Tecnologia – Guida per donne vintage con dita tremolanti

C’è stato un tempo in cui sapevo esattamente come funziona tutto: le relazioni, il forno a gas, il modo per piegare perfettamente le lenzuola con gli angoli. Poi è arrivata la tecnologia. E da allora, ogni giorno è un’avventura digitale degna di Indiana Jones… ma con meno fascino e più tentativi di ricordare le password.

Sì, lo ammetto: sono una donna vintage in un mondo touchscreen, e ogni tanto sento di vivere in una sitcom tragicomica. Tipo quando cerco di scrivere un messaggio e il correttore automatico decide di trasformare “ti penso” in “ti pesto”. O quando chiamo Gavin per chiedere aiuto con il tablet e finisco a videochiamare per sbaglio il mio ex professore di geografia.

Ogni dispositivo sembra progettato per mettermi alla prova. Lo smartphone mi fa sentire come una nonna che cerca di risolvere un cubo di Rubik. Ogni aggiornamento mi manda in crisi. “Sistema operativo migliorato”, dicono. Io leggo: “Confusione potenziata”. Una volta ho fatto partire Siri in modalità spagnola. Non ho capito niente per tre giorni, ma almeno mi ha fatto sentire cosmopolita.

Il mio laptop, poi, ha una personalità propria. Si accende quando vuole lui, si blocca nei momenti cruciali e ha la cattiva abitudine di aggiornarsi proprio quando sto scrivendo qualcosa di geniale (raramente, ma succede). E non parliamo della stampante: quella è una creatura mitologica che funziona solo quando è di buon umore. Altrimenti emette suoni strani e stampa pagine bianche. Gavin sostiene che sia posseduta.

E i social? Un mondo parallelo dove tutti sembrano sapere esattamente cosa postare, quando e con quale filtro. Io, invece, pubblico foto storte, sbaglio gli hashtag (#cetriolinomio era un errore clamoroso) e metto “mi piace” per sbaglio a post del 2017 di gente che nemmeno conosco. Rachel dice che sono un’influencer alla rovescia. “Pippa, tu influenzi le persone… a spegnere i cellulari e tornare alla realtà.”

Ma il momento più epico resta il mio primo approccio con il riconoscimento facciale. Il telefono non mi riconosceva con la maschera viso. Ho passato dieci minuti a spiegargli: “Sono sempre io, idiota tecnologico, solo più verde!” Alla fine ho ceduto e ho rimesso il vecchio codice: 1234. Sì, lo so. Poco sicuro. Ma almeno mi riconosce sempre. A differenza di certi ex.

Vivian mi ha regalato un assistente vocale. Lo tengo spento per paura che mi ascolti quando canto sotto la doccia o parlo da sola con le piante. Kate invece è super tecnologica: comanda le luci di casa con un’app e ha un frigorifero che manda messaggi. Io ho un frigorifero che fa rumori strani e un forno che si accende da solo se lo tocchi con il gomito (esperienza personale: pizza bruciata e allarme attivato).

Eppure, in mezzo a tutta questa tecnologia che mi sovrasta, ho imparato una lezione preziosa: posso essere impacciata, vintage, lenta… ma anche straordinariamente moderna a modo mio. Perché se riesco comunque a raccontare le mie disavventure online, a mandare vocali pieni di risate, a scrivere questo blog… allora vuol dire che ce la sto facendo.

Anche se, a volte, con dita tremolanti e una lente d’ingrandimento sullo schermo.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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