Woody Allen è uno tra gli interpreti più brillanti e famosi del cinema mondiale. La sua capacità narrativa, cinematografica, emotiva coglie e racchiude la natura umana in tutta le su sfaccettature tanto da offrire, attraverso le sue pellicole, un manuale umano significativo. Dotato di un umorismo straordinario, ha diretto e interpretato decine di film. Ironia, intelligenza, capacità empatica e intuitiva, Allen riesce a toccare le corde dell’essenza umana nel suo essere nel mondo, come se la cifra significativa dell’esistenza si narrasse tra immagine e parole, silenzi e sensazioni, sospiri e risate. Olga Lumia, docente di Filosofia, giornalista, scrittrice e autrice televisiva, grande appassionata di cinema e dell’opera di Woody Allen, nel 2017 aveva analizzato tutte le tematiche del cinema alleniano nel suo saggio W Come Woody (Leima). Per Armando Curcio Editore aveva poi pubblicato “Nessuno sa dove arrivi l’amore” (2016), premio romanzo psicologico al concorso letterario Città di Sarzana, “Madri Spezzate” (2018), di Woody’S Radio Days- l’anima musicale del cinema di Woody Allen (2019), A Scuola di Volo-favole nuove da proverbi antichi (2020). A distanza di sei anni dalla prima fortunata edizione, Olga Lumia torna in libreria, per Armando Curcio Editore, con una versione totalmente aggiornata e ampliata del suo saggio, assolutamente unico, su tutte le tematiche dei film di Woody Allen. Il nuovo titolo è Woody Allen dalla a alla…W-tutte le tematiche dei film.
Olga Lumia è una donna dal carattere mediterraneo che ha saputo raccogliere l’infinito insegnamento del grande regista americano. “Woody Allen dalla A alla…W-tutte le tematiche dei film” è un lavoro denso e meticoloso, mai affrontato prima. È ricco di spunti originali e interessanti e di continui richiami a filosofia, letteratura e poesia. In fondo: “Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (W. Allen). Anche perché “È assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla televisione(W. Allen)” e questo ben lo sa la nostra autrice che ha saputo cogliere e raccogliere l’immenso insegnamento di Allen.Cosa altro aggiungere se non che: “Il giorno del Giudizio Universale, quando una voce ordinerà «Tutti in piedi», riuscirò a trovare le mie pantofole? (W: Allen)”, nel frattempo però l’intervista ci condurrà all’interno di questo straordinario mondo di Woody Allen, raccontato dall’autrice Olga Lumia.
Chi è Olga?
Sono laureata in Filosofia e abilitata all’insegnamento ormai dal ’93. Da quel momento avevo fatto la giornalista di carta stampata. Quando vivevo in Sicilia mi occupavo di cultura e recensioni teatrali, poi, nel 2003, mi sono trasferita a Roma. Quindi, sono cambiate molte cose e ho iniziato la professione di autore televisivo, collaborando con diverse trasmissioni, sia in Rai sia a Mediaset. In Rai, ad esempio, mi sono occupata di Unomattina.
Quando arriva il suo primo libro?
Nel 2015! Ho scritto il mio primo libro di fiabe insieme a mio marito. Il mio primo romanzo, invece, è arrivato in libreria nel 2016. Dopodiché, nel 2017, è uscito il primo libro su Woody Allen: W Come Woody, in cui affrontavo tutte le tematiche portanti dell’intera filmografia del cineasta: amore, amicizia, caso, colpa, illusioni, filosofia, tradimento, rimpianto, suicidio, sesso e tanto altro. A questo sono seguiti altri libri, tra cui un altro su Woody Allen, in cui analizzavo le musiche delle sue pellicole. Musiche che Allen stesso seleziona dalla propria collezione di dischi. Per questo volume, il regista mi ha rilasciato un’intervista in esclusiva.
Adesso, da qualche settimana, è tornata in libreria con: “Woody Allen dalla A alla…W-tutte le tematiche dei film” edito da Armando Curcio Editore?
Sì! È la riedizione aggiornata e ampliata del mio primo libro su Woody Allen. Il lavoro di aggiornamento si è reso necessario poiché mancavano gli ultimi due film del regista americano: A Rainy Day In New York e Rifkin’s Festival, usciti negli ultimi tre anni. Tornando ad occuparmi al mio saggio, ho constatato, ancora una volta, quanto il mio sia un lavoro molto denso, meticoloso, ricco di dettagli.
Perché?
