Una vita in teatro

La vita può essere paragonata anche a uno spettacolo teatrale, un alternarsi di atti, di inizi e di chiusure, oggi vita e domani morte, dove l’attore s’inchina dal palco, porta una mano sul cuore, ringrazia in lacrime il pubblico pagante, aspetta i meritati applausi, poi fa un passo indietro scrutando le migliaia di menti (Walter Giraudo)”. È nel cuore del teatro dove l’anima dell’attore vibra in personaggi variegati che si intersecano con l’odore del legno che l’accadere della vita si fa intenzione e passione, orgoglio e mistero, possibilità e opportunità. Alessia Oteri porta in scena Rosalyn. La commedia scritta da Erba è intersecata in fili stramati e sdrucita dagli eventi della vita dove due donne, le due protagoniste, poi cercheranno di dar vita a una tessitura nuova, possibile, fuori dalla consuetudine. Un intreccio virtuoso di vita e sentimenti, di attimi e destini che si dipanano in un’ora e dieci.

     

Alessia, raccontami un po’ di te: chi sei, che cosa fai di là dalla tua professione?

La mia professione è la mia vita, gran parte delle mie giornate ruotano intorno al lavoro, a quello che faccio. Anni fa ho dato vita ha una realtà laboratoriale che è diventata la mia casa. Quindi, sono un’attrice, ho fatto la gavetta, ho lavorato diversi anni nel teatro professionale, dopodiché ho deciso di aprire una realtà tutta mia dove insegnare dando continuità al mio lavoro.

Perché continuità al lavoro?

Il lavoro dell’attore è un lavoro che spesso ha dei vuoti tra una tournée e l’altra, così ho deciso di dedicarmi anche all’insegnamento che poi è diventata una vocazione. Una realtà che ha preso corpo piano piano, siamo partiti nel 2002 e oggi siamo una realtà significativa nel panorama artistico italiano che ha dato vita a una realtà laboratoriale. MetisTeatro è una bella comunità, siamo quasi 100 persone.  Una comunità di persone che vengono al teatro da più parti e credono nel teatro come possibilità di condivisione e crescita culturale e umana. Il teatro è in primo luogo relazione.

Sei esigente nel lavoro di insegnante?

Li faccio lavorare tanto! Però abbiamo molte occasioni per mostrare al pubblico il nostro impegno e il lavoro che svolgiamo.

Sarai al Teatro Marconi con Rosalyn nella veste di regista e interprete?

Torneremo al Teatro Marconi il 13 luglio, con questa commedia che amo molto.

Ci puoi raccontare qualcosa?

È la storia di due donne. Esther è una scrittrice di successo.  Rosalyn una semplice donna delle pulizie.  Due donne completamente diverse l’una dall’altra. Dopo il loro incontro fortuito che scatena una situazione imprevedibile e pericolosa il destino delle due donne si intreccia inesorabilmente.

Esattamente che taglio ha la commedia?

È un thriller psicologico, un giallo a tratti noir, drammatico, comico e grottesco, capace di disorientare continuamente lo spettatore e condurlo in quelle zone d’ombra in cui senza eccezioni si mescolano talvolta contraddizioni e ambivalenze.

Quanto è difficile vivere la veste di regista di sé stessa?

Non è semplice ma possibile. Bisogna fare uno sforzo maggiore. Bisogna mettersi in gioco, ma il teatro permette anche questo e il risultato alla fine è soddisfacente. Diventa più complesso quando lavoro con i ragazzi della scuola, con la mia collega Francesca Consiglio siamo riuscite a trovare un’ottima sintonia.

Ma Rosalyn chi è?

Non possiamo dire troppo su Rosalyn. Il testo scritto da Erba è un thriller e quindi svelare troppo il personaggio di Rosalyn sarebbe raccontare qualcosa che deve restare nell’ombra per potersi immergere nella storia. Diciamo che Rosalyn è una donna delle pulizie molto modesta, che incontra, in maniera del tutto casuale, un’altra donna che è una scrittrice di successo. Fra le due nasce una frequentazione che poi si trasforma in amicizia che porterà poi in tante direzioni.

È un testo importante?

Il testo di Erba è molto bello perché ogni volta che si pensa di avere intuito qualcosa, poi ti riporta da un’altra parte. Per adesso diciamo che è l’incontro tra due donne, appunto, una donna molto ma molto più articolata, di successo e un’altra più semplice.

Quant’è difficile mettere in scena un thriller a teatro?

È complesso perché richiede una grande tensione attoriale. Si lavora molto sul corpo e la corporeità, ovviamente il corpo dell’attore oltre che sulla costruzione del personaggio e sulla regia.

Il pubblico come ha accolto il lavoro teatrale?

Il riscontro che noi abbiamo avuto nella data del Quarticciolo è stato molto positivo. La scenografia è molto scarna, ci sono queste due donne in scena e tutto si gioca con loro e attraverso di loro.

La sensazione che ho di queste due donne che l’una sia l’alter ego dell’altra?

Possiamo dargli questa lettura come se fossero in qualche modo complementari, e anche agoniste. Sono similari per certi aspetti. Tra di loro si instaura un gioco psicologico avvincente, è un continuo specchiarsi l’una nell’altra.

Dopo il Teatro Marconi andrete in tour?

Per adesso lo spettacolo ha solo una data, vedremo.

Progetti?

Il 16 luglio sarò a Viterbo al Festival Ludica. Faremo una ripresa con Argonauti, insieme ai ragazzi della scuola, e poi al parco archeologico di Ostia Antica. Dopodiché di progetti ce ne sono tanti, molti in fase di organizzazione e strutturazione.

 

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