Il segreto del successo è non crederci

Cambiano i cieli sopra di noi ma non cambiano le emozioni” scrive Seneca, quelle ce le portiamo con noi ovunque andiamo. Matteo Viviani sa bene quanto sono preziose le emozioni che forgiano un individuo nel suo sviluppo, nella sua prima età. Poi, la vita accade, forma e trasforma, si aprono itinerari imprevisti ma voluti, l’incognita dell’essere si fonde e confonde con quella del crearsi una professione che sia nutritiva e soddisfacente. Nel suo andare nel mondo incrociando persone, esperienze, sensazioni, Matteo tesse la tela del suo successo, costruisce il suo porto sicuro con Ludmilla, dona la vita a due splendide creature che sono faro e approdo della sua esistenza. In fondo, nonostante il successo, lui racconta: “Desidero un punto di arrivo che non corrisponde a dire: cavolo sono un figo. Corrisponde al desiderio di arrivare ad avere una condizione di estrema serenità”. La serenità, quel prezioso gioiello che i suoi genitori sono stati capaci di donargli e che, adesso, lui desidera donare ai suoi figli, a Ludmilla, alla sua famiglia. La vita è un andare e tornare nel mezzo c’è solo l’accadere dell’esistenza.

Caro Matteo, grazie per questa intervista ne sono felice, ci racconti qualcosa di te che gli altri non sanno?

Dipende da dove vuoi partire?

Dalla tua vita? Chi è realmente Matteo?

Sono un insieme di cose.

Cosa vuoi dire?

Nel senso che … ci sono persone che nascono, crescono sin da piccoli con l’aspirazione di arrivare a un tipo di professione come può essere la mia facendo tutto un percorso definito e pianificato fino a giungere a una determinata realtà come il cinema, il teatro, la televisione. Io sono un po’ il contrario.

Ovvero?

Mi sono diplomato all’Istituto d’Arte, sono un Maestro d’arte e designer orafo, così c’è scritto nel diploma (sorride).

Maestro d’arte e poi?

Poi, ho fatto un sacco di cose.

“Un sacco di cose” …?

Ho avuto una piccola azienda orafa, poi mi sono dedicato alla pittura.

Cosa dipingevi?

Facevo la riproduzione di opere a partire dall’800 fino alle avanguardie del ‘900, olio su tela, tutte su commissione. Così dipingevo queste grandi tele.

E poi?

Verso i vent’anni mi è scattata una molla, sostanzialmente tutto andava troppa bene!

“Tutto andava troppo bene”, non eri contento?

So che sembra un paradosso! Vivevo una situazione meravigliosa in casa, avevo una famiglia stupenda con cui andavo d’accordo. Avevo un lavoro che mi piaceva, tutto sommato guadagnavo bene, avevo una fidanzata, insomma a vent’anni sentire che tutto andava bene mi creava ansia.

Che ansia avevi?

La mia paura era: se va bene io rimango sempre qui e fuori so che c’è un mondo immenso che io non assaggerò mai.

 

 

Nella tua bio c’è scritto “poi un giorno gli parte un embolo” cosa è successo?

Ho mollato tutto e sono partito per Milano senza avere un’idea chiara di quello che avrei fatto.

A Milano come ti sei mantenuto?

Ho fatto il cameriere per un anno e mezzo in condizioni abbastanza particolari. I primi tempi dormivo in macchina, nonostante le difficoltà ero animato dall’intenzione ferrea di voler far qualcosa, di cambiare la mia vita concretizzando qualcosa.

Perché Milano?

Milano era un crocevia importante, in qualche modo dovevo inserirmi in questo mondo. Ero un ragazzo cresciuto in campagna, avevo conosciuto una realtà molto ristretta. All’inizio mi sono sentito un pesce fuor d’acqua. Premesso che quando studiavo ad Arezzo, scusa la retromarcia, ho fatto per quattro anni il cameriere a La Capannaccia. Dai miei 14 anni fino ai 18 mi sono mantenuto agli studi lavorando tutti i fine settimana.

A Milano cosa accade?

Dopo un anno e mezzo ho avuto la possibilità di iniziare a fare il ballerino in discoteca, da lì ci sono state altre attività lavorative folkloristiche e poi, piano piano, ho iniziato a fare i primi lavori come modello. Lavoro che, a mano a mano, si è sviluppato divenendo per un periodo la mia unica professione.

Per chi hai lavorato?

Ho avuto la fortuna di lavorare per Moschino, Ferrè, Trussardi, Versace, Cerruti, Pignatelli ed altri stilisti, sostanzialmente era la mia professione. Nulla fino a qui poteva far pensare che sarei approdato a una trasmissione come Le Iene.

