Torna, dopo il successo estivo, la commedia “Sotto lo stesso tetto” scritta da Luca Giacomozzi. Il cast è composto da tre fratelli intrecciati all’interno di una storia divertente, ironica e al tempo stesso intensa magistralmente guidati dal regista Massimo Milazzo. Il cast è composto da Massimiliano Buzzanca, Stefano Scaramuzzino e Claudio Scaramuzzino. Massimiliano Buzzanca ci racconta questa straordinaria commedia senza svelare ciò che catturerà lo spettatore all’interno del gioco della sua trama recitativa.
Siano ancora “Sotto lo stesso tetto”?
Se dovessi parlare come il mio personaggio Marco ti direi: che pizza questi due fratelli! Uno più strano dell’altro. Uno mezzo scemo che vuole stare per forza nella casa di famiglia, anche se non ha mai conosciuto il padre e quell’altro, invece, che vuole subito i soldi della successione perché ha i suoi imbrogli e impicci, sta sempre senza una lira. Se ti parlo, invece, come Massimiliano Buzzanca è una delizia, lavorare con Claudio e Stefano Scaramuzzino, che sono due professionisti, due attori impareggiabili, due compagni di avventura con cui lavorare è veramente piacevole.
Raccontaci di più di questa triade di fratelli che torna in teatro dopo il successo estivo …
Con i miei due colleghi è come stare in famiglia, è un rapporto quasi fraterno, ci sentiamo molto più che colleghi. È divertente.
E lo spettacolo?
Lo spettacolo è basato su quello, sulla fratellanza. Sono tre fratelli che non si vedono da trent’anni, hanno un passato e delle situazioni ancora non chiuse, che non sono mai state chiarite. Questi tre cinquantenni non conoscono il padre ma in qualche modo lo scoprono, anzi iniziano a imparare a conoscerlo proprio attraverso gli oggetti che scoprono durante la commedia. Con la morte del padre hanno la possibilità di incontrarsi, di scontrarsi, di ritrovarsi. È divertente e al tempo stesso commovente. Questo non te lo dice Massimiliano, ti riporto quello che il pubblico mi ha restituito. La gente che viene a vedere lo spettacolo riesce a divertirsi, a ridere, a commuoversi, ritrova le stesse dinamiche che si vivono tra fratelli.
Ma c’è di più?
Quello che fa ridere molto è che sono tre uomini di più di cinquant’anni che si ritrovano a vivere le stesse dinamiche di quando erano ragazzini. Riemergono le incomprensioni, gli scontri tipici dei ventenni, i loro punti di vista ancorati al là e allora eppure sono uomini maturi hanno cinquant’anni non sono più dei ragazzini. Purtroppo, non si sono mai potuti chiarire, hanno dei sospesi, questa è un’opportunità per chiarirsi, per rivedere antichi sospesi. A cinquant’anni un uomo è maturo, ha la sua strada, la sua professione, la sua collocazione nel mondo, in società invece si ritrovano a fare cose da adolescenti.
Quanto è importante il legame tra fratelli?
Sono tre fratelli che non hanno avuto un padre perché li ha abbandonati, a un certo punto è sparito dalla loro vita. Tuttavia, gli ha dato, con la sua morte, la possibilità di ritrovarsi.
Come a dire: il legame non si spezza mai?
Esatto, esatto. Un legame è spesso difficile da costruire. Tuttavia, questo padre pur nella sua assenza ha creato un legame. Da un padre che sparisce non ti aspetti alla fine il regalo immenso: di far ritrovare tre fratelli che non si vedevano da trent’anni. Non sempre nella vita accade.
Il padre nella sua assenza ha creato un legame?
Esatto! Il problema dell’eredità accomuna molte persone. Spesso discuti per cose stupide che portano poi ad allontanarsi invece che ritrovarsi come accade qui nella commedia. Sono discussioni infantili. Magari non hanno un vero valore. Sto parlando di quando non c’è un rapporto venale con quell’eredità. Poi ci sono quelli che invece hanno un vero e proprio rapporto venale nei confronti dell’eredità che pensano soltanto ad arricchirsi perché pensano: “mio padre, non mi ha dato mai un cavolo, almeno una volta morto mi risarcirà dal dolore sofferto”.
L’autore della commedia ha scritto uno spaccato reale di vita?
La commedia di Luca Giacomozzi l’ha pennellata, l’ha scritta benissimo, perché ha descritto perfettamente le dinamiche che si creano tra tre personaggi: uno vuole vendere, l’altro vuole trasformare, l’altro invece vuole mantenere. Tutto ruota intorno a questa dinamica: mantenere, trasformare e vendere. In questa triade nascono le discussioni ma anche le situazioni comiche. Lo spettacolo è un’ora e mezza di divertimento, non ti accorgi nemmeno del tempo che passa, arrivi alla fine con una rapidità disarmante, il pubblico non solo si diverte ma ha anche la possibilità di riflettere.
Il regista?
Devo dire che Massimo Milazzo, il regista, ha fatto una regia dove alla fine si è divertito anche lui. Lo spettacolo ha un’atmosfera quasi da thriller. Ogni fratello aprendo le scatole s’immagina prima cosa possa esserci, alla fine scopre che c’è una cosa banale, è l’atmosfera che si crea nell’attesa di aprire una scatola, un armadio. È una sequenza continua di battute divertenti. La situazione è molto semplice, sembra quasi cabaret e invece ci divertiamo a mantenere tutto nella prospettiva della realtà della vita, di quando tu dici quello che pensi quando vedi una cosa. È divertente perché in qualche modo scopri un padre che non conoscevi. Avevi l’idea di quel padre ma non il vissuto, quindi è una persona tutta da scoprire.
Tra voi e il pubblico si crea una profonda sinergia quasi catartica?
Oltre all’ironia che emerge durante il dipanarsi della commedia ci sono momenti in cui il pubblico si rispecchia, rivive le stesse emozioni della propria vita, si commuove, si immedesima profondamente nel racconto e nella vicenda.
Cosa ha scritto la critica di “Sotto lo stesso tetto”?
Sono rimasti colpiti sia dall’impianto scenico sia dall’impianto teatrale. La scenografia è molto bella tanto da esaltare l’impianto teatrale. Poi la regia cesella il tutto rendendo la commedia un vero gioiello. Massimo Milazzo, il regista, è stato molto bravo a rendere la storia fuori dalla modalità tradizionale di costruire l’impianto teatrale e scenico.
Debutterete a Roma poi andrete in tour?
Saremo a Roma per alcune date. Poi dovrò fermarmi perché sono impegnato in un film. Con l’inizio del 2023 abbiamo delle date da confermare ma c’è sicuramente l’intenzione di andare in tour.
C’è qualcos’altro in cantiere?
Ho molte proposte ma fintantoché non ho firmato preferisco non parlarne. Sto valutando anche una commedia teatrale, dopo aver letto la sceneggiatura me ne sono profondamente innamorato. Il personaggio che dovrei interpretare mi ha così emozionato e coinvolto che già me lo immagino mi sembra di viverlo. Vedremo.