Il teatro è la mia vita

Abbiamo incontrato Felice della Corte, attore, regista, direttore artistico del Teatro Marconi e del Teatro Nino Manfredi, presidente dei Teatri romani, un uomo che ben conosce la fatica e la forza di cui necessita un impegno così importante. Tra pochi giorni prenderà il via il Marconi Teatro Festival un evento nell’evento che abbraccia con amore e partecipazioni non solo il mondo del teatro ma anche quello della letteratura, della musica, dei bambini e delle persone diversamente abili. Sono tanti gli spettacoli, gli eventi e le rassegne letterarie che si susseguiranno in trent’un giorni di festival. Felice della Corte ne è l’artefice e la mente. Da anni riesce a creare una perfetta sinfonia tra bisogni e attese, tra cultura e musica, tra teatro e regia.

Chi è Felice?

Felice è un signore che ha una grandissima passione per il teatro e per la letteratura, e quindi, a un certo punto, ha deciso di dedicarsi alla sua passione. In questo momento, il teatro è il mio compagno di vita.

Non solo attore e regista?

Sono il direttore artistico del Teatro Marconi, del Teatro Nino Manfredi, Presidente dei Teatri privati di Roma. Quest’ultima è una carica molto importante perché rappresento i teatri romani. In più faccio sia il regista di teatro sia l’attore di teatro.

Una vita per il teatro?

Sì! assolutamente, il teatro è la mia vita. Credo nell’importanza del teatro per la persona. Con il mio lavoro sia di direttore artistico sia di presidente dei teatri cerco di promuovere iniziative di valore affinché il teatro sia protetto. Dal mio punto di vista il teatro ha una funzione sociale fondamentale, soprattutto adesso che stiamo uscendo da una pandemia. L’intento, comunque, è quello di offrire un prodotto di alto livello.

Quanto è difficile per un teatro riuscire a stare in vita?

È difficilissimo. Spesso non si hanno sovvenzioni, quelle poche che ci sono vengono veicolate nei teatri pubblici nazionali, le piccole realtà sono tagliate fuori. Dopo gli anni che abbiamo vissuto si fa una fatica enorme a tenere in piedi i teatri, siamo davvero in un periodo di forte crisi.

Qual è la funzione dei teatri più piccoli?

Per un attore giovane sono una palestra da cui partire per poi decollare. I grandi attori sono tutti passati dai teatri piccoli privati. Anche i grandi nomi del teatro si sono allenati, diciamo così, nelle migliaia di palestre teatrali che ci sono nel territorio romano. Noi mettiamo in scena i giovani integrandoli nel tessuto artistico. Un giovane che vuole andare al Teatro Argentina che speranza ha? Nessuna! Mentre in un piccolo teatro l’opportunità di mostrarsi.

Spesso ci dimentichiamo che per diventare un grande attore dobbiamo fare la gavetta?

Pensa a quando un giovane dice ai suoi genitori che vuole fare l’attore. Spesso si sentono rispondere: cosa farai per vivere?

Sarebbe necessaria una forma di legge che finanziasse l’ospitalità  ai lavori messi in scena da un giovane autore o regista esordiente. E’ ovvio che la famiglia, gli amici e i parenti sarebbero interessati a frequentare il teatro, sarebbe un viatico completamente nuovo per dare tangibilità alla professionalità iniziale. Invece questo non accade, o meglio accade con più difficoltà perché i piccoli teatri non hanno fondi sufficienti.

Adesso ci sarà il Marconi Teatro Festival, un appuntamento importante e denso di eventi?

Siamo ormai al quinto anno. Il tutto spalmato in un mese intenso di eventi e spettacoli, siamo all’incirca a sessanta eventi spalmati in trent’un giorni.

Come sono organizzati questi eventi?

Ovviamente c’è la prosa, la danza e la musica, inoltre diamo spazio alla letteratura, alle attività per i più piccoli, al teatro integrato.

Comunque, c’è sempre un’Uscita d’emergenza?

Assolutamente! È l’ultimo spettacolo dove faccio sia l’attore sia il regista. In questa occasione mi ritaglio uno spazio per me.

E il Teatro Nino Manfredi?

Il Teatro Nino Manfredi è il figlio grande. È un teatro importante. Pensa che l’ultimo spettacolo prima di ritirarsi dalle scene Giorgio Albertazzi l’ha tenuto al Nino Manfredi. Sul palcoscenico di questo teatro è passata la storia del teatro italiano. È un teatro a cui sono legato da un profondo affetto. È un’avventura meravigliosa, anche se in questo momento facciamo un grande sforzo per tentare di restare in piedi.

La pandemia ha tracciato una ferita profonda sia nel teatro sia nel cinema?

Siamo stati una delle categorie più colpite. Abbiamo e stiamo ancora pagando un prezzo altissimo.

I progetti per l’autunno?

La stagione del Teatro Nino Manfredi è quasi interamente fatta, per il Teatro Marconi ci stiamo lavorando.

Da grande cosa farà?

Non lo so, ho pensato molte volte a ciò che potrei fare, sicuramente continuerò a dedicarmi al teatro e poi, forse, suonerò il sassofono!

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