Invece la vita crea itinerari imprevisti?

Tutto pensavo meno che alla carriera televisiva perché lavorando come modello avevo dei periodi liberi dove cercavo di costruire una realtà lavorativa parallela. Così aprii varie attività, iniziai a sperimentarmi anche in altri settori. Cosa che fa sempre bene, se non ti porta il guadagno ti lascia esperienza. Un giorno iniziai a fare l’attore per “Scherzi a parte”, andò abbastanza bene, tanto che un giorno conobbi un autore che all’epoca lavora a Le Iene.

E cosa accadde?

Lui doveva girare un pezzo per Le Iene, non riusciva a trovare un inviato con le mie caratteristiche, mi chiese se fossi disposto a provare. Tutto emozionato accettai. Le Iene era l’Olimpo.

Cosa hai pensato?

È arrivata la svolta! Lasciai tutto, mi concentrai su questa nuova situazione lavorativa, andavo in redazione ogni giorno e cercavo di assimilare più informazioni ed esperienza possibile.

Che cosa sono Le Iene?

Sono un laboratorio complesso, difficile in cui ho potuto fare la vera gavetta, imparando un mestiere considerando che non ho un trascorso né come giornalista né come attore. I primi due anni ho fatto solo sei servizi, non è stato facile ma da lì …

Arriva la svolta?

Feci il famoso servizio “Droga in parlamento” che ebbe un eco mediatico molto forte tanto da siglare il mio passaggio ufficiale o meglio mi feci considerare un po’ di più all’interno della redazione. Da lì sono passati quasi 15 anni.

E poi arriva l’amore della tua vita?

Arriva Ludmilla, il grande amore della mia vita, che segna un cambio di direzione epocale.

Perché?

Fino a quel momento ho vissuto la vita un po’ a modo mio. Con Ludmilla arriva quel famoso click che fa cambiare direzione, un itinerario che auguro a tutti di vivere prima o poi.

Ludmilla ha scelto l’arte?

È una super pittrice, molto affermata. Prima lavorava nel mondo dello spettacolo. Dopo qualche tempo, che ci frequentavamo mi disse che voleva cambiare professione, non era soddisfatta, così scelse di iniziare a dipingere.

Il tempo le ha dato ragione?

Oggi è un’artista affermata, che ha fatto di una passione una professione.

E poi arrivano Eva e Nikita?

E poi arriva la meraviglia! Ho un fortissimo attaccamento non solo ai bambini ma alla dimensione familiare. Passare il fine settimana in famiglia con i bambini camminando nei boschi ha un valore assolutamente superiore dall’andare a Montecarlo o fare le serate al Twiga.

 

Nella tua genitorialità la famiglia d’origine è stata il porto sicuro da cui partire?

Tutto merito loro! Sia per l’educazione che mi hanno dato sia per l’impostazione caratteriale che mi hanno passato. Poi ho avuto la fortuna di dovermi arrangiare, questo aiuta a crescere e formarsi. Non sono cresciuto nella bambagia, per avere il motorino ho dovuto mettere i soldi da parte lavorando. Ho imparato che in famiglia bisogna contribuire. Questa ritengo sia stata una grande fortuna, mi auguro di poter passare gli stessi valori ai miei figli.

Tu e Ludmilla avete mai dipinto nulla insieme?

Assolutamente no. Mia moglie a volte dipinge insieme ai bambini, non con me. le uniche volte che ho ripreso in mano la matita è stato per disegnare dei gioielli che poi ho fatto realizzare e ho regalato a mia moglie. L’artista è lei non io.

Disegnare gioielli ti è rimasto nel cuore?

È meraviglioso. Mi sarebbe piaciuto farlo di professione.

C’è un segreto per il successo?

È una domanda abbastanza bella sai? Premesso che io non mi ritengo un uomo di successo ma una persona che ha seguito la corrente con la voglia di arrivare da qualche parte. Mi sono sempre rimboccato le maniche, non ho mai smesso di correre, di lottare. Il segreto del successo forse è questo: nel momento in cui per bravura, per merito o per fortuna hai modo di approdare in un determinato ambiente come quello dello spettacolo, il segreto è non crederci!

Un’ultima domanda: da grande cosa farai?

Desidero una condizione di vita serena, possibilmente una casa in riva a un lago e scrivere. Ho scritto il mio primo romanzo La crisalide nel fango, pubblicato nel 2014 da Mondadori, un noir che mi ha regalato un’esperienza meravigliosa. Ecco, da grande, vorrei scrivere.

 

 

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