Premio di drammaturgia Cendic 2023

Il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – CENDIC, in collaborazione con TEATRO MANIA – Teatro MARCONI e la Federazione AUT-Autori, con il contributo del Ministero della Cultura Direzione Generale Biblioteche e Diritto D’Autore – Fondo Videogrammi, del NUOVO IMAIE e della Casa Editrice “LA MONGOLFIERA” e con il patrocinio di Biblioteche di Roma, DRAMMA.it  e l’Unione Nazionale Autori-UNA, è lieto di presentare i cinque finalisti della sesta edizione del Premio di Drammaturgia Italiana Contemporanea CENDIC. Brani dalle loro opere verranno letti dagli attori del NUOVO IMAIE, quindi avverrà lo spoglio dei voti della giuria tecnica  che decreterà “in diretta”, durante la serata, l’opera vincitrice.

I cinque autori finalisti sono: Aldo Cirri, Valentina Fantasia, Federico Latini, Domenico Matteucci, Angela Villa.                

Interverranno alla cerimonia: Maria Letizia Compatangelo (Presidente CENDIC), Andrea Miccichè (Presidente NUOVO IMAIE), Felice Della Corte(Direttore artistico del Teatro Marconi), Giovanni Spedicati (Editore “La Mongolfiera”), Giorgio Coco (Notaio), conduce Rosario Galli.

Il Premio è nato con l’intento di favorire la promozione e la diffusione della scrittura teatrale e della lingua nazionale. Essendo un premio nato in seno ad un’associazione di drammaturghi, intende assicurare agli autori partecipanti tre cose essenziali: un giudizio qualificato, dato dai colleghi drammaturghi e da una prestigiosa giuria tecnica.

Il Premio di drammaturgia Cendic 2023, che come sempre è gratuito e aperto a tutti gli autori, consiste nella produzione a cura di Mania Teatro del testo vincitore e nella sua messa in scena entro il 2024 al Teatro Marconi di Roma. Inoltre il testo vincitore sarà pubblicato dalla casa editrice “La Mongolfiera”.

Abbiamo intervistato la presidente del Premio: Maria Letizia Compatangelo.

Come e perché nasce il Premio di Drammaturgia Italiana Contemporanea CENDIC?

 Nasce nel 2015: il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea aveva lanciato nel 2014 un Appello alle Istituzioni: “Un Teatro per la drammaturgia contemporanea”, che in pochissimi giorni aveva raccolto migliaia di firme di artisti, teatranti, intellettuali, operatori teatrali, compagnie, università… sembrava che qualcosa si stesse finalmente muovendo nella direzione di quello che è sempre stato ed è tuttora l’obiettivo statutario del CENDIC: un teatro e un centro di promozione e diffusione dedicati alla drammaturgia italiana contemporanea, come in tutti gli altri Paesi. Sull’onda di questo entusiasmo abbiamo pensato di fare  subito qualcosa di concreto per la drammaturgia: un premio pensato dagli autori per gli autori.

In cosa consiste il Premio Cendic?

Nella rappresentazione del testo vincitore, che sarà prodotto da “Teatro Mania” e messo in scena al Teatro Marconi, diretto da Felice Della Corte, entro il 2024.. Inoltre quest’anno avremo  anche la pubblicazione in volume a cura della casa editrice specializzata in editoria teatrale, “La Mongolfiera”, di Giovanni Spedicati.

Credo che questo sia essenziale, non parliamo di una targa o di una medaglia o di una pubblicazione on line, ma di qualcosa che può aiutare un drammaturgo a lavorare e a far conoscere il proprio lavoro. Oltre a ciò il Premio CENDIC è molto di più, perché è pensato in modo tale da garantire agli autori serietà, gratuità, spedizione elettronica del testo ma anonimato garantito da un notaio (siamo stati i primi a farlo), certezza di essere letti e pubblicazione finale di tutti i risultati sul nostro sito, in modo da fornire ai partecipanti un importante riscontro sull’accoglienza e il gradimento ricevuti dal proprio testo.

Come vengono selezionati i finalisti?

È un lungo percorso, perché per arrivare a cinque testi finalisti  dai 114 ammessi dal notaio in questa edizione del Premio, per esempio, c’è un lavoro di selezione che viene svolto da una giuria di drammaturghi del CENDIC, attraverso un meccanismo studiato ed affinato con l’esperienza , spiegato per filo e per segno nel Bando di concorso. Ringrazio ancora Marcantonio Lucidi, che ha ideato il meccanismo dei tre voti obbligatori, sia nella prima votazione, che individua i semifinalisti, sia nella seconda, che indica le opere finaliste. Poi la cinquina viene trasmessa, senza ordine di graduatoria e sempre in modo assolutamente anonimo, ai componenti della Giuria Tecnica, tutti prestigiossi professionisti del Teatro. E tutti, va sottolineato, sia i Giurati CENDIC, sia i Giurati Tecnici, svolgono questo lavoro a titolo volontario. Tutte le risorse dei nostri sostenitori sono impiegate per il contributo alla produzione e per la realizzazione del Premio. Una bella sinergia tra molte intelligenze e volontà, un’attività  che richiede mesi di lavoro e che dovrebbe essere strutturata dallo Stato e incardinata in un disegno più ampio, quale appunto un Centro promozione e studi e un Teatro per la drammaturgia Italiana contemporanea.

