La versione ufficiale

Teatro Trastevere il 14 febbraio debutterà: “La versione ufficiale”, scritta, diretta e interpretata da Paolo Maria Congi e Benedetta Cassio. È una produzione Versus-Progetto Goldstein che vede un cast d’eccellenza: Mauro Tiberi e Paolo Maria Congi. La drammaturgia metterà in luce alcuni aspetti salienti della vita: incontri, amicizie, solitudini, difficoltà, lavoro, verità, possibilità e non solo. Due amici si incontrano dopo quindici anni, ognuno nel momento più difficile della propria vita. Flavio e Dino sono due giornalisti, diversi per idee e condizione sociale, ma la loro storia è intrecciata, fatta di amore e odio, di amicizia e invidia, come dei bambini che giocano alla guerra e al massacro. Il mondo del giornalismo è feroce, senza scrupoli, a volte basta creare una voce che la notizia diventa realtà, altre volte non serve nemmeno agire per farsi ascoltare. Il mondo che viviamo è chiuso, fatto di muri, cosa fa notizia? E perché? Può la morte di un ministro scatenare la rivoluzione? O è solo un’altra bugia in mezzo alla marea che ci travolge?

   

Ciò che emerge da questo poderoso lavoro è che il falso non è solo una mistificazione della realtà, ma è un tradimento costante del nostro sentimento umano, una negazione continua delle proprie responsabilità, una forma di interazione sociale assecondata dalla società che ci circonda: accettiamo di essere falsi e accettiamo le falsità come strumento di comunicazione. L’opera prende spunto dal romanzo di Conrad “Sotto lo sguardo dell’occidente” il testo parte da un presupposto semplice: se è giusto o sbagliato uccidere un ministro reputato un criminale; da qui siamo partiti, per arrivare alle conclusioni più intime e personali dei personaggi fino all’ultimo. Tanti interrogativi, tante riflessioni che in qualche modo ci offrono la possibilità di riflettere e interrogarci ancora sui tanti delitti del nostro paese. L’Italia ha subito tanti lutti avvolti dal mistero, falsità e compromessi. Paolo Maria Congi ci regala un’opera assolutamente perfetta per fare consapevolezza su tante angolazioni di questa nostra realtà. Lui si racconta e ci racconta portandoci con delicatezza e forza all’interno del suo lavoro.

Debutta “La versione ufficiale” scritto, diretto e interpretato da lei: Paolo Maria Congi. Una curiosità: perché?

Il testo è scritto da me, sì, interpretato insieme a Mauro Tiberi e diretto insieme a Benedetta Cassio. Ci tengo a puntualizzare questo perché noi siamo una compagnia teatrale. Ci chiamiamo Versus, e ogni nostro prodotto è un risultato collettivo, frutto di idee e spunti, di dialettica e di scontri, ed è bello così. Per rispondere alla domanda, più diretta alla mia persona, mi viene da rispondere semplicemente con un “perché no?”. Mi piace mettermi in discussione, sia come autore che come attore e regista. Tengo più alla figura di scrittore che alle altre due, per il fatto di poter essere solo, ogni tanto, pienamente libero delle scelte delle storie che voglio mettere in scena. C’è un’abissale differenza tra il me-autore e il me-regista o attore. Bisogna lasciare andare ogni volta un pezzo di sé, e in questo, devo dire, ti possono aiutare solo gli altri.

A cosa si è ispirato quando ha scritto la drammaturgia?

Lo scontro sociale è il mio tema ricorrente. Senza questo non esiste alcun conflitto, nessuna storia. Tutte le storie sono storie di conflitti di classe. A volte ci dimentichiamo di quanto questa sovrastruttura governi le nostre vite, la domina fino ai sentimenti: dai più puri ai più abbietti, disumani. Mi piace sottolineare le differenze sociali, trovando le ragioni di ognuna, certo, infine con una mia direzione.

Perché: “La versione ufficiale”, ne esiste una anche diversa?

Ah! Ah! No! Diciamo che ogni versione in fondo è ufficiale, almeno per quanto riguarda il teatro! La possibilità di dare a ogni replica qualcosa di diverso, nuovo, e allo stesso tempo vero, irripetibile. Lo stiamo portando sotto forma di “studio” per valutare tutte queste possibilità, per assimilare dal pubblico, per capirne di più anche noi.

Di cosa parla il suo lavoro?

