Per un Capodanno da ricordare bisogna acquistare un biglietto per lo spettacolo “Like The Avengers” e tuffarsi nella magia del teatro. Matteo Fasanella ne firma la regia e mette insieme un cast interessante e dinamico, denso e intenso. Lo spettacolo si dipana in un ambiente metafisico, che sembra essere la sala di un’esposizione surrealista, ospita l’imprevisto incontro di alcuni particolari individui. Chiara, una assai improbabile segretaria, li accoglie e li fa accomodare. Sembrano tutti essere lì alla ricerca di qualcosa, di qualcuno…una speranza, un’ipotesi di rinascita emotiva e sociale. Le particolarità dei soggetti si riveleranno tramite situazioni esilaranti e grottesche, lasciando trasparire un impellente bisogno di essere “smascherate”. Ma “l’incidente” dello stare insieme creerà un’insperata Epifania. Come dei supereroi, sopravvissuti fino a quel momento alla tempesta dell’esistenza, proveranno a trovare insieme una nuova luce che li condurrà verso la speranza di una vita migliore. La forza dell’unione al tempo della disunione. Like the Avengers racconta in chiave comica e spassosa quanto possa essere incredibilmente potente e rivelatore l’aprirsi al prossimo e il condividere le proprie debolezze e insicurezze. Insieme è possibile… Assemble!… Like the Avengers. Matteo Fasanella ci racconta e si racconta portandoci all’interno non solo del suo spettacolo ma anche della sua intensa e avvincente professione.
Così per iniziare una curiosità: chi è Matteo?
Appena lo scopro ve lo faccio sapere! A parte gli scherzi, sono un attore e regista ho 34 anni, sono nato in Calabria, vivo a Roma dal 2008. Nel 2015 ho fondato la mia compagnia teatrale, DarkSide LabTheatre Company, un progetto di cui vado molto fiero e che spero di veder crescere sempre di più.
Come nasce la passione per la recitazione?
Sin da bambino i miei genitori mi hanno iscritto a corsi di recitazione. Crescendo ho capito che questo “gioco molto serio” non solo mi divertiva come poche altre cose, ma stimolava in me curiosità e voglia di approfondire. L’incontro con il palcoscenico “vero”, con il pubblico “vero”, all’età di 15 anni, ha poi fatto il resto. Ho capito che avrei voluto vivere di questo, quel giorno.
E la regia?
La regia è stato un incontro più casuale, ma altrettanto entusiasmante. Alla fine del primo anno di studi, un docente d’accademia mi disse che secondo lui, alcune mie attitudini, mi avrebbero portato a fare anche il regista. Neanche 12 mesi dopo mi trovavo a firmare la regia di un Cyrano, uno spettacolo a cui tengo moltissimo, e che porto in scena ancora adesso dopo quasi dieci anni.
Ho avuto la fortuna poi di affiancare registi importanti, sia in teatro che al cinema, tra cui Ennio Coltorti, Alessandro Capone, Pino Quartullo, Edoardo Sala e molti altri che hanno ancora di più fatto maturare in me la convinzione che la regia potesse essere uno sbocco importante.
Dove si è formato?
Mi sono diplomato presso la Libera Accademia dello Spettacolo – Teatro del Sogno, per la direzione Didattica di Ennio Coltorti. Un percorso di tre anni, intenso e assolutamente fondamentale. Poi sono seguiti vari altri workshop e seminari, che tutt’ora quando posso non smetto di frequentare.
Ma perché fare sia l’attore sia il regista?
Come dicevo prima, è successo. È stato bellissimo e continua ad esserlo, ogni volta. Ma non sempre è possibile. Ho curato la regia di vari spettacoli dove ho scelto di rimanere fuori, o perché non vedevo un ruolo giusto per me oppure perché sentivo particolarmente la responsabilità e la difficoltà dell’operazione e non volevo rischiare alcuna distrazione. Coniugare i due aspetti è molto delicato. Devo dire che le volte in cui ci sono riuscito meglio è stato molto di più per merito delle mie attrici e dei miei attori, che hanno favorito il dipanarsi delle varie fasi della lavorazione e il mio successivo inserimento in scena.
Like the Avengers come prende vita?
Lavoro su questo testo da Giugno 2021… Con la mia compagnia, sentivamo l’esigenza di aggiungere al nostro repertorio un’operazione diversa da quelle prodotte in precedenza. Negli ultimi anni abbiamo lavorato soprattutto su classici, miti storici, o rivisitazioni di importanti opere cinematografiche. Volevamo aggiungere una commedia molto divertente, che garantisse comunque una linea di continuità con gli anni precedenti.
Chi sono i compagni di viaggio di questa opera teatrale?
