Ogni tanto nella vita, tra un gin tonic e una maschera detox, capita di farsi domande esistenziali. Del tipo: “Cosa sto facendo con la mia vita?”, oppure “Perché ho ancora l’armadio pieno di pantaloni a zampa?”. Ma la domanda più assurda – e al tempo stesso più esilarante – me l’ha posta Gavin una sera nel nostro adorato pub: “Pippa, se la tua vita diventasse una serie TV, chi interpreterebbe te?”
Inizialmente ho pensato che Gavin avesse alzato troppo il gomito. Poi ho realizzato che era del tutto sobrio (aveva solo bevuto una tisana allo zenzero, che già di per sé è sospetta) ed era tremendamente serio. Aveva già persino preparato una lista di attrici, con tanto di pro e contro. Io non so se preoccuparmi o candidarlo agli Emmy.
Il primo nome che ha fatto, ovviamente, è stato Meryl Streep. “Iconica, camaleontica, magnetica”, ha detto. “Anche un po’ troppo anziana”, ho ribattuto. “Pippa, tesoro – ha replicato – nessuna è troppo anziana per interpretare una donna brillante con una vita tragicomica e un passato sentimentale da soap opera”.
Poi è passato a Emma Thompson. “Ha la tua ironia, la tua intelligenza e anche la tua passione per le tisane che non funzionano.” L’ho quasi abbracciato. Poi però ha aggiunto: “Ma dovremmo ingaggiare una controfigura per le scene di yoga”. Touché.
Nel giro di dieci minuti aveva creato un intero universo narrativo. Rachel sarebbe stata interpretata da Helena Bonham Carter (“Un po’ folle, molto British, perfetta con uno shaker in mano”). Kate, ovviamente, da Cate Blanchett (“Tagliente come un atto di citazione”). E lui stesso? “Andrew Scott, tesoro. Il prete sexy di Fleabag. Perché anche il mio personaggio deve avere una certa profondità psicodrammatica e un guardaroba notevole.”
Vivian, invece, sarebbe impersonata da Kristin Scott Thomas, “perché ha quell’aria aristocratica e un po’ perplessa che la rappresenta benissimo, anche mentre versa il prosecco con una mano e lancia frecciatine con l’altra”.
Abbiamo passato ore a immaginare scene: io che crollo sul tappetino da yoga, io che sbaglio appuntamento su un’app di incontri, io che vengo travolta da una zucca gigante alla sagra. Ogni scena commentata con dettagli tecnici da regista mancato. “Qui ci vuole un ralenti mentre la zucca rotola, con musica drammatica in sottofondo”, diceva Gavin mentre mimava la caduta in slow motion.
A un certo punto ha persino ideato la colonna sonora. “Apre con un pezzo jazz anni ‘60, poi ci vuole un inno rock per i momenti di rabbia repressa e ovviamente un intermezzo musicale solo cetrioli e percussioni”.
E sapete cosa? In mezzo a tutto quel delirio, ho iniziato a pensare: “Ma se davvero diventasse una serie TV?”. Sarebbe la prima sitcom ambientata in un villaggio infestato, con protagonisti over 50, relazioni incasinate, marmellate sospette e sedute di yoga tragicomiche. Un mix tra Desperate Housewives, Downton Abbey e Ghostbusters. Geniale.
E magari sì, un giorno arriverà davvero un produttore a bussare alla mia porta (possibilmente dopo che avrò tolto la maschera verde dal viso), e dirà: “Pippa Pickle, vogliamo raccontare la tua vita sul piccolo schermo”. E io, elegantemente seduta con gin tonic alla mano, risponderò: “Perfetto. Ma voglio il controllo creativo. E più budget per i cetrioli”.
Nel frattempo, continuo a vivere ogni giornata come fosse una scena memorabile. Perché, in fondo, la vita è già una commedia meravigliosa. Solo che qui non servono copioni: bastiamo noi.