Due giornalisti, amici, si incontrano dopo quindici anni. Sono diversi, appunto, per classe, per idee, successo, in mezzo c’è una situazione sociale difficile, un evento importante come la morte di un ministro. Qui parte una discussione che devo dire ad oggi anche profondamente attuale, sul ruolo di giornalista in questa società. Non mi piace molto descrivere i miei testi: semplicemente parla dell’amicizia, della differenza di opinioni, e del muro con cui ogni giorno facciamo i conti.

L’amicizia che cos’è?

Da un punto di vista direi che è sentimento d’amore, necessario alla vita. Dall’altro direi che è un contenitore di sentimenti; a volte, purtroppo, anche di quelli brutti.

La vita del giornalista non è semplice?

Mi è capitato di pubblicare qualche articolo su un giornale: mi piaceva; mi piaceva scrivere, avere il tempo di concentrarmi e mettere le idee in parole. Come vita non so che significhi. Oggi un giornalista che si conosce deve fare apparizioni mediatiche, televisive, in questo caso devono essere dei borghesi. In altri casi non lo so. Conosco giornalisti che però non vivono solo di articoli, di questi ne ho conosciuti tanti. Per via dei click ti chiedono ormai solo di fare titoli, non legge più nessuno, almeno articoli, è un cliché o un dato statistico?

In cosa si intreccia la vita dei due giornalisti?

Nella morte di un ministro e in un’amicizia finita male.

Perché il mondo del giornalismo è feroce, senza scrupoli, a volte basta creare una voce che la notizia diventa realtà?

Deleuze diceva che la ripetizione è la differenza priva di concetto. Basta che il concetto sia ripetuto e diventi realtà sensibile, pre-concetto, percepito nell’immaginario collettivo. Credo che tutti i mass media abbiano questa coscienza di sé, chi non la conosce è un ingenuo, per questo un bravo giornalista.

Oggi ci sono più giornalisti o giornalai?

Sono sicuro che ci sono tanti giornalisti che fanno il loro lavoro per bene, senza avere una direzione così partitica, così diretta agli interessi dell’una o dell’altra parte, che riescono ad avere una loro opinione indipendente. È un po’ come il teatro: c’è un mondo sommerso. Conosco brave compagnie che non riescono a sostenere il loro lavoro, che hanno idee fantastiche ma non sono finanziati, e abbandonano il mestiere strozzati dalla burocrazia. Il teatro purtroppo non ha questa importanza strategica per il potere, ne è rimasta solo una paura remota, atavica.  

Com’è il mondo in cui viviamo?

Non mi piace, è stantio, senza cambiamento. Secondo me è un mondo triste, brutto. Per questo scrivo.

Perché il falso non è solo una mistificazione della realtà?

C’è tanto altro dietro il concetto di falso. Il falso esiste, è una forma naturale – di sopravvivenza! – tra gli esseri umani, almeno nella società che viviamo. Quando però diventa un fenomeno incoraggiato, ben visto, si trasforma in uno strumento militare. Mentire costantemente significa prima di tutto essere prigionieri di sé.

Il tradimento invece che cos’è?

Un fattore morale, non etico. Io dico certe volte che bisogna “tradire” sé stessi per uscir fuori dai ruoli, dalle convenzioni. Ben diverso è tradire la propria natura, essere in diafonia col proprio desiderio.

In che cosa il romanzo di Conrad “Sotto lo sguardo dell’occidente” ha ispirato il testo?

È un testo minore di Conrad, almeno non paragonabile ai grandi come “Tifone” o “Cuore di Tenebra”. I personaggi sono interessanti, molto simili a quelli di Dostoevskij. Ma è stata la situazione di impasse del primo atto, che ti tiene incollato con gli occhi sul libro, a farmi venire l’idea di sviluppare un testo nuovo, ampliando in uno spazio teatrale, riadattandolo, parlando d’altro.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

Benedetta Cassio e Mauro Tiberi si sono buttati a capofitto su questo lavoro. Abbiamo avuto poco tempo perché uscivamo da uno spettacolo a Tor Bella Monaca dal titolo “Maddale’”, e ora subito proponiamo un testo difficile, con due attori in atto unico. Sarà un’impresa importante. Noi e Simona Vazzoler siamo le “zoccole dure” di Versus, quelli che non hanno mollato nemmeno per un secondo.

Andrete in tour?

Stiamo portando questo progetto in forma studio per verificare alcuni processi della nostra messa in scena. Lo stiamo “collaudando” per eventi futuri.

Progetti 2023?

Tanti. Seguite la compagnia Versus, lo saprete.

Vuole aggiungere altro?

Grazie mille, ci vediamo in scena. Non mancate!

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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