Innanzitutto, la mia compagna, Virna Zorzan, meravigliosa attrice e fantastica collaboratrice in regia. Così come mia sorella, Sabrina Fasanella, indispensabile mente pensante e valido aiuto in tutte le operazioni degli ultimi anni. Poi le Attrici e gli Attori tutti, da quelli stabili nel collettivo DarkSide – Sabrina Sacchelli, Lorenzo Martinelli, Nicolò Berti e Alessio Giusto – i due ingaggi che completano il cast – Elena Verde e Giorgia Lunghi. Impossibile non citare anche i Protagonisti del dietro le quinte: Maurizio Marchini, grande artista e scenografo della DarkSide da sempre e Agnese Carinci – amica, Social Media Manager e fotografa.
Quanto è difficile fare il regista?
È un lavoro tanto elettrizzante quanto delicato. Alla base ci sono i rapporti umani e la gestione di un gruppo. Tanta psicologia e tanto studio. Quando si sceglie un testo, azzeccare il miglior cast è sicuramente la cosa più difficile. Ma se ci si riesce, si può dire che la metà del lavoro è fatto. Poi subentrano altri fattori, la visione d’insieme, la conduzione attoriale, l’organizzazione del lavoro, la necessaria armonia tra musica luci scene e costumi… la responsabilità di affermare, in termini statistici, ciò che verrà compreso e apprezzato dal pubblico. Prendere una decisione piuttosto che un’altra, assumendosi il rischio di prevedere la valutazione che il pubblico farà di quella scelta.
La commedia di cosa parla?
Durante la prima fase della Pandemia, il primo lockdown, mi sono interrogato spesso su quanto il distanziamento sociale – seppur forse necessario in quel momento – potesse essere realmente il modo più giusto per affrontare quel periodo. Trovare una risposta onesta e definitiva è impossibile. Sicuramente la storia ci insegna che tutti i periodi più difficili sono stati affrontati e spesso superati dalle persone stando insieme. Confrontandosi e confortandosi. Lo spettacolo vuole accendere una nuova luce sulla forza dello stare insieme.
Metafisica e surrealismo sono parte della società 2.0?
Facendo riferimento al mondo dell’arte, in un certo senso, sì. Alcuni paesaggi e figure protagoniste dei quadri di queste due correnti pittoriche sembrano anticipare in qualche modo una certa estetica dei giorni nostri. Soprattutto se si pensa alla rarefazione e alla sospensione di certe immagini più iconiche.
Chi è Chiara?
Chiara, interpretata da Giorgia Lunghi, è il personaggio che accoglie queste anime bizzarre. Sembra essere una semplice segretaria. Ma il suo look e i suoi modi sono in contrasto con la posizione che ricopre… non posso aggiungere altro!
Che particolarità hanno i personaggi?
I personaggi sono allo stesso tempo tipici e atipici, comuni e fuori dal comune. Sono tutti molto diversi tra loro, risultato reso possibile anche grazie alla variegata proposta attoriale, ma condividono alcuni aspetti particolari e soprattutto condividono il fatto che ognuno di loro convive con un problema che spera di risolvere. È solo svelandosi agli altri che questa speranza potrà accendersi davvero.
Qual è l’insperata Epifania?
Come in parte ho già detto, l’epifania che vivranno i personaggi passerà attraverso la condivisione e lo svelamento di loro stessi: se all’inizio si ritengono poco più che degli estranei gli uni per gli altri, nel corso della vicenda capiranno che solo unendo le forze potranno superare se non i loro problemi, quantomeno la giornata sui generis che stanno vivendo.
C’è qualcosa che richiama la fenomenologia dell’essere?
Tutto il teatro richiama alla fenomenologia dell’essere. A noi interessa raccontare, tramite le nostre storie e i nostri personaggi, le parti non immediatamente visibili che ognuno di noi porta dentro di sé.
Quanto è difficile aprirsi all’altro?
Purtroppo, è sempre più difficile, principalmente perché moltissimi elementi propri del nostro tempo ci portano a non farlo più e a credere che sia una cosa a cui si può rinunciare senza perdere poi tanto. Ma fortunatamente, la parte più profonda dell’essere umano continua a sapere che è una delle cose migliori che un individuo possa fare per sé stesso.
Ma l’incontro tra persona e persona che cos’è?
Credo che un incontro comporti necessariamente un iniziale scontro: questo può essere più o meno traumatico, bislacco e persino comico, ma due persone che si incontrano sono sempre due mondi che entrano in collisione.
Andrete in tour?
Quest’anno LIKE THE AVENGERS debutterà al Teatro Trastevere dal 30 dicembre al 6 gennaio e stiamo lavorando alla tournée per la prossima stagione.
Vuole aggiungere altro?
Grazie per l’intervista. Invitiamo tutti a teatro e a seguire tutti i progetti della nostra compagnia tramite i nostri canali Instagram e Facebook @darksidelabtheatrecompany.