La cosa non finisce qui

Dal 14 marzo il Teatro Trastevere in Roma ospiterà l’opera: “La Cosa Non Finisce Qui” scritta da Giacomo Sette per la regia di Carlotta Proietti. Nel cast troviamo: Stefano Annunziato, Cristiano Arsì, Lorenzo Martinelli, Ivano Conte.

L’opera narra di quattro soldati, bloccati da un nemico invisibile. Quattro amici, con i loro screzi, le loro paure e diversi modi di vedere. Quattro soldati circondati dall’ignoto e dalla paura, quella che ti arriva alle spalle e ti chiude la gola. Quattro soldati, quattro amici, quattro ragazzi in sospeso.

Carlotta Proietti ci racconta: “Trovo affascinante come differisca l’amicizia tra uomini e donne: è la qualità dell’amicizia che cambia. Gli uomini si trovano più a loro agio nei gruppi, tendono a fare squadra e hanno un modo tutto loro di sostenere un amico in difficoltà.

Cosa succederebbe se si manifestasse in un gruppo di amici il bisogno di condividere i propri pensieri, di parlare di verità che fanno paura? Chi ha il coraggio di affrontare la Cosa? E come? Mi sono fatta guidare da un sentimento di tenerezza nei confronti di quattro ragazzi che si trovano a dover affrontare qualcosa di completamente nuovo, insieme.

“La cosa non finisce qui” è una finestra che ci consente di spiare l’intimità dell’amicizia tra quattro coetanei. Quattro soldati. Quando si lasciano cadere le barriere dell’orgoglio può capitare che ci si confessino segreti che si sarebbero volentieri custoditi per sempre in un angolo del cuore…se non si fosse deciso di mettersi in gioco. E sarà proprio il “gioco” a guidare delle anime apparentemente confuse e sprovvedute in un’avventura che ha come semplice obiettivo quello di confermare il valore di un’amicizia. Semplice, non facile. Ma d’altra parte fronteggiare il dolore e la paura non è da tutti, è da eroi”.

La regista, Carlotta Proietti, ci conduce all’interno di questo suo lavoro con emozione e coinvolgimento come se fossimo parte integrante dello spettacolo.

Cara Carlotta, che bello una nuova intervista! Ne sono felice. Secondo te: “la cosa non finisce qui”?

Piacere mio! No, la cosa non finisce qui. O almeno lo spero!

Un titolo accattivante, di cosa parla l’opera?

L’opera è ardua da descrivere senza svelare alcuni snodi della trama. Quello che posso dire è che si tratta di un testo molto interessante e sicuramente originale, che al suo centro ha l’amicizia tra quattro ragazzi, che senza saperlo intraprendono un “viaggio”, un’avventura più simile ad un gioco che a qualcosa di più serio… avventura che finirà per insegnargli molto.

Le emozioni da regista?

Molte, considerato che è la mia prima volta e che sono anni che sogno un’esperienza in questo senso. Ne ho sempre avuto timore, quindi rappresenta per me una rottura del ghiaccio… che ora si sta sciogliendo! Sono molto contenta e lo sarò ancora di più se il risultato mi dimostra che sono in grado di dirigere degli attori e di allestire uno spettacolo. La compagnia è composta da giovani professionisti che amano davvero questo lavoro, mi ritengo fortunata.

Quanti nemici invisibili ci sono nella nostra vita?

I nemici sono invisibili se non vogliamo vederli. Ma la mia è tutt’altro che una lezione! La vita ci mette davanti a delle situazioni che spesso non ci consentono di vedere chiaramente ciò che stiamo evitando. Il dolore, la paura, sono tutti sentimenti che sarebbe bello non incontrare mai; il bello di vivere però è ammettere a se stessi che non si tratta di nemici ma di sentimenti da accogliere, sensazioni da accettare, sempre ammesso che si voglia crescere ed evolversi.

Noi tutti abbiamo le nostre fragilità, paure, opinioni e visioni del mondo: come possiamo affrontare e vivere tutto questo?

Cominciando dall’accettazione che sono inevitabilmente parte di noi.

Questi quattro soldati che cosa rappresentano?

Quattro amici, quattro anime in cerca di risposte, chi più, chi meno consapevolmente.

Perché quattro ragazzi in sospeso?

Perché quando si soffre per eventi che ti prendono alla sprovvista si tende ad evitare di affrontarne le conseguenze. Loro, sempre senza volerlo, si spalleggiano nello sdrammatizzare e nell’alleggerirsi. La sospensione si arresterà quando decideranno di guardare in faccia la realtà.

Siamo tutti un po’ sospesi?

In alcuni momenti, credo di sì.

Come differisce l’amicizia tra uomini e donne?

Penso sia profondamente diversa, ma non c’è giudizio in questo – è una constatazione. Uomo e donna sono animali distinti, e così differisce il loro modo di confidarsi, l’esigenza di condividere, di sfogare sensazioni e pensieri.

Che cosa succederebbe se si manifestasse in un gruppo di amici il bisogno di condividere i propri pensieri, di parlare di verità che fanno paura?

Probabilmente, come succede qui, si comincerebbe dal cercarsi, dallo stare insieme. Ed è già un primo passo.

Chi ha il coraggio di affrontare la Cosa? E come? 

Non molti… guardare dentro di sé, forse, può essere un inizio.

Quanto è importante, oggi, l’amicizia?

Credo sia fondamentale sempre e da sempre! Certo è che i giovanissimi di oggi vivono in maniera diversa la socialità rispetto alle generazioni passate, ma tutti abbiamo bisogno di riferimenti al di fuori di casa; la famiglia che ci scegliamo sono gli amici. Sono il nostro specchio, ciò che ci fa sopravvivere.

A che cosa ti sei ispirata?

I ragazzi stessi, gli attori, esprimono in maniera naturale il forte legame tra quattro amici, forse semplicemente perché lo sono davvero, nella vita. Il loro modo di essere (nei momenti esterni al lavoro ma non solo) racconta proprio ciò che è descritto nel testo. Anche senza dirlo, anche nel pieno del gioco, è evidente che farebbero qualsiasi cosa l’uno per l’altro, e questo come ispirazione mi basta.

Una curiosità: il tuo amore per la musica?

Il mio amore per la musica è parte di me, inscindibile da tutto il resto. Cerco sempre di portarla nei progetti che realizzo, ma c’è anche nella mia vita di tutti i giorni, mi sostiene, mi è affianco, sempre.

Chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Un gruppo molto sensibile, giovane, attivo, come ho già detto penso di essere fortunata.

Progetti?

Sto per debuttare con “Semo o nun Semo” di Nicola Piovani al Teatro Olimpico (12-17 marzo), una serata di canzoni romane curate dal maestro, un vero gioiello! Poi sarò al Teatro Sala Umberto dal 17 al 28 aprile con “Intramuros”, anche qui una nostra produzione, un testo contemporaneo a cui sono particolarmente legata, dal ritmo folle e molto originale. Più in là, a maggio, sarò al Teatro Petruzzelli di Bari, per un’esperienza totalmente diversa: un’opera nuova di Piovani, un grande privilegio.

Desideri?

Altre regie, nuovi spettacoli, riprendere a cantare più regolarmente… mi fermo qui o riempio la pagina!

Sogni?

Trovare un teatro.

E poi?

E poi scoprire cos’altro mi aspetta… anche se mi piace l’idea di capirlo man mano.

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