tra l’altro, oltre a essere il mio musicista abituale, è anche l’autore delle musiche dello spettacolo “Donna in amore”.
E poi?
Poi vedremo!
Qualche sassolino nella scarpa c’è?
In realtà di sassolini ce ne sono tanti. Questi due anni sono stati intensi. Non ho mai smesso di lavorare, ho sempre progettato, sono andato avanti con tutte le difficoltà del mondo, però siamo pieni di progetti e andiamo avanti.
La pandemia è stata un insegnamento?
Mi ha fatto capire meglio chi avessi vicino. Spesso le persone nelle situazioni difficili si riconoscono. C’era un detto latino che a me piace spesso citare: “Amicus certus in re incerta cernitur”, ovvero le persone amiche si riconoscono nelle situazioni avverse. Ecco alcune le ho riconosciute altre invece …
Vuoi aggiungere qualcosa?
Barbara, ti ringrazio per questo spazio. Spero che il pubblico possa apprezzare il nostro lavoro. Come già lo ha apprezzato a marzo. Questo spettacolo “Donna in amore” lo sento molto mio, visto che l’ho scritto e diretto. Vorrei ricordare che il primo monologo l’ho scritto insieme a Bianca Pesce, che ne fu la prima interprete anni fa.
Un’ultima cosa: so che ci sarà un libro in uscita?
Il 10 luglio alle ore 19 farò la presentazione di un libro con questi monologhi presso Progetto Cultura, la mia casa editrice. Insieme a Tiziana Sensi, che cura la rassegna letteraria, lo presenteremo in una prima assoluta. Che dire … vi aspetto sperando che sia tutto di vostro gradimento. Grazie Barbara, un bacio a tutti, Ciao.