Dal 5 all’8 Dicembre 2024 al Teatro Trastevere in Roma andrà in scena la commedia teatrale “Tandem” un lavoro di Luca Giacomozzi di cui ne firma anche la magistrale regia. Tra gli interpreti troviamo: Marco Benvenuto, Federico Melis, Francesca Pausillli, Claudio Scaramuzzino, Giulia Zadra.
La commedia e’ un viaggio divertente, ironico e imprevedibile attraverso le dinamiche di quattro diverse coppie, in quattro diverse situazioni, in quattro diversi momenti del loro percorso di vita insieme. Equivoci, scontri, bugie e piccoli momenti di tenerezza condurranno lo spettatore in sella a un tandem.
Sul tema dell’amore e della vita di coppia è già stato detto tutto, o quasi. Riducendo al minimo gli elementi in scena, ho voluto dare risalto alle parole, alle situazioni e all’interpretazione dei 20 personaggi diversi portati in scena dai 5 protagonisti di questa divertentissima commedia.
Abbiamo intervistato l’autore e il regista Luca Giacomozzi.
Cosa l’ha ispirata a scrivere una commedia che esplora le dinamiche di quattro diverse coppie?
L’idea di partenza era quella di prendere una tematica unica, in questo caso la vita di coppia, e provare a osservarla in maniera divertente sotto vari punti di vita. Un po’ come si faceva un tempo nelle commedie italiane degli anni ’70.
Questo spettacolo vuole essere anche un po’ questo: un piccolo e modesto omaggio a quella commedia divertente e garbata di quegli anni.
Come ha scelto le quattro situazioni e i quattro momenti del percorso di vita delle coppie rappresentate?
Essendo in primo luogo una commedia molto divertente, ho ovviamente pensato a quelle che potevano essere le situazioni che si prestavano meglio a uno sviluppo comico. Poi, ragionando sul come poter collegare tra loro le varie situazioni è venuta fuori l’idea dei “quattro elementi”: acqua, aria, fuoco e terra. Così ho cercato una connessione
Qual è il significato simbolico del tandem nel contesto dello spettacolo?
Il tandem è quel mezzo di locomozione che può funzionare soltanto se entrambi i suoi passeggeri pedalano contemporaneamente, con costanza, sostenendosi in maniera reciproca. Ed è un po’ come la vita di coppia, nella quale la disponibilità nei confronti dell’altro è un elemento imprescindibile per permettere che il percorso insieme sia il più lungo possibile.
Come ha lavorato con gli attori per aiutarli a interpretare 20 personaggi diversi?
E’ stata sicuramente la parte più stimolante di questo lavoro. Abbiamo cercato delle caratterizzazioni che fossero divertenti, ma al tempo stesso credibili. In questo sono stato sicuramente fortunato perché i cinque attori che ho scelto per questa commedia si sono messi in gioco fino in fondo e sono stati tutti molto propositivi e creativi. Abbiamo lavorato insieme sui vari dialetti, sulla postura dei personaggi, sulla loro voce, per renderli uno diverso dall’altro.
Quali sono state le sfide principali nel dirigere uno spettacolo con così tanti personaggi interpretati da soli 5 attori?
La sfida più grande è stata senz’altro quella di rappresentare situazioni e personaggi che fossero veri e credibili fino in fondo. Pur con le loro piccole manie, i 20 uomini e donne che il pubblico vedrà sul palco sono molto vicini a quegli uomini e quelle donne che si possono incontrare in giro nella vita di tutti i giorni.
Come ha bilanciato gli elementi di commedia con i momenti di tenerezza menzionati nel comunicato?
La comicità e il divertimento sono senz’altro la parte dominante di questo spettacolo. Però, come amo fare in quasi tutte le mie commedie, ho voluto ritagliare nella parte finale dello spettacolo un momento più intimo e tenero. Senza anticipare troppo, posso dire che l’ultimo episodio della commedia sarà come una piccola carezza per gli spettatori che saranno in sala.
