“Compagnia in scena” è un progetto del comune di Roma per tutti coloro che amano il teatro e la recitazione. A fine agosto attraverso una selezione sono stati scelti 30 allievi senza limiti di età che hanno partecipato alle lezioni di dizione, fonia, recitazione teatrale e cinematografica, mimo, lettura ed interpretazione dei testi classici ed altro ancora attraverso incontri con autorevoli personaggi del mondo dello spettacolo. Nel contempo hanno messo in scena 3 rappresentazioni teatrali che parlano di Roma nelle diverse epoche.
Tra queste anche l’opera: Mastro Titta, una notte con il boia di A. Paone per la regia Francesca Antonaci.
Tra gli interpreti di “Mastro Titta, una notte con il boia” troviamo Mauro Trabalza che abbiamo intervistato. Il debutto è previsto per il 2 e 3 dicembre al teatro Petrolini in Roma. L’ingresso è gratuito alle ore 21 per tutti e tre gli spettacoli.
Godiamoci la chiacchierata con Mauro Trabalza che via vela qualche curiosità di questo lavoro coinvolgente e fortemente radicato nella storia romana.
Il sipario si apre e va in scena: “Mastro Titta una notte con boia”, di che cosa parla l’opera teatrale?
L’opera teatrale è scritta da un grande romano: Alessandro Paone che purtroppo non c’è più. Amante e conoscitore della storia romana, oltre che della Roma Papalina, conoscitore del personaggio Mastro Titta ovvero Giovanni Battista Bugatti.
Chi era Mastro Titta?
Giovanni Battista Bugatti soprannominato Mastro Titta era il Boia di Roma, era l’esecutore di quel tempo, il braccio della legge che all’epoca puniva con la pena di morte. Sotto il comando dello Stato Pontificio, che servì per 68 anni, ha nelle sue spalle ben 516 esecuzioni.
Certo la notte di Mastro Titta non è delle più tranquille?
La notte di Mastro Titta è la notte in cui lui ritorna sulla terra e incontra un barbone che poi scoprirà una verità dolorosa.
Ovvero?
Nella vicenda, quindi nel suo ritorno sulla terra, incontrerà coloro che ha giustiziato.
Qual è l’insegnamento di questa commedia?
Per me ha un significato importante: evidenzia non solo il senso del perdono ma anche tutto quello che avveniva in una Roma dal coltello facile, in una Roma dove le trame rivoluzionarie contro il papato portavano, a volte, la morte anche di tanti innocenti.
È un’opera che appartiene alla commedia dell’arte romana?
Come dicevo questa è un opera inedita scritta da Alessandro Paone , che parla di Roma, del costume dell’epoca, delle tradizioni, di una Roma lontana e cupa, ma anche allegra e romantica.
Che cosa rappresenta nella nostra società Mastro Titta?
Mastro Titta non si può paragonare al giorno d’oggi, se devo dare un parere così a freddo rappresenta l’obbedienza e la consapevolezza, il rispetto e il rimorso.
Qual è l’importanza di questo lavoro teatrale?
Allora mi sono ritrovato in questa commedia grazie a Bruno Pavoncello grande attore caratterista romano, un giorno mi chiese se volevo fare Mastro Titta al suo posto. Cosi mi mise in contatto con la bravissima Fabiana Paone la figlia di Alessandro autore della commedia che è la protagonista femminile nell’opera teatrale. Fabiana è coinvolta direttamente in quanto ha voluto dare un giusto tributo al papà che ha scritto quest’opera davvero bella e emozionante.
Ma c’è di più?
Si! Una cosa molto emozionante: Fabiana oltre, ad essere molto talentosa, reciterà l’opera in dolce attesa di una bambina. Il nonno ne sarà sicuramente felice!
Chi sono i compagni di viaggio di questa avventura teatrale?
È un gruppo stupendo ci siamo subito affiatati sotto la direzione della bravissima Francesca Antonaci in arte Gegia. E’ sua la regia e l’adattamento. Gegia dirige il gruppo con molta passione e grande minuziosità.
Come ti stai trovando con lei?
Mi sto trovando molto bene con Gegia, e’ un’artista di una grande carica umana e di tanta bravura.
Quando il debutto?
Il debutto è il 2 e il 3 dicembre al teatro Petrolini di Roma
Lo spettacolo è in scena grazie al progetto del comune: Compagnie in scena.
Che cosa vi aspettate dal pubblico?
Dal pubblico ci aspettiamo emozioni augurandoci che possa riscoprire i sentimenti di una Roma che non c’è più .
Una curiosità: il teatro come arriva nella vita di Mauro Trabalza?
Il teatro è arrivato qualche hanno fa quando debuttai nello spettacolo al teatro Garbatella di Roma
“L’acqua e la farina“, commedia che ha avuto un grande successo anche lì si parlava di Roma, di mia nonna la Sora Lella e del fratello Aldo Fabrizi .
Questo personaggio ha però una valenza importante?
Ho l’onore di interpretare il personaggio tanto caro a mio zio Aldo ovve Mastro Titta del Rugantino grande commedia musicale di Garinei e Giovannini.
Quanta emozione per questo debutto?
Un po’ de strizza (come se dice a Roma) ce l’ho ma permesso che la mano de Zi Ardo aiuterà tutti noi. Sono molto contento di condividere questa esperienza con delle persone belle e romane!
Progetti
Intanto fotografici perché tu Barbara sai che la fotografia è la mia passione e il mio lato più profondo.
Teatro nel futuro?
Chi lo sà io sono aperto a tutto, la cosa più bella è fare tutto ciò con il cuore, la serietà e la leggerezza.
Non ci resta che invitarvi ad andare a vedere questo lavoro teatrale perché non solo rappresenta un momento importante ma è anche un palcoscenico dove l’anima di ieri si declina nell’oggi regalando uno spunto riflessivo per il futuro.