Nelle due mani

“Nelle due mani” va in scena dal 7 marzo al Teatro Trastevere in Roma. L’opera è scritta e diretta da Roberto Boris Staglianò. Nel cast troviamo: GiulianoBruzzese, Simone Della Mura, Pierciro Dequarto, Margot Ruggiero, Roberto Boris Staglianò.

Il tutto si snoda in una tranquilla e ordinaria famiglia moderna: un padre, una madre, due figli maschi e una nonna. Una famiglia con i suoi codici, le routine e i segreti di tre generazioni, spesso in conflitto tra di loro, che convivono e abitano lo stesso spazio. Attraversando le stagioni della vita, dall’infanzia all’età adulta, le persone nascono, crescono, muoiono. Storie di un ciclo eterno che coinvolge e fagocita anche i sentimenti come l’amore, l’odio, la fratellanza. L’attrazione fisica e le reciproche ostilità influenzano e condizionano i fatti concreti, la vita dei cinque protagonisti: Pà, Mà, Caiòn, Abe e nonna Lou. Nella famiglia non così tanto felice di Nelle due mani, una coppia sperimenta la fine della loro attrazione fisica e la crisi del loro rapporto dopo due gravidanze. I due fratelli si misurano, fanno prove di forza e di competizione tra di loro. Lou, la nonna, affronta l’avanzamento della vecchiaia, il declino fisico, senza volere abdicare alla vita. Fin qui nulla che non possa essere replicabile o adattabile alla realtà di milioni di altre famiglie, ma cosa si nasconde dietro la facciata di una tranquilla e apparente normalità? Ogni personaggio è coinvolto in una partita a due con il suo simile, l’uno diventa l’avversario e il sostenitore dell’altro. Ogni personaggio manifesta la sua ambivalenza tra bene e male, ragione e sentimento, Eros e Thanatos. E i rapporti si incrinano, fino a spezzarsi, ricomporsi e scomporsi nuovamente.

“Nelle due Mani” è un’opera prima, al suo debutto, il testo non è mai stato messo in scena né rappresentato. Nasce come corto teatrale, al termine del lockdown, nell’agosto del 2020. Due dialoghi concepiti, scritti e rielaborati durante il laboratorio di drammaturgia “Il grande silenzio” condotto da Roberto Scarpetti, al Teatro India, nell’ambito del Festival If / Invasioni (dal) Futuro, a cura di Lacasadargilla. Quella prima stesura è stata successivamente ampliata e sviluppata, durante l’ultimo laboratorio on-line di scrittura e lettura scenica “Di cosa parlo quando parlo di me”, con la compagnia Frosini/Timpano, nel mese di marzo 2021.

“Scrivere è una pratica affascinante e, allo stesso tempo, terribile. Permette di contemplare la bellezza, di esplorare nuovi spazi del possibile. Ogni volta, però, chi esercita tale pratica si mette in una condizione di vulnerabilità e di nudità con il proprio sé, senza infingimenti, senza inganno. Scrivere e recitare, pertanto, risultano essere due attività complementari tra loro. Nelle Due Mani trae ispirazione dalla storia epica e biblica di Caino e Abele, due fratelli interpretati in chiave contemporanea, con esiti e sviluppi diversi rispetto al racconto originale. L’opera è una lente di ingrandimento, un testo ambientato in una famiglia dove sono presenti tante contraddizioni, dove crollano progressivamente gli equilibri, dove cambiano le sorti dei protagonisti, in un susseguirsi di imprevisti.

Lungi dal voler essere un trattato sociologico su cosa è la famiglia oggi o cosa è diventata nel corso dei decenni, Nelle due mani vuole essere l’obiettivo, l’occhio indiscreto di una micro camera che mostra come si sono trasformati i rapporti e le relazioni all’interno di essa. E, soprattutto, uno specchio che mostra quanto siamo coinvolti, quanto siamo responsabili di ciò che volto verso chi guarda: cosa accade fuori e dentro quelle mura domestiche? Quanto gli altri, loro, somigliano a noi?” ci racconta Roberto Boris Staglianò in questa lunga intervista coinvolgente, densa di atmosfere delicate e intense.

Quali sono le caratteristiche di una tranquilla e ordinaria famiglia moderna?