Perché ha deciso di ridurre al minimo gli elementi scenici?
E’ stata una decisione presa fin da subito. Volevo dare risalto alle parole, ai dialoghi e alle capacità degli attori di passare da una storia all’altra, da un personaggio a un altro. Ho pensato che il modo migliore per riuscire in questo intento fosse ridurre al minimo gli elementi scenici.
In che modo la scelta di una scenografia minimalista influenza l’esperienza del pubblico?
Credo che la presenza di pochi elementi possa essere, in un certo senso, stimolante per lo spettatore. Per il pubblico sarà divertente vedere come pochi oggetti, spostati in modo diverso di volta in volta, possano condurre da una casa, a un ristorante, da un tribunale a un parco.
Come ha lavorato sul ritmo dello spettacolo, considerando i cambi di personaggio e situazione?
Penso che il ritmo di una commedia parta in primo luogo dai dialoghi, e questa è un po’ una caratteristica del mio modo di scrivere per il teatro. Nella messa in scena abbiamo poi lavorato per rendere i vari passaggi da una situazione a un’altra il più fluidi possibile.
Quali tecniche ha utilizzato per rendere “imprevedibile” il viaggio degli spettatori attraverso queste storie?
L’imprevedibilità nasce sicuramente dal non sapere che cosa succederà di volta in volta. Nei vari episodi, cambieranno le situazioni, cambieranno i personaggi e in qualche misura cambierà anche il linguaggio comico e lo stile utilizzato per raccontare le diverse vicende. Tutto questo darà allo spettatore pochi riferimenti fissi e renderà il suo viaggio “imprevedibile”.
Come ha affrontato il tema dell’amore e della vita di coppia in modo originale, dato che “è già stato detto tutto, o quasi”?
Cercando, volutamente, la normalità. In un periodo storico in cui si prova a essere “innovativi” a tutti i costi, io ho cercato l’originalità nella semplicità. Spero di esserci riuscito.
In che modo gli equivoci e le bugie contribuiscono allo sviluppo della trama e dei personaggi?
In che modo gli equivoci e le bugie contribuiscono allo sviluppo della trama e dei personaggi?
Equivoci e bugie sono due elementi presenti soprattutto nei primi due episodi della commedia. Come nella vita reale, anche in quella dei protagonisti, le incomprensioni e le cose non dette renderanno il loro rapporto “piuttosto movimentato”.
Quale messaggio spera che il pubblico porti a casa dopo aver visto “TANDEM”?
Che la vita di coppia è fatta di alti e bassi, di momenti felici e altri meno sereni. L’unico modo per far durare il più a lungo possibile una relazione è accettare proprio questo: l’idea che non sarà mai tutto sempre perfetto, ma che se lo si vuole veramente, le cose possono durare. Quando un vaso cade e si rompe, lo si può prendere e buttare, oppure raccogliere per provare a rimettere insieme i pezzi. Dipende tutto da noi.
Come ha scelto il cast e cosa ha cercato in particolare negli attori per questo spettacolo?
Conoscevo già tutti e cinque gli attori coinvolti. Con tre di loro, Francesca Pausilli, Claudio Scaramuzzino e Giulia Zadra, ho già lavorato in passato in altre mie commedie. Con Federico Melis e Marco Benvenuto invece questa è la prima volta, ma li avevo visti in scena in altri spettacoli, oltre a lavorare con loro nel doppiaggio. Per questa commedia avevo bisogno di attori “brillanti e camaleontici”. Non è semplice passare da un personaggio a un altro in pochissimo tempo e sono felice di poter dire di aver fatto la scelta giusta.
Ci sono elementi autobiografici o esperienze personali che hanno influenzato la scrittura di questa commedia?
Credo che quando un autore scrive qualcosa, che sia un testo teatrale o un film, porti sempre una parte di se, del proprio vissuto, nelle parole che scrive. Tandem non è assolutamente un testo autobiografico, ma le dinamiche della vita di coppia che porteremo sul palco sono comuni un po’ a tutti.