È un lavoro introspettivo che attraversa il percorso artistico di un genio assoluto, irreverente e innovativo, qual è Woody Allen. È una sorta di analisi psicologica che accarezza la sua profonda emotività e scandaglia l’essenza di tutti i suoi film. Pellicole che nascono dell’animo passionale, curioso, delicato ma, al tempo stesso, avanguardista di Woody Allen. Un animo tormentato da mille interrogativi. Determinato, intenso e totalmente fuori dagli schemi che il mondo impone. In un certo senso, possiamo considerare questo lavoro una sorta di analisi dell’analisi di Woody Allen.
Potremmo dire che il suo poderoso lavoro ci narra e racconta gli aspetti significativi della psicologia dell’essere umano, come se fosse una terapia nella terapia?
Proprio così. Woody Allen, da sessant’anni, attraverso i suoi film, analizza se stesso. E noi attraverso, i suoi film, analizziamo noi stessi. Come se fosse in una sorta di terapia di gruppo. Dove il gruppo è rappresentato dai suoi tanti personaggi che lui racconta e traccia in maniera intima e profonda, cogliendone le angolazioni, le declinazioni, le sfumature e anche le zone d’ombra. È una continua ricerca dell’anima. Personaggi che rappresentano l’intimo sfaccettato di Woody Allen e la sua esperienza nel mondo. Ma personaggi che rappresentano anche tutti noi.
La sensazione che mi arriva che, il suo, sia un lavoro, una connessione particolare che richiama il “fare anima” di Hillmeriana memoria? Una sorta di “affinità elettive” che si uniscono e danno vita a una narrazione che attraversa i decenni grazie alle sue pellicole, ai suoi lavori.
Nella mia ricerca sono andata a sviscerare ogni più piccola sfumatura del lavoro di Woody Allen. Come se dovessi vivisezionare ogni frame delle varie pellicole, facendone emergere gli aspetti salienti, la cifra significante e significativa, i punti di snodo dell’anima umana come i temi per lui degni di attenzione come: il tradimento, il perdono, il suicidio, le illusioni, il caso, il senso della vita, la colpa. Queste tematiche in Allen ricorrono sempre, come in un carosello, un girotondo che chiama e richiama la vicenda dell’umana natura, nella sua perturbante esperienza mondana.
Allen, oltre ad essere un grande regista, è un uomo che ha fatto del suo mestiere un manifesto psicologico, attraverso cui lo spettatore, se vuole, può in maniera proiettiva rintracciare parti del suo Sé, nell’oscillazione infinita del suo essere nel mondo, come la fenomenologia ben ci insegna?
Esatto, una sorta di rimando continuo, di riflessi. Dove l’immagine dell’altro rappresenta l’anima umana che si esprime, facendo emergere il sommerso. In un gioco di specchi empatici o, in questo caso, di schermi empatici, ognuno di noi si riconosce nel narrato alleniano. Ed è questo ciò che rende unico il grande regista.
Questo è, oltre che la magia, la grandezza di Woody Allen?
Sono contenta di parlare con te, sei del mestiere e, quindi, intendi bene quale sia l’essenza del lavoro di Woody Allen!
Allen o lo ami oppure non riesci a comprenderlo?
Esatto! Perché non c’è via di mezzo. Quelli che lo odiano, dicono che faccia venire il mal di testa. Le sceneggiature sono ricche di tematiche, di vario genere. Interrogativi continui su reale e irreale. Motivi per cui, al contrario, viene amato da altri.
Oppure il “mal di testa” c’è perché lo spettatore non s’incammina nel viatico della consapevolezza ma resta in superficie?
I film del regista sono molto parlati. Nel libro ho cercato di sviscerare ogni più piccola parte, per comprendere fino in fondo il significato ultimo e il messaggio che Allen voleva comunicare e portare in superficie. Un messaggio molto chiaro per coloro i quali sano leggerlo. Meno, per altri. Per questo il mio lavoro: cercare di fare comprendere la filosofia di Woody Allen in maniera chiara e comprensibile a tutti.
Ritengo che Woody Allen abbia in sé, nella modalità del suo essere narratore attraverso l’immagine e la parola, una base fenomenologica significativa che si declina con la psicoanalisi sia di matrice freudiana sia junghiana. Lui, se cogli il suo messaggio, ti insegna a essere nel mondo, ad abitare il mondo con le sue declinazioni e atmosfere da interpretare e cogliere. La cosa che mi incuriosisce è comprendere che cosa ha stimolato in lei questo poderoso lavoro di ricerca.
Amavo Woody Allen sin da bambina. Da sempre, ho sentito un senso di appartartenenza con molti dei suoi personaggi. Con Alen stesso. Con i dialoghi. Da asempre, sono stata appassionata agli stessi interrogativi che appassionano lui. Come Woody Allen, ho un papporto privilegiato con la Filosofia, che ho scelto come percorso di studi. Come Woody Allen sono coinvolta dalla filosofia di Schopenaue r e l’Esistenzialismo, specie quello di Sartre. Per questo mi è venuto naturale fare questo lavoro.
