Ben Hur, una storia di ordinaria periferia

Dal 23 febbraio al Teatro 7 Off, il duo Perrozzi&Salvatori, affiancati da Elisabetta Tulli per la regia di Vanessa Gasbarri, porta in scena un vero cult teatrale: “Ben Hur, una storia di ordinaria periferia” di Gianni Clementi; già interpretato con successo da Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De Vito. Che dire i ricordi volano oltreoceano ricordando la pellicola “Ben-Hur” diventata un punto di riferimento per il cinema. Qui non c’è un set americano, né degli attori hollywoodiani. Infatti, siamo a Roma! Una Roma che accoglie ma al tempo stesso respinge. È una storia intrecciata di tre anime perse: Sergio, Maria e Milan; che uniscono le loro forze per sopravvivere in un mondo che lascia affondare i più deboli ma i tre personaggi costruiscono un ponte galleggiante che li sorregge e fra risate e lacrime si alternano momenti di comicità e commozione che lasciano lo spettatore senza fiato. Sergio, ipocondriaco e furbetto è interpretato dall’istrionico Andrea Perrozzi, è uno stuntman caduto in disgrazia, infortunato e in attesa di un risarcimento, che per sbarcare il lunario si trova costretto a posare, nei panni di un antico centurione romano, per i turisti in visita al Colosseo. Separato con figli e senza denaro chiede aiuto a sua sorella Maria, depressa e disillusa, interpretata dall’intensa Elisabetta Tulli. Anche lei separata, per arrotondare gli spiccioli del fratello, lavora in una chat erotica. A ribaltare la vita dei due fratelli è l’arrivo di Milan, un eclettico ingegnere bielorusso, interpretato da un poetico Alessandro Salvatori che per riuscire a mandare i soldi alla sua famiglia, si arrangia a far tutto, anche e non solo a sostituire Sergio nel ruolo di centurione. La pièce delicata e ironica è un regalo dell’autore ad attori e registi che si impegnano a lavorare su temi e qualità intriganti ed affascinanti. L’opera alterna la risata a momenti poetici, patetici e disperati. I toni sono sempre quelli della commedia all’italiana dove trova corpo una sublime unione di tragico e comico che convince ed emoziona. È in questa storia di ordinaria periferia romana che Sergio, Maria e Milan uniscono le loro forze, arguzie e debolezze per tentare di vincere contro un mondo che sembra proprio essersi accanito contro di loro: i nostri tre escogiteranno un sistema cinico e scaltro per buggerare questa vita beffarda. Uno spettacolo che tra le risate affronta con lucidità gli scottanti temi dell’immigrazione, del razzismo, della solitudine e della miseria umana. Vanessa Gasbarri con forza e vigore, curiosità e intensità ci porta per mano a scoprire questo spettacolo teatrale che porta la firma della sua regia.

   

Giunti a questo punto è la volta di “Ben Hur, una storia di ordinaria periferia”, un testo di Gianni Clementi, come è stato affrontare la regia?

Affrontare le regie di testi di Gianni Clementi è sempre un grande onore e un grande piacere. Il modo in cui Clementi scrive riesce sempre a stimolare la mia attenzione, la mia curiosità e il mio divertimento nel lavorare con gli attori. A me piace soprattutto andare a scoprire quali sono le pause tra una parola e l’altra e gli spazi bianchi che Gianni Clementi lascia a noi registi come spazio di interpretazione.

Siamo abituati al kolossal americano, qui invece c’è una storia di ordinaria periferia?

Il kolossal Ben Hur è un film storico ma che racconta totalmente un’altra storia. Noi raccontiamo la storia di un uomo che per sbarcare il lunario è costretto a fare il centurione al Colosseo. Ha dovuto abbandonare per motivi di salute, che specificheremo nello spettacolo, il lavoro che amava tanto e dal quale aveva un reddito importante. Ora, invece, si ritrova con una vita difficile ed impegnativa, ai margini della società. Ogni giorno è una ricerca continua di modalità per mangiare, mandare i figli a scuola e comprare loro i libri, una condizione in cui molte persone possono riconoscersi.

Qual è l’ordinaria periferia?

