Saverio Palatella è senza dubbio uno degli stilisti italiani più importanti, conosciuto non solo in Italia ma anche all’estero. Nella sua lunga carriera è sempre stato ed è voce interessante che detta gli algoritmi essenziali dello stile. Moda e stile sono due aspetti ben distinti che attraversano i decenni costruendo spesso itinerari paralleli. Per lui, oggi, è difficile trovare una Maison che comunichi il vero stile, la creatività visionaria che fa di quel brand un’icona che attraverserà i tempi e le stagioni imponendosi nel panorama mondiale. Incontrarlo è stato scoprire un mondo nel mondo dove il sogno si fa desiderio e poi realtà da indossare e gustare.
Caro Saverio, grazie per questa intervista ne sono felice, ci racconti di te?
Sono una persona dal carattere forte quando sensitivo. Non so come ma nella mia vita sin dalla giovane età ho sempre anticipato i tempi, come se sapessi in anticipo la tendenza che di lì a breve si sarebbe affermata. Una caratteristica che mi ha portato fortuna. A Parigi ho avuto quella chance che mi ha portato a forgiare la mia vita e il mio modo di vivere.
Un visionario nel grande mondo della moda?
Al sentire ho unito la mia caratteristica di vedere e intuire le cose molto prima che accadessero, compreso i vari stili che si sono via via succeduti. Per cui mi è capitato di sentire, immaginare molto in anticipo quello che poi sarebbe diventato glamour e molto ricercato da clienti vip internazionali. A una certa dose di fortuna si è unita questa mia capacità di avvertire in anticipo i cambiamenti dello stile, del glamour.
Come hai deciso di diventare stilista?
La mia carriera ha preso avvio molto tempo fa. Era il tempo dell’università, ero iscritto al corso di laurea in lettere con indirizzo artistico, decisi di andare a Londra. Al tempo c’erano molte trasformazioni stilistiche e culturali, Londra era un territorio dove le varie correnti culturali si mostravano prima che in altri paesi. Tornato da Londra il mio mondo è completamente cambiato. Avvertii una sorta di chiamata, se così si può definire, che mi portò a prendere la decisione di diventare stilista. Mia madre non voleva, dovevo laurearmi e fare il professore, per ma era come una sorta di attrazione verso quel mondo, quella professione.
Cosa accadde?
Vivevo in Liguria, a Rapallo, decisi di preparare un set di cose e di accettare un lavoro per il Club Mediterranée, sarei dovuto andare a Guadalupa.
Però?
La vita, a volte, ti presenta un significativo cambiamento di rotta, tanto da condurti a ripianificare tutti i tuoi progetti. Parlavo bene il francese così un famoso negozio di Portofino mi chiamò, per un breve lavoro, considerando che era Pasqua e stavano arrivando molti turisti. Avrei dovuto dare una mano alle ragazze del negozio. Andai e lì tutto cambiò.
Perché?
Preparai delle cose, delle t-shirt, dei pantaloncini, delle scarpe da ballo, che in brevissimo tempo
diventarono i capi più ricercati dai Vip che frequentavano il Golfo del Tigullio. Fu un successo inaspettato tanto che con un mio amico abbiamo aperto un piccolo laboratorio, Guadalupa svanì. Iniziai a lavorare raggiungendo, in pochissimo tempo, un successo assolutamente inaspettato. Nella mia vita era cambiato tutto.
Arriva Parigi?
Ho vissuto molti anni a Parigi. È un po’ la mia seconda terra. A Parigi si respira un’aria di Houte Couture densa di storia e tradizione. Ho lavorato per molte Maison importanti. Mi sono formato, ho continuato a costruire la mia professione con serietà e determinazione.
La moda, di fatto, che cos’è?
La moda possiamo suddividerla in due mondi: c’è la moda che crea delle formule che fanno la moda di quel momento, poi c’è la moda che si trasmette attraverso lo stile e la cultura. Da una parte c’è la moda che propone il look del momento, dall’altra c’è lo stile che non tramonta, non passa di moda.
Chi sono le donne stilose?
Ci saranno sempre le donne stilose.
Il brand che oggi detta uno stile che rispecchia il momento che stiamo vivendo?
Balenciaga è per me il brand che fa stile, cultura, che coglie la trasformazione del nostro tempo proponendo qualcosa che lo rende assolutamente unico, inimitabile. Riesce a racchiudere in sé il concetto di moda, cultura ed estetica.
Sei un artigiano dei sogni?
Sono un artigiano, se poi a questo si abbinano i sogni di chi acquista un mio capo ne sono felice. A volte, riesco a cogliere i sogni dei miei clienti, così cerco di nutrirli e soddisfarli. Saverio Palatella è un brand di nicchia, lavoriamo in maniera artigianale con materiali pregiati. Produciamo tutto in Italia nelle più prestigiose manifatture.
Un progetto ambizioso considerando i tempi che stiamo vivendo?
Un grande impegno. Tuttavia, sono ripagato dall’apprezzamento che i clienti hanno per i nostri prodotti. L’amore per questo lavoro è un viaggio intenso che arricchisci, stagione dopo stagione, con la professionalità e la maestria degli artigiani che realizzano le mie creazioni.
Secondo te, le persone, dopo il periodo pandemico, hanno perso la voglia di acquistare capi sartoriali e di nicchia come il tuo brand?
Ho alcune clienti che hanno perso l’entusiasmo, tante mi dicono: “cosa lo acquisto per stare nel divano”. Certo, la pandemia ha segnato profondamente la vita pubblica ma dobbiamo cercare di ritrovare la voglia di sentirci belli e alla moda, lo dobbiamo fare per noi. Dobbiamo ritrovare gli stimoli giusti, il bello aiuta ed è un potente antistress.
Quanto le marche come Zara, Mango hanno influito sui brand di lusso?
Amo vedere le persone ben vestite, con un pantalone sartoriale, un robe-manteau ben costruito, una borsa giusta ma oggi, in molti, si sono omologati a marchi come Zara e Mango e spesso il pubblico li segue perché sono i riferimenti delle tendenze del momento dei grandi brand. Ed ecco che allora si vedono look fatti di mix tra brand del lusso e Fast Fashion.
Nella collezione primavera estate 2022 che è in atelier cosa proponi?
C’è molto colore, è una vera e propria sinfonia di vita ed entusiasmo. C’è un ritorno delle frange. Abbiamo proposto degli scialli con colori molto forti, rosa shocking, arancio shocking, tutti lavorati a mano, cui si aggiungono preziosi intarsi. Adoro il tricot, facciamo dei lavori ai ferri colorati, insomma tutto molto “magic”.
E per il prossimo inverno?
Abbiamo proposto come colore leader un arancio che richiama quello di Hermès. E poi sempre il nero.
5 capi che non devono assolutamente mancare nell’armadio di una donna?
Nell’armadio di una donna non deve mancare un bel robe-manteau. Un pantalone dal taglio sartoriale. Una camicia bianca dal taglio maschile. Una borsa non eccessivamente grande. Un maglione in cachemire pregiato.
Cosa farai da grande?
Vorrei scrivere un libro. Un libro che sia un itinerario del mio mondo stilistico, che racconti la mia storia di stilista attraverso i miei lavori.