Hai mai incontrato Woody Allen?
L’ho incontrato nel 2015, al Cafè Carlyle di Manhattan. Avevo portato con me un disegno, avrei voluto darglielo, ma la sicurezza non mi ha permesso di farlo, così l’ho lasciato al suo manager. Tuttavia, mi sono trovata vicinissima al suo tavolo. Finito lo spettacolo credevo se ne andasse invece è rimasto lì seduto a giocherellare con il suo maglione come se non avesse alcuna fretta.
Così ho preso coraggio e gli ho detto che avevo lasciato un disegno al suo manager. Un incontro avvenuto in maniera così naturale che è stata una luce accesa nella notte. Una Epifania. Tornando a Roma ho iniziato a scrivere il mio primo libro su di lui. Pensa il disegno è diventata la cover del mio primo lavoro su Allen. Più avanti, ho fatto avere a Woody Allen tutti i miei libri sul suo cinema. E lui mi ha concesso una breve intervista in esclusiva per il mio libro sulle musiche dei suoi fil. Un regalo davvero enorme, perchè lui non rilascia facilmente interviste.
Ogni vita vera è incontro, non credi?
Tutto accade, se deve accadere.
Il lavoro di Allen nel corso del tempo quanto si è trasformato?
Secondo me non è cambiato. Allen ha sempre dato grande valore alla psiche, anche nei suoi primi film che, in apparenza facevano soltanto ridere. Invece, nascondevano un significato ulteriore per chi sapeva guardare, ascoltare e osservare. In lui c’è sempre stata la ricerca continua del senso e del significato della vita, del rapporto tra l’uomo e l’infinito, tra l’essere e il nulla. Lui analizza sempre le stesse tematiche, però, lo fa ogni volta da un punto di vista diverso, ne dà sempre una nuova chiave interpretativa. Lo stesso concetto è analizzato da piccoli cambi di posizione, così che l’orizzonte acquista un nuovo significato e un nuovo senso.
Secondo te Allen ha scelto di fare il regista o la vita gli ha dato questo itinerario da percorrere?
Avrebbe voluto fare lo scrittore. Lui è, per prima cosa, uno scrittore. Ha cominciato a sedici anni, vendendo i suoi scoppiettanti dialoghi a Broadway. Scrivendo magnifiche sceneggiature, a soli vent’anni. La sua prima sceneggiatura, What’s New Pussycat? , nel 1966, fu realizzata da un regista che non aveva colto l’essenza di ciò che Woody Allen voleva davvero comunicare. Il risultato fu un film godibilissimo, con un cast stellare (Peter Sellers, Peter O’ Toole, Romi Schneider e lo stesso Woody Allen), ma lontanissimo dallo script originale. Così , da quel momento, affinché i suoi lavori non venissero interpretati in maniera errata, Woody Allen si mise dietro la macchina da presa. oltre che essere interprete delle proptrie sceneggiature.
Il mondo di fuori e il mondo di dentro come si coniuga in Allen?
Il mondo di fuori il mondo di dentro sono per Allen la stessa cosa. Come se lui portasse nel mondo tutta la propria interiorità, attraverso i suoi molteplici personaggi. Sono tutti diversissimi tra di loro e narrano, ciascuni, la propria realtà sia che siano uomini sia che siano donne.
Qual’è l’insegnamento di Allen per le nuove generazioni?
Imparare a essere sé stessi, accettare la realtà senza scappare, senza evadere, ma assaporarne il significato. Lui è una persona assolutamente sana e autentica, quindi l’insegnamento è proprio questo: vivere la vita, accettarla per quella che è sia per quanto riguarda l’amore, il sesso, gli incontri, la vita stessa. Vivere in maniera autentica. Alla fine prima o poi moriremo tutti, siamo tutti condannati a morire. Tutto quello che possiamo fare è vivere al meglio, cercando di cogliere ciò che di bello la vita ha da offrirci. Inoltre, ci sono le illusioni, sono quelle che sostengono la vita e fanno sentire meno doloroso lo scacco matto del nulla. Allen si nutre di queste illusioni, lo fa con il cinema, con le sue sceneggiature, con la sua ricerca all’interno del mondo sommerso dell’animo umano. Altrimenti la vita sarebbe una tortura.
Questo suo lavoro è un libro di testo al Centro sperimentale di cinematografia di Roma?
L’ho scoperto per caso guardando in biblioteca. Credo che molti altri registi, come Fellini, dovrebbero avere la possibilità di essere studiati alla stessa maniera di come ho pensato questo lavoro su Allen.