“Frammenti di Odissea: le donne del ritorno”: in scena al Teatro di Documenti dal 6 al 9 febbraio per la regia di Patrizia Masi.
Inoltre troveremo Fabio Visintin, illustratore, autore di fumetti e graphic novel, porta in scena, come Graphic Theatre Painting, insieme alla Compagnia Bolero, la sua acclamatissima Odissea narrata allo sguardo, già alla seconda edizione con Gallucci Editore.
É la storia di una traversata a ritroso nel tempo. Quando non si hanno parole per dire la vita, si dice che la vita è un’Odissea. E ognuno aspetta un ritorno.
Di che cosa parla l’Odissea lo sappiamo tutti ma questa è la storia di una traversata a ritroso nel tempo. Un viaggio per mare rivissuto da un Odisseo già avanti negli anni, dall’Ade. Ma è anche un ribaltamento. È la storia delle donne del ritorno. Donne che lo hanno avuto, che lo hanno amato, tentato, posseduto. Tante, tutte. Chi sono? Calliope, Atena, Circe, Calipso, Nausicaa, Arete, Penelope, Euriclea, Aglaia, le Sirene.
Nomi di donne che tornano a trovarlo, simili a risacche, nella memoria dell’acqua, nello sciame di voci, di echi, nell’improvviso scintillio di presenze davanti a un Eroe solo, smarrito, provato. Richiami nelle raffiche di vento, orme che il mare ha cancellato, onde lunghe di canti, frammenti di vita, che si accendono come lampare sul mare. Donne che lo hanno vissuto, sofferto e perduto. Perché anche Penelope lo perderà. Dopo averla riabbracciata, ripartirà per andare a scoprire che cosa c’è oltre le Colonne d’Ercole. Per la sua spaventosa voglia di riprendere il mare.
È il senso di Odisseo il mare, cioè, l’inconoscibile, l’alterità, il viaggio. Lui sa che c’è la fine, lo sa dall’inizio che c’è la fine. L’importante della fine è che sia bella, e mai banale. Combattere contro i nemici, combattere per amore e finire.
Quanto tempo riesce un uomo a stare con le cose che ama? E soprattutto perché accontentarsi e smettere di cercare? La vita di un uomo non si ferma.
Odisseo è tutti noi. Un uomo che continua, un uomo che si ripropone, che sbatte contro il dolore e lo supera. Odisseo è la capacità immensa di continuare. Ci sono due modi di concepire il mondo: la terra e il mare. La terra è permanenza: ci stai, ti fermi, non ti muovi. La terra la comanda la donna.
Il mare è maschio: insicurezza, incertezza, dubbio. Il mare è la metafora del cuore, come la terra lo è dell’anima. Il mare è Arte, non sai mai dove ti porta. Odisseo non lo sapeva dove finiva il mare, però doveva andarci dentro. Sempre. Non gliene importava nulla della certezza. Aveva la straordinaria capacità che hanno gli uomini veri: non sapere mai se vinci o perdi, mettersi in gioco sempre, e affrontare l’ignoto. Questa è la Bellezza. E quando la Bellezza raggiunge la vastità, suona: potente, poetica, sovrumana.