L’incontro è sempre scambio, crescita, collaborazione

La vita è un intreccio tra l’essere e il non essere, tra luce e buio, tra fatica e impegno, tra sogni e desideri. Nella fitta trama dell’essere si dipanano itinerari virtuosi che accarezzano l’esserci della persona rispettandone il suo essere nel mondo nella continua declinazione dell’andare della vita. Interacta è una realtà che pone l’attenzione sulla persona e non solo. L’azienda è tale quando mette al primo posto il benessere dell’individuo offrendo uno spazio e un tempo fatto di rispetto, consapevolezza, crescita, collaborazione ed evoluzione. Il percorso che attraverso Interacta è possibile compiere per le aziende che si affidano alla sua collaborazione è senza dubbio funzionale a trovare quel viatico unico e inimitabile, perfetto per ciascuna realtà che si pone difronte al cambiamento accettando nuove sfide. Sara Lodi è Head of Interacta Business development & Strategic Marketing presso Injenia. Lei ci accompagna all’interno di questa realtà così particolare e intense raccontandoci perfettamente che cosa significata non solo il benessere sul lavoro ma anche il rispetto delle competenze e della persona.

   

Una curiosità: Interacta che cos’è?

Interacta è la soluzione che supporta ed evolve, in modo naturale, le organizzazioni nella condivisione della conoscenza e nella gestione dei processi, mettendo le persone al centro di ogni interazione. L’idea è quella di fare interagire le persone con uno strumento digitale immediato da usare e facili da gestire perché ricalca l’esperienza d’uso degli strumenti consumer che siamo abituati tutti a usare nel nostro privato.  Quindi Interacta ha il potere di organizzare le parti che costituiscono l’azienda. Molti software la dividono in parti, con grammatiche, linguaggi e gerghi specifici, parcellizzando anche le informazioni. Interacta ha il potere di organizzare le diverse funzioni parlando una lingua universale e mettendo le informazioni a fattor comune.

Quanto è difficile e al tempo stesso utile poter affiancare un’azienda?

Non parlerei di difficoltà nell’affiancare le aziende, piuttosto di sfide. Ogni azienda è diversa, ha obiettivi specifici, una cultura peculiare, ma anche bias e preconcetti che, quando si parla di digital transformation e innovazione in generale, vanno compresi e affrontati. Queste sfide, però, ci danno la possibilità di vedere come cambia il mondo aziendale e il mercato, di comprendere quali sono le direzioni e i trend concreti. Inoltre, è utile anche a livello personale perchè l’innovazione ormai permea tanto la nostra sfera lavorativa che privata e le contaminazioni sono costanti.

Che tipologia di azienda si rivolge a Interacta?

A Interacta si rivolgono medie e grandi imprese del calibro di Barilla, Hera, SCM, solo per citare alcuni esempi. Al di là della dimensione e del settore in cui operano, parliamo di aziende che sono accomunate da un bisogno: capiscono e sentono la necessità di lavorare sui processi in modo diverso, valorizzando le persone attraverso una migliore collaborazione e un accesso diffuso alla conoscenza.

Il business che cos’è?

Se ci atteniamo alla definizione, parliamo di fare affari in senso stretto, quindi le attività volte ad evolvere l’aspetto economico di un’impresa o un’attività. Credo che oggi, però questa definizione sia piuttosto stretta. Fare business, oggi, vuol dire anche fare impresa cioè porre il focus sulla creazione di valore, oltre che di denaro. Un valore che deve arrivare a tutta l’azienda, alle sue persone, ma non solo. Deve coinvolgere la comunità, l’ecosistema che ruota attorno all’azienda, il nostro pianeta. Penso al modello Olivetti che ha prodotto un’azienda altamente competitiva sul mercato anche se non era solamente orientata al profitto, ma puntava sul reinvestimento degli utili in azioni sociali, ricerca, formazione e benessere della comunità.

Si può dire che “business is business”?

Direi di no, visto ciò di cui abbiamo parlato prima, credo che la frase giusta sia “business is not always business”.

Per fare business necessità un progetto interessante ma soprattutto delle persone, ecco le persone sono il punto di congiuntura e sviluppo, quanto è importante il benessere delle persone al fine di una buona performance lavorativa?

È fondamentale, le persone reputano il benessere sempre di più una condizione imprescindibile e lo ricercano nel proprio posto di lavoro. La pandemia ha accelerato questa tendenza, ma non credo sia l’unica causa. Oggi, le aziende che puntano ad aumentare il benessere delle proprie persone, stanno facendo un ottimo investimento: le persone che stanno bene sono più motivate e di conseguenza più produttive. Ma non è solo questo, il fenomeno della great resignation è sotto gli occhi di tutti. Quando le persone non sono messe in una condizione di benessere, lo cercano altrove, se ne vanno e le aziende perdono valore, capitale umano, talento e conoscenza.

