“Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare… è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato (Parole pronunciate da Eduardo de Filippo a Taormina, nel suo ultimo discorso)”. Questo è il senso e il significato della cifra dell’attore. L’attore non è quello che cammina in una passerella, fa le foto per i settimanali di gossip, si lascia paparazzare in giro con qualche amore stagionale: l’attore, quello vero che vive nel legno del palco, si ciba di sacrifici e gelo, di attimi che diventano eterni, di applausi che scolpiscono il cuore. Il teatro è rinuncia, dolore, sacrificio, fatica, sangue e sudore. “Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male (E. de Filippo)” perché “mi riallaccio a quello che ha detto un mio collega francese: “Il teatro si fa, non si discute”. E così ho fatto (E. de Filippo)”. E quando arriva la notte che il sipario si apre, lì entra in scena la vita dell’attore che propone personaggi in cerca di autore all’interno dell’infinito ventaglio di uno nessuno centomila affinché l’approdo narrativo sia catartico. Mario Antinolfi ci insegna a cogliere il teatro nella sua essenza che ha attraversato i secoli giungendo sino a noi con i suoi maestri, che hanno cementato fondamenta solide e indistruttibili. Perché in fondo il successo che cos’è se non “un premio alla mia fatica, continua, ossessiva, da ragioniere. Non chiamatemi senatore, ci ho messo una vita a diventare Eduardo (Eduardo De Filippo, dopo la nomina a senatore a vita)”. Partendo da Eduardo de Filippo l’itinerario si fa avvincente portando così in scena “Questi fantasmi”. Con la magistrale regia di Mario Antinolfi troviamo: lo stesso Mario Antinolfi che dirige sé stesso e poi Carla Schiavone, Filippo Valastro, Nicola Paduano, Riccardo Feola, Ernesta Sciarrillo, Raffaele Coppola, Silvia Marazzi, Carolina Scardella, Massimo Tozzi, Andrea Fulgenzi, Fernando Gatta. Un augurio a questo cast incredibile accompagnata da una riflessione importante che getta uno stimolo per la consapevolezza: “I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili (E. de Filippo)”. Nulla di più vero in questo mondo che sta naufragando.
Una curiosità: ma tu chi sei?
Sicuramente un “Teatrante”, nel senso buono della parola. Un uomo che vive di Teatro e per il Teatro.
Come arriva l’amore per la recitazione nella tua vita?
Per caso, nel lontano 1981-82, a Napoli, per un saggio scolastico.
Dove ti sei formato?
Dopo l’esperienza del saggio scolastico a Napoli, ho capito che la mia vita, lavorativa, era il teatro e così mi scrissi ad una Accademia di Teatro, poi negli anni ho conseguito diversi stage ed aggiornamenti per perfezionarmi, sia lato attoriale che registico.
Come inizia la tua carriera di attore?
Come ti ho anticipato, circa 40 fa, partecipai ad un saggio scolastico. Mi trovai ad affrontare un mondo a me sconosciuto. Non sapevo cosa significasse recitare e poi davanti al pubblico. Fui fulminato, un amore che cresceva dentro di me fino al punto di decidere che quello sarebbe stato il mio mondo. Salii su quel palco per caso, per gioco, ma da quel giorno non ci sono più sceso.
Quella di regista?
Nei primi anni mi dedicai solo ed esclusivamente al ruolo attoriale, mi affidavo a registi esterni, poi, dopo circa 20 anni, intorno al 2000 fondai una mia compagnia, (Attori e Company). Così nacque la necessità di avere una persona, fidata e competente, in compagnia, che allestisse, registicamente parlando, i miei spettacoli. Inizia a cimentarmi anche nel ruolo di regista. Non credevo di riuscire. Essere regista ed attore nello stesso tempo è un’impresa ardua e non sempre proficua, ma devo dire che con l’esperienza attoriale che avevo e con la scuola di regia, riuscii nel mio intento. Spesso mi capita di collaborare con registi esterni e devo dire che forse mi diverto di più, diventa tutto più leggero.
Ognuno ha i suoi fantasmi i tuoi quali sono?
Io, io sono il mio fantasma, poiché in me esistono, anzi coesistono, due personaggi, due uomini completamente diversi l’uno dall’altro.
“Questi fantasmi” al Teatro Marconi in occasione del Festival Marconi, svelaci qualcosa, sai siamo curiosi?
Un’opera meravigliosa, poco rappresentata, forse perché è una delle commedie di Eduardo più difficile da rappresentare. Scritta in maniera eccellente, ma bisogna rappresentarla in maniera cauta, intelligente, altrimenti si finisce nella farsa, nella guittaggine. In scena siamo 10 attori e due attor giovani (di circa 10 anni)… tutti straordinari, bravissimi e sono davvero contento ed onorato di lavorare con loro… Posso dirti che ho allestito lo spettacolo mantenendomi fedele all’epoca in cui è stata scritta, siamo nel 1946. Scenografia e costumi dell’epoca, con musica originale composta ad hoc, e poi … basta altrimenti ti svelo troppo.
Tra la recitazione e regia che cosa ami più fare?