Chi sono stati i premiati degli anni precedenti?

Nel 2015 Claudio Zappalà, giovane attore siciliano, nel 2016 Sofia Bolognini, giovane autrice e regista romana, nel 2017 Sergio Casesi, musicista e autore milanese, nel 2018 Marco Schiavon, anche lui musicista e autore, di Treviso, nel 2019 Christian Gallucci, attore, regista e didatta milanese.

Da chi è composta la Giuria e come è stata scelta?

La Giuria della prima fase, come dicevo, è composta dai Soci del CENDIC che si offrono volontari , quest’anno siamo stati in 29, e la Giuria Tecnica da attori/attrici, registi/e, produttori/trici, direttrice di Stabile, distributori/trici, scenografo, critici/critiche teatrali. Tutti artisti di grande prestigio ed esperienza teatrale che conoscono il CENDIC e che generosamente collaborano alla riuscita del suo Premio di Drammaturgia.

Quanto la drammaturgia è essenziale in uno spettacolo teatrale?

Sempre, in ogni spettacolo teatrale c’è, ci deve essere una drammaturgia. Che si basi su un copione preesistente o sulla sola scrittura scenica o, come avviene il più delle volte, su entrambi.  Può essere teatro di parola, può essere un teatro più performativo, può essere teatro musicale, ma sempre  racconterà una storia agli spettatori.

È cambiato il modo di scrivere una drammaturgia?

Direi di no, se si riferisce ai testi che sono arrivati al Premio in questi anni. È un Premio aperto a tutti, quindi ci sono molte variabili. Forse si può dire che il livello medio si è alzato, c’è una maggiore consapevolezza e attenzione alla qualità della scrittura  in quanto scrittura teatrale. Ma questo aprirebbe un altro discorso, quello sulle scuole di scrittura e sul ruolo che lo Stato non ha (AFAM, Università) anche in questo campo,

Se la domanda invece è riferita alla generalità della drammaturgia, penso di no. Come dico spesso, il Teatro – anche se sembra un ossimoro – è un’arte molto conservativa, che dall’alba della sua evoluzione non ha mai mutato il proprio statuto, che consiste in tre elementi fondamentali: uno spazio circoscritto – in cui si parla e si agisce – con qualcuno che intenzionalmente guarda e ascolta. In questo processo si veicolano emozioni che trasmettono significato. No, non credo che sia cambiato il modo di scrivere.

Mutano i gusti, le tendenze, e ogni tanto il teatro fa una giravolta su se stesso che sembra una rivoluzione ma in realtà, a mio parere, è solo uno scrollarsi di dosso i cascami di vezzi e maniere che con gli anni gli si sono incrostati attorno, rendendolo asfittico e museale. Ma affermare in modo apodittico che c’è unmodo nuovo di fare teatro, per me significa solo creare una nuova maniera che produrrà una serie di pulcini epigoni sempre più stanchi e asfittici… sino al prossimo scrollone.

Il vincitore che cosa riceve?

La rappresentazione della propria opera. E da quest’anno la pubblicazione. Ma forse vale la pena di sottolineare che tutti i cinque testi finalisti sono oggetto di promozione: negli anni scorsi con una Rassegna a parte, nelle ultime due edizioni  – per consentire a tutti di godere del risalto della cerimonia di premiazione – con la presentazione di tutti i cinque testi con i/le loro autori/autrici ad un pubblico di operatori teatrali e dello spettacolo, nell’ambito della serata di assegnazione del Premio, che avviene “in diretta”, con lo spoglio dei voti enunciati dal notaio al clou della cerimonia.

Nel 2024 che cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo Premio?

Quello che il CENDIC si augura dall’atto della sua costituzione, che ha visto i drammaturghi italiani unirsi per riempire il vuoto istituzionale che da decenni rende la drammaturgia italiana “figlia di un dio minore” rispetto a quella degli altri Paesi europei ed extra europei. Ovvero che finalmente la politica apra gli occhi e si renda conto di quanto – in modo assolutamente trasversale – il teatro e tutti i teatranti siano favorevoli all’istituzione di un Teatro per la Drammaturgia Italiana Contemporanea. Noi siamo pronti.

 

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