Adesso Interacta propone: il “Manifesto dell’Interazione Naturale”, in specifico che cos’è?

Il Manifesto è prima di tutto una dichiarazione fatta di 30 tesi forti, sincere, che mettono a nudo ciò che non si può ignorare e nemmeno rimandare. Serve un cambiamento, siamo in tanti a volerlo e il business deve mettere al centro i bisogni delle persone. Il Manifesto dell’interazione naturale è un nuovo approccio al modo di lavorare, un nuovo modo di ripensare i modelli organizzativi in chiave etica in modo che le aziende siano concepite, prima di tutto, come sistemi umani.

Come nasce questa Manifesto, e perché prende vita?

Il Manifesto nasce da una forte necessità di tutto il team Interacta, a partire dalla direzione. Volevamo rendere esplicito ciò che Interacta si propone di fare, la visione che ci ha sempre guidati e i valori che sentiamo nostri. Il dialogo continuo con i nostri clienti ci ha permesso di capire che non eravamo i soli a pensarla così e ci ha dato la spinta per scriverlo, in modo che possa essere uno strumento per riconoscersi, per creare un vero e proprio movimento. Il Manifesto non è nato in pochi giorni e non è stato concepito da pochi. È il prodotto di mesi di dialogo e lavoro congiunto di ogni singola persona del team. Abbiamo creato sette tavoli di lavoro cross funzionali, in cui tutti, dagli sviluppatori, ai commerciali, al marketing, ai PM sono stati chiamati a dare il proprio punto di vista e contributo. A partire da ciò abbiamo dato una nuova forma al nostro modo di lavorare insieme, alla nostra collaborazione, alla nostra comunicazione, al modo in cui pensiamo a ogni singolo dettaglio del nostro prodotto. In ultimo, abbiamo portato più di 40 persone in un bellissimo agriturismo sui colli bolognesi e, fra chiacchiere, cibo e convivialità, abbiamo messo nero su bianco le nostre tesi.

Quali sono le fondamenta su cui si basa il Manifesto?

Le fondamenta del Manifesto sono le persone al centro, un concetto che passa per l’interazione naturale, la conoscenza, la comunicazione, i processi, l’engagement e felicità.

Si parala tanto di gentilezza nell’incontro con l’altro soprattutto dopo il periodo pandemico scoprendo che non è poi così attuabile perché le persone sono abituate ad altro, con il vostro Manifesto c’è la possibilità di condurle a fare consapevolezza del rispetto dell’altro?

Speriamo proprio di sì. Oltre alla gentilezza però, per mettere le persone nella condizione di essere felici e stare bene, servono altri fattori. La gentilezza è uno, ma non l’unico. Serve l’equità, la possibilità per tutti di esprimersi e sentirsi riconosciuti.

Qual è la prima cosa che il Manifesto guarda con attenzione?

La felicità delle persone che si raggiunge quando si è soddisfatti della propria vita e sussiste una condizione di benessere nel quotidiano.

Che cos’è l’interazione naturale vista secondo la filosofia di Interacta?

L’interazione naturale è la capacità spontanea di comunicare nel modo più semplice ed efficace possibile. È ciò che consente di creare di legami positivi, comunità e senso di appartenenza.

Un cambiamento si innesca seguendo un processo, Interacta da cosa parte per dare avvio alla trasformazione?

Interacta parte dalla conoscenza, non può essere altrimenti. Solo quando le persone hanno accesso ai dati, alle informazioni e alle buone pratiche possono attivare il processo di cambiamento. Parliamo di conoscenza diffusa, che arriva a tutti e si alimenta grazie al contributo di tutti. Pensiamo, nelle aziende, all’importanza dell’“ultimo miglio”, ovvero di tutte quelle persone che, ogni giorno, sono a contatto con i clienti. Spesso a queste persone l’azienda da scarsa visione e non chiede nulla, eppure sono coloro che vedono le cose in presa diretta e che raccolgono le informazioni autentiche e di valore. Inoltre, la conoscenza, quando è accessibile e diffusa, genera intelligenza collettiva, la capacità superiore del gruppo di risolvere meglio i problemi. Il famigerato 1+1=3.

Qual è il bisogno o i bisogni delle persone?

Credo che i bisogni delle persone al lavoro cambino nel tempo, ora non sono più focalizzati sulla sussistenza o sul riconoscimento di uno status, anche se la controparte nella retribuzione rimane importante. Il bisogno che sentiamo come più impellente è quello di dare una motivazione a ciò che facciamo. Potremmo dire che, oggi, i nostri bisogni sono ascrivibili a ciò che si trova all’apice della piramide Maslow o, meglio ancora, per citare Anthony Robbins, siamo alla ricerca di senso di appartenenza, di crescita personale e della consapevolezza che il nostro agire sia volto a dare un contributo significativo.

