Tra Chaplin, clown e verità, Yari Croce porta in scena la sua vita: un viaggio tra sogni, rinunce e libertà. Con lui, l’arte di strada diventa un atto di coraggio e un grido dolce contro l’indifferenza.
Ci sono artisti che cercano le luci della ribalta, e altri che trovano la loro luce negli sguardi della gente. Yari Croce appartiene a questi ultimi. Attore, giocoliere, clown, sognatore, porta l’arte tra le persone con un’intensità che disarma. Il suo spettacolo “Rivoluzione Ridicola” è una confessione sincera, un racconto di vita e di resistenza. Un atto poetico e umano, dove la strada diventa palcoscenico e la verità si mescola al sorriso.
Yari, “Rivoluzione Ridicola” racconta la vita di un artista di strada, tra sogni, rinunce e sorrisi. Quanto c’è di te, della tua esperienza personale, in questo spettacolo?
L’80% del mio vissuto artistico. Tra l’altro Simone Fioravanti era il mio regista nella compagnia “Teatro del Beau”, con cui ho collaborato dal 2005 al 2015. Mi ha visto crescere e conosce tutta la mia vita. Il suo adattamento teatrale rende lo spettacolo ancora più realistico rispetto allo scorso anno, quando la regia era di Sara Baccarini, che conosco da quando aveva undici anni. Anche lei fa parte della mia storia. Per questo ho voluto che nel progetto ci fossero solo persone che hanno condiviso con me un pezzo di vita: “Rivoluzione Ridicola” è una parte di me, e non avrei potuto farlo con estranei.

Essere un artista di strada significa portare l’arte tra la gente, senza filtri né palcoscenici convenzionali. Cosa si prova a creare emozione in mezzo al mondo, spesso distratto e di corsa?
A un certo punto lo spettacolo risponderà proprio a questa domanda… Non voglio spoilerare, ma posso dirvi che in un momento cruciale della mia carriera sono andato a vivere a Valencia senza saper parlare spagnolo. La strada mi ha insegnato che posso emozionare e divertire chiunque, ovunque, anche senza parole.
Nel testo si parla di dignità, di rispetto per sé stessi e per gli altri. Quanto è importante oggi, in un tempo dove l’apparenza sembra contare più della sostanza, ricordare il valore dell’autenticità?
È uno dei motivi principali per cui faccio questo spettacolo. Dal 1° maggio 2025 ho eliminato i social dalla mia vita. Ho paura che allo spettacolo non venga nessuno, perché ormai la gente vive lì dentro… ma credo ancora nel passaparola, nella curiosità umana, nel desiderio di emozioni vere.
Lo spettacolo è un equilibrio di poesia, magia, clown, Chaplin, giocoleria e musica. Come hai costruito questo linguaggio così universale e delicato, capace di parlare a grandi e bambini?
L’ho costruito nel tempo. Ci vuole forza di volontà, pazienza e la libertà di sperimentare. Non bisogna avere paura di osare, per sé stessi e per gli altri.
La regia di Simone Fioravanti e la scrittura di Sara Baccarini e Salvatore Fazio danno vita a un racconto intenso e lieve al tempo stesso. Com’è stato lavorare con loro e tradurre le parole in emozione scenica?
Sono persone che fanno parte della mia vita. È proprio questo che serve per un progetto del genere. Salvatore Fazio, invece, è stata una scoperta bellissima del 2024: un autore che consiglio a tutti, per sensibilità e capacità di cogliere l’anima delle storie.

Ogni artista di strada cerca uno sguardo, un’emozione, un sorriso. Quando senti di aver davvero “toccato” il cuore del pubblico? C’è un momento che porterai sempre con te?
Sì, e molti li racconto nello spettacolo. Ricordo una sera in particolare: ho visto Massimiliano Bruno, un artista e regista che stimo molto, commuoversi durante Rivoluzione Ridicola. In quel momento ho pensato: “Se si è commosso lui, che ne vede tante, allora funziona davvero”. E poi, io stesso mi emoziono sempre così tanto che a volte in scena faccio fatica a mantenere la concentrazione.
“Rivoluzione Ridicola” è anche una metafora: quella di chi continua a credere nella bellezza nonostante tutto. Cosa rappresenta per te questa rivoluzione?
È una denuncia verso chi lotta ogni giorno senza essere ascoltato. In Francia, se un artista di strada presenta al Comune 100 fatture in un anno, riceve uno stipendio di 1.200 euro al mese e una postazione ufficiale dove esibirsi. In Italia, invece, non è neanche considerato un mestiere. La mia rivoluzione è continuare a credere che l’arte di strada meriti rispetto e dignità.
Cosa speri che lo spettatore porti con sé, uscendo dal teatro dopo aver visto lo spettacolo?
Vorrei che capisse che gli artisti di strada esistono davvero, con i loro sogni e le loro difficoltà. Che l’artista di strada è una persona pura, che non scende a compromessi con la vita per la ricchezza. E che, nonostante tutto, continua a credere nella bellezza.
Yari Croce è un poeta con il naso rosso, un rivoluzionario gentile. Con il suo sorriso malinconico, ci ricorda che la vera arte nasce dalla libertà, e che la libertà non si compra.
“Rivoluzione Ridicola” non è solo uno spettacolo: è un manifesto d’amore per la vita e per tutti coloro che, in silenzio, continuano a credere nel potere di un sorriso. Perché a volte, l’unico modo per cambiare il mondo è fermarsi un attimo… e guardare un artista di strada che sogna.









