Domenica 19 febbraio debutta a Spazio Arteatro: “La felicità è una piccola cosa (A Roma con Trilussa)”, scritta e interpretata da Maurizio Canforini. Canforini è un autore e interprete attento che da sempre affronta temi densi di significato attraversando la cifra esistenziale dell’essere nel mondo con la sua profonda intuizione e attenzione, sensibilità e profondità. Così pone attenzione su Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa. Lui non è stato solo il più grande poeta romanesco di fine Ottocento inizi Novecento, ma anche lo chansonnier della “Terza Roma”, nata subito dopo la breccia di Porta Pia. Canforini ripercorrere la sua vita e ascoltare i suoi versi significa fare un viaggio indimenticabile nella Belle Époque romana, dai palcoscenici dei cafè chantant ai tavoli delle osterie, in compagnia di una moltitudine di personaggi, noti e meno noti, che hanno reso unica questa città millenaria. In fondo come ben ci insegna il poeta romano: “C’è un’Ape che se posa, su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va…Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”.
Ci siamo conosciuti con “Tutti felici tranne me”? Adesso invece siamo a: “La felicità è una piccola cosa”. Il tema dell’essere felice per lei è significativo?
Certo! Come credo per ognuno di noi. In questo senso mi fido di Dickens, che sosteneva che per essere felici bisogna vivere contemporaneamente nel passato, nel presente e nel futuro.
Scrivere e interpretare un lavoro teatrale quanto è emozionante?
Moltissimo. È sempre un salto nel vuoto nella speranza di non cadere. Un salutare esercizio di funambolismo.
La sua visione di felicità qual è?
Non so rispondere perché credo che la felicità, quando c’è, la si percepisca senza saperla spiegare.
Dal maestro di Zumba a Trilussa, il salto è stato non solo nel tempo ma anche di cultura e appartenenza, perché?
Beh, io in fondo sono uno scrittore che si diverte a recitare. Per cui è la letteratura ad essere il mio pane quotidiano. È Trilussa ad essere la normalità ed il maestro di Zumba l’eccezione!
Per lei Trilussa cosa significa e rappresenta?
Trilussa è il poeta che ha fatto uscire il romanesco dalle mura Aureliane per farlo arrivare fino in Sudamerica. Gli epigoni del Belli lo odiarono per questo, ma lui ebbe il merito di saper afferrare “Lo Spirito del Tempo”. E non è poco.
Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, non è stato solo il più grande poeta romanesco di fine Ottocento inizi Novecento, ma anche lo chansonnier della “Terza Roma”, nata subito dopo la breccia di Porta Pia, cosa resta oggi di lui?
Tantissimo. Basti pensare alla triste attualità della sua ” Ninna Nanna della Guerra”.
Perché ripercorrere la sua vita e ascoltare i suoi versi significa fare un viaggio indimenticabile nella Belle Époque romana?
Perché ha debuttato sulla scena poetica negli anni ’80 dell’800 e, grazie all’immediato successo dei suoi versi, è divenuto lo chansonnier della Roma post unità d’Italia. Nei camerini del Salone Margherita divenne anche amico di Leopoldo Fregoli!
Quando ci ha insegnato e ancora insegna quel periodo così fervido di vita e possibilità?
Che periodi così vitalistici a volte prendono velocità incontrollate e letali. In quel caso l’orrore della Prima Guerra Mondiale.
Oggi, Trilussa, può essere ancora fonte di ispirazione per i millennials e la GenZ?
Certo! I classici non smettono mai di dire quel che hanno da dire!
Roma per Trilussa cosa significava?
Tutto. Era il luogo che amava e dove amava.
Secondo lei oggi siamo felici?
Sinceramente non lo so.
Quando il nostro mondo si è impoverito d’amore e serenità?
Anche in questo caso faccio fatica a dare una risposta esaustiva.
Cosa si aspetta dal pubblico?
Che si lasci trasportare in una Roma che non esiste più ma che merita di essere raccontata e ricordata.
Andrà in tour?
Al momento non è previsto ufficialmente, ma ci stiamo lavorando. Vediamo intanto come viene accolto il debutto. Un passo alla volta!
Progetti?
L’uscita del mio romanzo giallo “Il volto nascosto della Verità”, il secondo della serie gialla con protagonista il commissario De Maria.
Vuole aggiungere altro?
Semplice: correte a teatro!