Una caratteristica, l’immagine di una tranquilla e ordinaria famiglia moderna potrebbe essere quella di genitori che soddisfano i bisogni e i desideri dei figli per evitare loro la noia, il sacrificio, la frustrazione, il disagio. Il tutto sotto il peso dell’incomunicabilità.

Il concetto di famiglia, oggi, sembra molto cambiato?

Anche per la famiglia vale il principio della fisica secondo il quale “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Forse c’è una stratificazione, una sovrapposizione tra passato e presente. Un enorme, mostruoso blob che fagocita e riproduce l’esperienza che abbiamo vissuto come figli e che facciamo rivivere nel ruolo di genitori.

Ci sono ancora codici, routine e segreti all’interno delle famiglie?

È difficile per me rispondere, non essendo uno studioso dei fenomeni sociali. Da osservatore occasionale potrei dire che forse qualcosa è sparito e dell’altro si è aggiunto nel frattempo. Di segreti, invece, ce ne saranno sempre e tanti all’interno di ogni famiglia.

Oggi quali sono?

Venti, trenta anni fa, per esempio si pranzava e si cenava davanti alla tv. Oggi è normale consumare il proprio pasto in compagnia del proprio smartphone.

Le stagioni della vita, dall’infanzia all’età adulta, le persone nascono, crescono, muoiono e poi che cosa resta?

Rimangono fotografie ingiallite trasferite in un hard disk esterno, vestiti rimasti chiusi in un armadio, oggetti che nessuno usa più. Fino a quando non vengono smaltiti definitivamente. E rimangono frammenti di ricordi. Sempre più confusi con lo scorrere del tempo.

Quante ostilità ci sono nelle dinamiche familiari?

Le dinamiche familiari sono fortemente caratterizzate da problematiche e scontri tra genitori e figli, fratelli e sorelle. Non è la mancanza di conflitti, ma la loro gestione efficace a caratterizzare le relazioni sane. Diversamente si determinano relazioni e famiglie tossiche.

“Nelle due mani” come si declina in tutto questo?

Mi piace lasciare questa risposta agli spettatori. Ognuno può vedere, nel bene e nel male, un po’ quello che vuole. Può rivedere una parte di sé, una parte degli altri o entrambe le cose.

Perché scrivere un testo così potente?

Per una innata predisposizione a mettermi o ritrovarmi in una posizione di scomodità. Non siamo noi a scegliere di scrivere un testo o una storia, semmai è il contrario.

 Come è composta la famiglia di “nelle due mani”?

Un marito (Pà), una moglie (Mà), due figli maschi (Caiòn e Abe) e Nonna Lou.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

I miei maestri (tra i tanti: Elvira Frosini e Daniele Timpano). I miei modelli di riferimento (Francesca Pennini, Sarah Kane, Dimitris Papaioannou e Marcos Morau). I miei amici. Mio fratello.

Chi interpreta chi?

Pà è interpretato da Simone Della Mura. Nicoletta Carbonaro è Mà.  Giuliano Bruzzese recita la parte di Caiòn e Pierciro Dequarto quella di Abe. Io avrò il compito di far vivere Nonna Lou, uno spirito libero.

Come li ha scelti?

Mi piace pensare che sono stati loro a scegliere me. Sono attori molto iconici, estremamente belli, dotati di talento e di una nobile e rara sensibilità.

Cosa resta della famiglia da Mulino Bianco?

Il brand. I biscotti. Le merendine.

Progetti?

Sempre tanti e tutti segreti. Per ora mi basta portare a termine e al meglio questo progetto teatrale al quale sto lavorando da tre anni. In modo serio e dignitoso. Con tanta dedizione. Devo ammettere però che sono curioso e ingordo di vita, in parti uguali. Non escludo di ritornare a respirare la polvere del palcoscenico.

Rimpianti?

Con l’età adulta si impara che è tempo sprecato avere o vivere invischiati nei rimpianti. A volte però si arriva anche da giovani a questa conclusione.

Sogni?

Qualcuno ha scritto “sognare di più, sognare tutto il tempo”. In un certo senso vale anche per me, soprattutto quando mi sveglio.

Desideri?

Una vecchiaia punk.

E poi?

E poi…si ricomincia!

 

Si ringrazia la fotografa: Sofia Pittaccio

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Mis Smarco

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