Due ruoli completamente diversi ma che amo entrambi. L’attore si limita a recitare ed eseguire le indicazioni del regista, un compito sicuramente più facile ma riesce a trasmettere e ricevere emozioni dal suo pubblico. Il regista crea, costruisce, inventa, allestisce dal nulla un’opera, che se scritta ed allestita bene crea un qualcosa che rimane nei cuori e nella mente del pubblico. È come un genitore che cresce il suo figliolo, giorno dopo giorno, dandogli tutti gli input e le indicazioni, i giusti valori al fine che cresca bene, autonomo … con dei valori.
Tu sei anche il regista di te stesso?
Spesso ma non sempre, dipende anche dal tipo di opera che allestisco. Per esempio, per le commedie di Eduardo, preferisco fare entrambe le cose, regista ed attore.
Ha mai pensato di scrivere una sceneggiatura?
Scrivere un testo, un copione non è cosa semplice. Io credo che ognuno debba fare secondo le sue attitudini e competenze. Credo molto nelle competenze e nella professionalità, come credo che le cose debbano essere fatte bene, nel migliore dei modi. Chissà forse un giorno, dopo essere stato un attore e poi anche regista, mi cimenterò anche come autore … vedremo.
La commedia oggi che cos’è?
La commedia ha diverse forme e può essere rappresentata come una farsa, come il racconto di un fatto realmente accaduto oppure raccontare una storia del tutto inventata. Storie raccontate in maniera brillante, divertente o drammatiche …va bene tutto: l’importante è farla bene, in maniera credibile, avere sempre rispetto del pubblico che ti sta guardando, che sta pagando.
Quanto verità e quanto insegnamento c’è in Edoardo de Filippo?
Eduardo è la verità. Eduardo è insegnamento puro della vita. Eduardo ti insegna a vivere, dietro le sue metafore, le sue battute…
Cosa ha lasciato agli attori Edoardo de Filippo?
Un patrimonio letterario, culturale immenso che purtroppo non tutti riescono a cogliere.
La commedia napoletana è verità allo stato puro?
Come ti ho detto la commedia può avere varie forme, varie interpretazioni l’importante è che sia credibile a prescindere che ciò che stai rappresentando sia la verità o meno.
Facciamo che io sono io e tu sei tu, in un incontro quanto io e tu c’è?
Il 50% … insieme possiamo fare e raccontare tante cose, vere o non vere…
Nella vita si sa tutto può succedere, nella tua vita è successo qualcosa che non doveva succedere?
Nella vita di ognuno di noi succedono tante cose più o meno inaspettate, che possono essere positive o cose che stravolgono in malo modo la nostra vita. L’importante è come affrontarle, in maniera lucida e costruttiva, anche nei peggiori avvenimenti che ci capitano, sapere restare in piedi ed andare avanti sempre e comunque. La vita è una cosa meravigliosa e dobbiamo anche meritarla e viverla, nel bene e nel male.
Spero ci sia nelle tue giornate non solo nuvole ma anche tanto sole?
L’alternarsi degli stati d’animo fa parte della nostra vita quotidiana.
La fedeltà che cos’è per te?
Caratteristica imprescindibile ed essenziale in tutti gli ambiti.
E l’amore?
Il motore della nostra vita.
Oggi in quest’epoca social amore e fedeltà vanno ancora a braccetto?
Oggi i rapporti non sempre sono puri, a volte distorti, promiscui, non sempre chiari, a volte, rapporti di convenienza. Per come la penso io, sono forse un po’ antico e desueto, concepisco l’amore e fedeltà come connubio indissolubile.
Dopo la pandemia la ripresa: come vivi questo periodo?
Con tanta, tanta fatica …
Quando si apre il sipario qual è la tua prima emozione?
Adrenalina pura, preoccupato di far bene e saper trasmettere le emozioni che sono dentro di me donandole al mio pubblico.
E quando si chiude?
Pensare alla prossima riapertura del sipario.
Hai più ricci o fai più capricci?
Ricci poco, sono quasi del tutto calvo … purtroppo.
In una relazione si può dire tutto o è bene quel che finisce bene?
No, non credo. Affinché vada tutto bene ci devono essere tutti i presupposti.
La cosa che più ami fare?
Stare con la mia famiglia e fare Teatro.
Quello che non avresti mai voluto fare nella vita?
Questa intervista … scherzo ….
I tempi corrono e adesso tu dove sei?
Con la mente altrove, a scoprire nuovi teatri, nuovi palchi da calcare, organizzare, allestire nuovi spettacoli.
Un ruolo che vorresti interpretare?
Qualsiasi in un musical ma non so se sarei in grado. Cantare bene mi manca.
Un attore o attrice che vorresti dirigere?
Eduardo De Filippo.
Avrai pure qualche sassolino nella scarpa?
Tanti ma se li dicessi diventerei antipatico e adesso proprio non mi va!
Progetti?
Tanti, per ora tre: “Questi Fantasmi” che ben conosci e a cui spero assisterai il 9 Luglio al Teatro Marconi; poi allestirò, nelle prossime stagioni, uno spettacolo bellissimo, scritto dalla compianta Cetty Sommella, per la regia del maestro Nando Paone, con me sul palco il maestro Giacomo Rizzo, insieme a Carla Schiavone, Riccardo Feola; e poi un altro spettacolo a cui tengo molto, per la regia di Giancarlo Fares, con Gaia De Laurentis … e poi … e poi …
Vuoi aggiungere qualcosa?
Penso che basti, non vorrei annoiarti!