Con “ordinaria periferia” intendiamo descrivere situazioni assolutamente normali, che tutte le persone non agiate si trovano a vivere quotidianamente. Tutte quelle persone, quindi, che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che sono costretti a scegliere tra un paio di scarpe e il dentista. Vite difficili, impegnative ma anche dense di significato e possono essere uno spunto di riflessione per tutti noi.

Cosa accade in questo spazio ordinario?

Nello spazio ordinario accade la vita, accadono gli incontri, l’amore, la rabbia, l’odio, la difficoltà quotidiana e dunque le capacità di ognuno di resistere o di soccombere a queste difficoltà.

Perché Roma accoglie ma nello stesso tempo respinge?

Roma, come tutte le grandi metropoli, può respingere o accudire. Ti accudisce quando incontri la persona giusta che ti sorride, che ti allunga la mano, ti accoglie quando stai bene economicamente e puoi permetterti una vita agiata e di lusso, ti risparmia la difficoltà di prendere un mezzo pubblico e di poter prendere un taxi. Ti respinge quando invece sei in una città così grande e impegnativa, con affitti spesso fuori dalla tua portata e ben oltre il tuo stipendio. Ti respinge quando a casa gli stipendi non sono due ma soltanto uno, quando ci sono due stipendi ma i figli sono piccoli e non sai con chi lasciarli.

Che storia raccontate?

Non sveliamo nulla, non ci sarebbe motivo di venire a teatro altrimenti. Anzi, venite al Teatro 7 Off, vi aspettiamo!

Chi sono: Sergio, Maria e Milan?

Sono tre personaggi autentici, poetici, graffianti, cinici, ridicoli, boriosi, antipatici e amabili allo stesso tempo. Sono tre personaggi che racchiudono tutte le sfaccettature dell’essere umano.  Maria è una donna semplice, separata, che dopo tre anni di vita coniugale si trova a vivere con un fratello quasi dipendente, cerca di aiutarlo lavorando in una chat erotica.

Sergio è un ex stuntman che si trova a vivere in situazioni fisiche precarie e non può più svolgere il suo lavoro. Di conseguenza si adatta a fare il centurione al Colosseo scattando foto con i turisti. Milan è un immigrato bielorusso che arriva a Roma in cerca di fortuna e di una vita migliore.

Cosa significa che “i tre personaggi costruiscono un ponte galleggiante che li sorregge”?

Sono tre personaggi che navigano soli in acque burrascose. All’improvviso si trovano e si uniscono e in questa unione non riescono a costruire un grande edificio stabile ma un piccolo ponte galleggiante che li sorregge e che tenterà di traghettarli da una riva all’altra della vita per cambiare la loro esistenza, forse.

Come fa Milan a ribaltare la vita dei due fratelli?

Non svelerò nulla perché potrebbe risultare poco divertente poi venire a vedere lo spettacolo. Ci basti sapere che Milan arriva a scombussolare la vita di Maria e Sergio in tale modo che potrebbe cambiare le loro sorti.

È un’opera comica, tragica o leggera?

È un’opera complessa e interessante. È tutte e tre queste caratteristiche assieme. Una cosa non esclude l’altra.

Gli interpreti sono incredibili: il duo Perrozzi&Salvatori, affiancati da Elisabetta Tulli, che ruoli interpretano?

Elisabetta interpreta Maria, Alessandro il ruolo di Milan e Andrea quello di Sergio. Sono tutti e tre molto bravi: hanno creato una grande sintonia in scena. Abbiamo lavorato in armonia, rispettandoci l’uno con l’altro e dando spazio alla regia di agire su di loro e alla creatività dell’attore di sostenere le idee della regia. Ci siamo divertiti molto e quindi lavoreremo ancora insieme.

Perché ha scelto proprio loro?

In realtà sono loro che hanno scelto me e io ho risposto alla chiamata con enorme piacere.

Andrete in tour?

Per questa stagione no, per la prossima speriamo di avere molti appuntamenti in giro per l’Italia.

Vuole aggiungere altro?

Abbiamo fatto del nostro meglio, speriamo di regalarvi una serata piacevole, intensa ed emozionante. Grazie a te per l’intervista, per la curiosità che hai dimostrato verso il nostro lavoro.

 

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