Che tipologia di cambiamento serve?

Serve prima di tutto un cambiamento sul modo di concepire il cambiamento. Dobbiamo imparare a non vedere il cambiamento come disruption o un momento una a tantum, ma come un continuum. Viviamo in una situazione in continua trasformazione e dobbiamo imparare a evolverci secondo essa. Le aziende devono strutturarsi per affrontare il cambiamento, la tecnologia può essere un valido alleato, soprattutto per la velocità di risposta ai mutamenti che ci permette di ottenere, ma è la cultura che muove e direziona le mosse sulla scacchiera e il processo di cambiamento deve coinvolgere tutte persone affinchè sia pervasivo e di valore.

È davvero possibile concepire il lavoro secondo reciprocità e conoscenza diffusa?

Credo che non sia solo possibile, ma che sia imprescindibile, non può essere altrimenti. Quando il lavoro di execution viene affidato sempre di più alle macchine, il ruolo delle persone nelle aziende si sposta verso la creatività, la capacità di prendere decisioni, di vedere correlazioni. Ciò è possibile solo se veniamo messi in condizione di avere una piena visione del contesto in cui operiamo, di poter accedere alle informazioni, ai dati e alle esperienze e, a nostra volta, di poter contribuire a creare questo capitale conoscitivo collettivo.

La felicità anche nell’ambiente lavorativo è un’utopia o una realtà?

La felicità è uno stato e, come tale, va perseguito. Ci vuole commitment e questo vale sia nella vita privata che al lavoro. La felicità si crea, le aziende devono perseguirla senza tregua, per citare il Manifesto.

Come si raggiunge?

La felicità al lavoro credo sia un insieme di fattori. Innanzitutto, serve equilibrio. Un equilibrio vita privata-lavoro, soprattutto dopo gli anni di pandemia che abbiamo appena vissuto e che hanno messo l’acceleratore a pratiche come lo Smart Working e l’Hybrid Working. Un altro fattore che contribuisce alla felicità è il senso di appartenenza. Abbiamo bisogno di creare relazioni autentiche e legami positivi, condividendo valori e obiettivi. Come detto prima, è fondamentale avere una risposta al perchè faccio ciò che fatto, la motivazione e, in ultimo, nutrire fiducia. Verso le persone con cui lavoriamo, verso l’azienda e verso il futuro. Come raggiungere tutto ciò? A piccoli passi e con gli strumenti giusti.

Il benessere nell’ambito lavorativo in cosa si trasforma?

Si trasforma in motivazione, attaccamento alla mission aziendale, in produttività quindi, anche nel desiderio di contribuire al miglioramento collettivo. Ciò vuol dire che, più aumenta il benessere e la motivazione, più avremo persone pronte a contribuire con le proprie idee all’innovazione.

L’intelligenza collettiva, secondo il pensiero di Interacta, ha basi Junghiane?

Se parliamo dell’inconscio o psiche collettiva, sì. L’intelligenza collettiva, come ho detto prima è la capacità superiore del gruppo di risolvere problemi, di reagire agli eventi importanti. Possiamo pensare all’intelligenza collettiva come a ciò che nasce dall’unione dei pensieri, delle idee e della conoscenza dei singoli. Là dove ogni individuo ha un personale bagaglio di conoscenze ed esperienze, l’unione di tutti questi contributi non è una somma di valori, ma una moltiplicazione. Abbiamo diversi esempi di successi impensabili ottenuti dal lavoro congiunto di team cross funzionali, ad esempio. Secondo il pensiero di Interacta, ciò che permette di unire le singolarità, far fluire la conoscenza e dare il là all’intelligenza collettiva è la buona comunicazione, ovvero l’interazione naturale.

 

Ogni vita vera è incontro, per Interacta sembra essere una mission?

Sì, lo è sicuramente. La situazione attuale ci ha portato, al lavoro e non solo, a perdere la dimensione dell’incontro. Banalmente, siamo in Smart Working, per parlare con i colleghi o con i clienti facciamo una call, anche il rito del caffè insieme alla macchinetta è sempre più raro. In un mondo il cui trend è questo, credo che gli strumenti tecnologici debbano davvero metterci in condizione di ricreare le condizioni di un incontro autentico anche in ambito digitale, ecco il perchè dell’interazione naturale. L’incontro è scambio, è crescita, è collaborazione e produce innovazione.

Le aziende come hanno accolto il Manifesto?

Vediamo molto interesse da parte delle aziende. In tanti si rendono conto che il cambiamento non sta arrivando, è già in atto e queste sono le acque in cui dovremo navigare anche nel futuro. Molti hanno iniziato a chiedersi come affrontarle, rendendosi conto che non possiamo continuare a darci le risposte del passato e affrontare le cose con i vecchi approcci. Il Manifesto ha messo per iscritto questo pensiero collettivo che, prima di tutto, è un pensiero umano.

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